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 2015  gennaio 04 Domenica calendario

Le ganasce fiscali non fanno più paura. E ai tempi dei social network, la gogna sul web sembra lo strumento più adatto per costringere i morosi a saldare i debiti con la pubblica amministrazione

Le ganasce fiscali non fanno più paura. E ai tempi dei social network, la gogna sul web sembra lo strumento più adatto per costringere i morosi a saldare i debiti con la pubblica amministrazione. Il Comune di Oristano ci ha provato: ha pubblicato sul suo sito i nomi di chi ha conti in sospeso ed è finito nella bufera. Prima ha inserito l’elenco dei 644 automobilisti che non hanno pagato le multe e pochi giorni fa, nonostante il richiamo del Garante della privacy, ha redatto l’elenco dei cittadini che non hanno versato la tassa sui rifiuti. Pronta la «class action» L’effetto non è stato quello sperato: qualcuno, spaventato, è corso all’ufficio postale a versare il dovuto ma molti altri si sono rivolti a un avvocato. Le associazioni dei consumatori sono pronte alla class action e il rischio per l’amministrazione è quello di dover pagare centinaia di risarcimenti. Fatta la seconda figuraccia in pochi giorni, la Giunta comunale è corsa ai ripari. I funzionari hanno ricevuto l’ordine di far sparire velocemente i file dal sito e il vicesindaco Giuseppina Uda annuncia provvedimenti contro i funzionari che hanno pubblicato i nomi dei morosi. Automobilisti multati La prima polemica in città era scoppiata all’inizio di dicembre, quando on line è comparso un documento del comandante della polizia municipale: 644 nomi di automobilisti che si sono «dimenticati» di pagare le multe. Nomi noti o sconosciuti: consiglieri regionali, professionisti, disoccupati e persino alcuni morti. Le contestazioni sono partite proprio dal web, ma l’amministrazione comunale si è giustificata: «Ce lo impone la legge sulla trasparenza amministrativa, è una necessità», aveva spiegato il comandante dei Vigili Rinaldo Dettori. Ma mentre i pettegoli sbirciavano l’elenco dei debitori, gli avvocati affilavano le armi. Il primo a dire che quella lista di proscrizione è illegittima era stato Francesco Paolo Micozzi, avvocato esperto di diritto del web: «La legge sulla trasparenza amministrativa impone agli enti pubblici di essere limpidi agli occhi dei cittadini e non il contrario. È una palese violazione della privacy». Sindaco contro Garante Il sindaco Guido Tendas, ex preside del liceo classico e pomo della discordia nel suo Pd, sembrava determinato: «È normale che siano pubblici i ruoli delle persone che hanno debiti con il Comune. Se la pubblicazione servisse a far emergere la necessità che tutti versino quanto dovuto, direi che è uno strumento adatto». La storia, però, è arrivata alle orecchie del Garante della privacy e il Comune di Oristano è stato costretto a fornire spiegazioni. «La diffusione dei dati personali – ha scritto l’Authority – e di qualunque informazione su persone fisiche, identificate o identificabili, è ammessa da parte dei soggetti pubblici quando è prevista da una norma di legge o da un regolamento». E in questo caso mancavano i presupposti. Al punto che il dirigente della polizia locale è stato costretto a far sparire l’elenco dei morosi. Ma la collega dell’ufficio accanto, la dirigente del settore Programmazione ha fatto pubblicare l’altra lista, quella dei 158 che non hanno pagato la tassa sui rifiuti. Il Comune si attende di incassare 300 mila euro, ma con i risarcimenti rischia di andarci sotto.