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 2015  gennaio 04 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA NORMA SALVA BERLUSCONI E L’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


REPUBBLICA.IT
ROMA - Il governo ci ripensa e Matteo Renzi decide di stoppare i decreti delegati in materia di fisco dopo le polemiche sulla norma salva-Berlusconi contenuta nel provvedimento che avrebbe di fatto cancellato la condanna a 4 anni nel processo Mediaset. In un primo momento il presidente del Consiglio a Repubblica aveva detto: "Non credo sia così ma se così fosse sono pronto a bloccare la legge e a cambiarla". Detto fatto. Gli uffici di palazzo Chigi in mattinata fanno sapere che il premier "ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere - per il momento - alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015".
"Tutte le volte che si parla di fisco è naturale intrecciarsi con uno dei tanti processi a Berusconi. Noi non facciamo norme né ad né contra personam. Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c’è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone. I professionisti del retropensiero avranno modo di ricredersi", ha commentato il presidente del Consiglio Matteo Renzi al TG5. Mentre i suoi uffici difendevano la riforma del fisco. "I decreti delegati sul fisco - è scritto in una nota ufficiosa di Palazzo Chigi - segnano una rivoluzione nel rapporto tra fisco e cittadini, tra fisco e aziende
Intanto su Facebook il sottosegretario Faraone scriveva: "Il nostro governo fa norme che rispondono all’interesse dei cittadini. Di tutti i cittadini. Né norme ad personam né norme contra personam. Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere".
La riforma del fisco torna dunque al Consiglio dei ministri. Per colpa di cinque righe, di un dettaglio. Se passasse così com’è infatti, come messo in evidenza da Repubblica oggi, Silvio Berlusconi potrebbe tornare candidabile praticamente da subito, comunque dalla primavera. La norma contemplerebbe una soglia del 3 percento dell’evasione rispetto all’imponibile, al di sotto della quale il reato non sarebbe più punibile penalmente. In altre parole, Berlusconi potrebbe vedersi derubricato il tipo di pena ad una semplice sanzione amministrativa. Ragion per cui decadrebbe la condanna che lo vede ai servizi sociali e, soprattutto, gli interdice la candidabiltà.
Sulla questione Berlusconi avrebbe detto: "E’ possibile che tutte le volte che c’è un provvedimento importante sul fisco, che riguarda milioni di italiani, qualcuno si senta obbligato a mettere in mezzo me?". Berlusconi, raccontano fonti azzurre dell’Adnkronos, avrebbe appreso solo dai giornali di una norma a suo favore. Fra l’altro i suoi legali, Franco Coppi e Niccolò Ghedini, infatti, non sono convinti dell’applicabilità di questa disposizione al caso del Cav. Anzi, ad Arcore, si chiedono cui prodest tutto ciò, visto che la norma salva-Berlusconi inciderebbe sugli effetti della sentenza di condanna Mediaset, vale a dire sulle pene accessorie, ma non certamente sulla candidabilità o meno del leader forzista, l’aspetto che più sta a cuore agli azzurri.
Nonostante lo stop le polemiche non si placano. Sul suo blog l’affondo è di Pippo Civati, deputato Pd, che interviene dichiarando: "Dopo i titoloni dei giornali di oggi, il premier dice che il decreto è bloccato (cogliendo l’occasione di attaccare tutti quelli che ne hanno denunciato le cose vergognose che conteneva, all’insegna del solito rovesciamento della realtà). Ora, se il premier non ne sapeva nulla, se il Mef dice di non averlo visto, se il ministro della Giustizia ha espresso le perplessità che si leggono sulla stampa, chi ha portato quel testo al consiglio dei ministri?". Poi la risposta. "Un’idea ce l’ho: il decreto, conoscendo l’Italia, si è scritto da solo, a insaputa di tutti, secondo la migliore tradizione politica degli ultimi anni, fotografando così la realtà e la responsabilità delle classi dirigenti di questo povero Paese. Che possa riguardare Berlusconi è solo un caso, ovviamente", conclude Civati.
L’appoggio arriva dal vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini: "Renzi ha fatto bene a stoppare i decreti delegati - afferma - . L’obiettivo deve essere quello di combattere con ancora maggiore incisività l’evasione e nello stesso tempo tenere conto della grave crisi economica che negli ultimi anni ha colpito imprese e famiglie. E’ opportuno guardare all’interesse generale, che deve caratterizzare i provvedimenti del governo, senza avere ancora la continua ossessione di Berlusconi e dei suoi processi. Perché non si legifera ad personam, né contra personam".
