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 2015  gennaio 04 Domenica calendario

PEDAGGI PIÙ CARI? SOLO UN ASSAGGIO A GIUNGO SCATTA L’ALTRA STANGATA

L’aumento dei pedaggi dell’1,5 per cento concesso ai signori delle autostrade dal governo di Matteo Renzi è solo l’anticipo. Il saldo ci sarà tra sei mesi. Il 30 giugno i concessionari quasi sicuramente potranno incassare quello che gli esperti del ramo chiamano il delta, il differenziale tra i rincari già ottenuti all’inizio dell’anno e la rimanenza calcolata in base ai parametri di ogni singolo contratto di concessione. L’incremento aggiuntivo dipende da ciò che deciderà l’Unione europea a proposito dell’iperbolico allungamento della durata delle concessioni, altro pacco dono gentilmente offerto tre mesi fa dal governo ai concessionari autostradali con lo Sblocca Italia.
L’Europa dovrebbe comunicare la sua valutazione entro la fine di gennaio e secondo tutte le più autorevoli previsioni esprimerà una bocciatura. Bruxelles considera abnorme il congelamento pluridecennale delle concessioni italiane in mano ai gestori attuali, un regalo che eliminando le gare offende la concorrenza. Dopo il probabile no europeo il rincaro bis di giugno scatterà automaticamente.
In pratica i signori delle autostrade saranno accontentati comunque dal governo e dal ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Se per caso l’Europa dovesse approvare l’allungamento delle concessioni, essi brinderebbero a champagne potendo continuare a usare i caselli per decenni come bancomat concedendo in cambio assai poco: la promessa di contenere gli aumenti dei pedaggi entro l’1,5 per cento l’anno a partire dal 2015 e per tutta la durata aggiuntiva della concessione. L’1,5 annuale non è un incremento modesto. Facendo il calcolo sugli introiti 2013, la Brescia-Padova incasserà quest’anno 5,6 milioni di euro in più, le Autovie Venete, che nel frattempo hanno chiesto una proroga della concessione dal 2017 al 2038, 3,1 milioni, la Milano Serravalle-Milano-Tangenziali 3,7, la Strada dei Parchi (gruppo Toto) 2,7 milioni. Beneficiato di lusso sarà soprattutto il gruppo Gavio, diretto dal giovane Beniamino, uno dei supporter più convinti di Renzi, il quale vorrebbe un allungamento della concessione di 30 anni, fino al 2045. In totale Gavio con l’aumento già ottenuto dal governo incasserà nel 2015 quasi 18 milioni in più, così ripartiti: Torino-Milano e Torino-Piacenza 6,7, Autostrade Valdostane 2,3, Autostrada dei Fiori 2,6, Autostrade liguri-toscane 3,2, Autocamionale della Cisa 1,6, Torino-Savona 1,2. Fuori dal gruppo ci sono le Autostrade centro-padane e Meridionali, le uniche con la concessione scaduta che sarà sicuramente messa a gara e alle quali non è stato quindi riconosciuto alcun aumento di pedaggio. Autostrade per l’Italia dei Benetton, infine, fa storia a sé. Grazie a un aumento leggermente inferiore all’1,5 (l’1,46 per la precisione) le autostrade Benetton nel 2015 avranno una crescita degli introiti di circa 50 milioni, ma non avendo chiesto alcun prolungamento della concessione (che comunque scade nel 2037) rinunciano in partenza alla tranche di giugno.
Nel caso in cui l’Europa bocci la proroga delle concessioni, i signori delle autostrade, da Gavio a Toto ed esclusi i Benetton, dopo aver incamerato per i primi 6 mesi dell’anno le cifre di cui sopra, potranno brindare di nuovo al rincaro estivo, che al momento è difficile da quantificare. Considerando che nel 2014 gli aumenti medi dei pedaggi furono di circa il 4 per cento, si può stimare che la differenza media con ciò che è stato già concesso dal governo sarà di circa 2 punti e mezzo. Gli aumenti di giugno dovrebbero quindi portare a spanne a un raddoppio dei rincari. Anche se ogni autostrada è un caso a sé pure per le tariffe essendo ogni concessionaria legata allo Stato da un contratto particolare, chiaro come la cabala, a riprova che quello autostradale più che un servizio regolato è una giungla.
Stando così le cose chi ci rimette di sicuro sono gli automobilisti. Nell’ipotesi delle concessioni allungate ci rimetteranno perché costretti a viaggiare su autostrade rimaste sotto il tallone di gestori assai sordi alla necessità di migliorare la qualità del servizio. Nel caso in cui le proroghe vengano negate dall’Europa, dopo il primo aumento di gennaio cadranno inesorabilmente vittime della tegola di giugno.
Daniele Martini, il Fatto Quotidiano 4/1/2015