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 2015  gennaio 05 Lunedì calendario

Il presidente della Repubblica deve essere un politico e la Costituzione italiana non è la più bella del mondo

Che ne dice se, continuando a restringere l’ideale figura del presidente della Repubblica, lo identificassimo con un componente della Corte Costituzionale, magari non eletto da sinistra né da destra?
Paolo Menoni
Caro Menoni,
Credo che il desiderio di un presidente apolitico, scelto fra grandi architetti o direttori d’orchestra, provochi un falso dibattito, privo di qualsiasi rapporto con la realtà. Il presidente della Repubblica italiana è sempre politico, anche se proviene da un diverso percorso professionale, per almeno due ragioni. In primo luogo perché è eletto da una maggioranza delle Camere che fa sempre, quali che siano le pubbliche giustificazioni, scelte conformi alle sue speranze e alle sue attese; in secondo luogo, perché la Costituzione ha assegnato al capo dello Stato compiti strettamente politici come la nomina del presidente del Consiglio dei ministri, lo scioglimento delle Camere e il comando delle Forze Armate. È stata una scelta intenzionale. I costituenti avrebbero potuto creare una democrazia del Premier in cui il presidente del Consiglio non è un «primo fra gli eguali», può revocare i ministri e sciogliere le Camere, come accade in molte fra le migliori democrazie occidentali. Ma l’Italia veniva dalla sua lunga esperienza fascista e i membri della Assemblea Costituente vollero evitare tutto ciò che poteva ricordare la figura del «capo del governo» nel passato regime. Il risultato di quei timori fu, per l’appunto, l’assegnazione al capo dello Stato di poteri che lo hanno autorizzato a divenire il continuo interlocutore del governo soprattutto nelle fasi in cui l’Esecutivo attraversa momenti difficili.
Da Luigi Einaudi in poi, caro Menoni, sono rari i presidenti della Repubblica che non abbiano fatto uso di questi poteri, alcuni con discrezione, altri, come Gronchi e Scalfaro, più apertamente. Può sembrare un paradosso, ma il presidente meno invasivo, a mio parere, è stato Francesco Cossiga. Fu molto criticato per le sue continue «picconature», ma voleva cambiare la Repubblica e decise di farlo soprattutto con pubblici interventi e messaggi al Parlamento.
Giorgio Napolitano appartiene alla categoria dei presidenti che hanno fatto un maggiore uso dei poteri che la Costituzione, implicitamente o esplicitamente, attribuisce al Capo dello Stato. Ma poteva fare diversamente in una delle fasi più difficili della storia nazionale? Se preferiamo che il presidente della Repubblica abbia un ruolo simile a quello del presidente della Repubblica federale di Germania, occorre cambiare una costituzione che non è, come affermano i suoi sacerdoti, la più bella del mondo.