Per il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio invece: "Delle due l’una: o Renzi non sa cosa approva il suo governo e quindi mi preme capire lui a cosa serva (visto che ci costa un botto in voli di Stato) - scrive l’esponente del direttore M5S sul suo profilo Facebook - oppure Renzi ha provato a fare un regalino di Natale a Berlusconi per estinguere una delle cambiali del Nazareno e non gli è riuscita (per ora)". "In entrambi i casi - sottolinea Di Maio - è un inizio d’anno che non lascia presagire nulla di buono. Questi signori usano (o lasciano usare) la legge a loro consumo come sempre, e per salvare uno di loro fanno crescere corruzione ed evasione fiscale in Italia. Sarà un anno in cui bisognerà avere il coraggio di restare onesti. In mezzo a questa banda di disonesti (intellettualmente e non)", conclude di Maio. Intanto il premier si occupa anche degli altri fronti aperti e, se sull’attacco dei 5Stelle a proposito delle sue vacanze su volo di Stato spiega: "Finché sono presidente del Consiglio seguo le regole di questo Paese, poi tornerò alla bicicletta. Ma nel frattempo, parliamo di cose serie", sul Quirinale è certo: "Dovremo scegliere una persona saggia ed equilibrata come Napolitano. Non sarà facile, ci vuole un arbitro che sia in grado di rappresentare l’unità d’Italia". "I nomi arriveranno dopo", ha spiegato il premier, "ora parliamo di cose concrete. L’importante è che non si facciano le figuracce dell’altra volta. Ci vuole una politica adulta in grado di decidere".

PEZZO DEL CORRIERE DELLA SERA DI STAMATTINA
MILANO Silvio Berlusconi di nuovo incensurato e in politica? Dipende dall’interpretazione di cinque parole del decreto legislativo del governo Renzi sul Fisco. Cinque parole che non modificano l’articolo di legge sulla frode fiscale e nella sua struttura non introducono direttamente alcuna soglia, ma per una complessiva tipologia di reati (tra cui la frode) si limitano a prevedere a titolo di «causa di esclusione della punibilità» una soglia del 3 per cento di evasione sull’imponibile, possono essere assimilate a un caso tipico di abolizione parziale del reato di frode fiscale se sotto soglia del 3 per cento? Sta tutto qui il rebus sulla sorte della sentenza definitiva alla quale Berlusconi nell’agosto 2013 è stato condannato dalla Cassazione per violazione dell’articolo 2 della legge 74 del 2010.
Nella riforma dei reati fiscali, il governo Renzi in un nuovo articolo 19 bis stabilisce che, «per i reati previsti dal presente decreto, la punibilità è comunque esclusa quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al tre per cento del reddito imponibile». Può cancellare a posteriori anche una sentenza definitiva? Può se la modifica si sovrappone al fatto reato.
In questo caso è così? Qui è arduo rispondere per quanto male è scritta la nuova norma. Quando nel 2000 fu depotenziato il reato di falso in bilancio, ciò avvenne inserendo nella struttura dell’articolo di legge le soglie sotto le quali esso diventava non più penalmente punibile, e con la sentenza Giordano la Cassazione a Sezioni Unite prese atto che si dovevano revocare tutte le condanne per falsi in bilancio di entità inferiori alle soglie introdotte nelle vecchia norma dalla nuova.
La legge Renzi, invece, da un lato non inserisce le soglie nella struttura dell’articolo che si occupa della frode fiscale, ma dall’altro lato etichetta con lo strano nome di «clausola di non punibilità» un elemento — come la soglia — che oggettivamente diventa un elemento strutturale del reato. Ambiguità palese se si pensa che, tipicamente, le clausole di non punibilità sono esterne e sopravvenute al reato, come ad esempio la ritrattazione che salva dalla falsa testimonianza.
La soglia del 3 per cento interessa Berlusconi? Sì, perché, al netto delle molte prescrizioni che avevano già cancellato parecchie accuse, alla fine la condanna Mediaset era stata sotto la soglia: 4,9 milioni evasi su 410 di imponibile nel 2002 e 2,6 su 312 nel 2013.
Berlusconi potrebbe chiedere al Tribunale di revocare la condanna definitiva e cancellarne gli effetti. Tra i quali quello che gli sta più a cuore non è tanto la fine dei servizi sociali, che comunque terminerebbe di scontare a fine febbraio, ma il ritorno alla vita politica, dalla quale è escluso per 6 anni dalla legge Severino che però come presupposto ha appunto l’esistenza di una sentenza di condanna definitiva.
Per Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze, è «un enorme regalo ai grandi evasori». Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti dice che l’articolo 19 bis è stato inserito all’ultimo momento nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri la vigilia di Natale. Il governo per ora tace. La norma, prima di entrare in vigore, deve avere solo il parere delle commissioni Finanze di Camera e Senato. Che non è vincolante. Ma, a questo punto, sarà l’ultimo luogo dove fare chiarezza.
Corinna De Cesare
Luigi Ferrarella