Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono un mucchio di storie che si addensano intorno al concetto di corruzione. La più importante è forse quella relativa a un’indagine sul fenomeno, che conferma i numeri che si sono sempre fatti, cioè una sessantina di miliardi sottratti alla comunità e una percentuale nettamente più alta di quella europea di cittadini che si sono visti chiedere una tangente nell’ultimo anno: il 12,5% contro l’8% del continente. C’è poi il rinvio a giudizio di Filippo Penati, consigliere regionale lombardo e braccio destro, a suo tempo, di Bersani che è accusato di aver costruito un sistema tangentizio sia all’epoca in cui era sindaco di Sesto San Giovanni sia quando fu a capo della Provincia di Milano e candidato alla presidenza della Lombardia. A Viterbo la Procura ha iscritto nel registro degli indagati Franco Fiorito, che a questo punto deve rispondere anche di calunnia e falso. E ha messo sotto accusa l’intero coordinamento regionale del Pdl, mentre uno dei protagonisti dell’intera vicenda, Francesco Battistoni, indagato pure lui, è stato interrogato per cinque ore dai giudici. Infine c’è la faccenda della legge anticorruzione: Schifani si è dichiarato fiducioso e ottimista, ma intanto ci sono polemiche perché il Pdl ha presentato una serie di emendamenti, tra cui il celebre emendamento Sisto, e l’insieme di queste proposte avrebbe come risultato il fallimento del processo Ruby, che verrebbe a decadere del tutto.
• Chi ha fatto l’indagine di cui parlava all’inizio?
Eurobarometer 2011, per conto di Libera, Legambiente e Avviso Pubblico. Il dato davvero nuovo mi pare quello relativo al numero di persone a cui è stata chiesta, chiaramente o in modo larvato, una tangente. Quattro milioni e mezzo, solo l’anno scorso. In termini finanziari si tratta di una sessantina di miliardi o, secondo l’espressione usata nello studio, di 10 miliardi di euro di Pil all’anno.
• Secondo me, oltre al danno economico, si deve contare anche il danno psicologico
. Ha ragione. Praticare la corruzione toglie ogni speranza nella comunità in cui si vede, anzi ci fa sentire il mondo che ci circonda come una non-comunità. Sono tristezze che fiaccano quel tanto di fiducia che ognuno di noi ha nel mondo e nella possibilità dio migliorarlo. Non so se queste conseguenze di natura sensibile sono mai state misurate, ma certo esistono e si traducono nel senso di schifo che tanti di noi denunciano per il sistema in cui ci troviamo. Tornando allo studio, la corruzione costa a ognuno di noi almeno 170 euro l’anno e abbassa la nostra produttività di un 6%. Con una serie di estrapolazioni si è arrivati a dimostrare che 202 bambini nel 2010 sono morti a causa delle tangenti. Quei soldi, finiti nel rivolo nero del malaffare, sono stati sottratti anche ai «programmi di cura, assistenza e prevenzione delle malattie». In tutto il mondo la corruzione pompa ogni anno mille miliardi di dollari, cioè circa il 3% del Pil globale.
• Qual è da noi la regione più corrotta?
Lo studio di cui ci stiamo occupando – e che si intitola Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce ed inquina il paese
– mette al primo posto la Lombardia, perché il maggior numero di inchieste della magistratura relative a questo fenomeno si registra appunto in Lombardia. Ma non so se il criterio è corretto: non potrebbe essere che in Lombardia abbiamo semplicemente una magistratura più attiva su questo fronte? In ogni caso, dopo la Lombardia vengono, con otto inchieste, Calabria, Campania e Toscana.
• Quante persone sono state arrestate in queste regioni?
Mille e 109. Il dato disaggregato per aree geografiche mostra da un lato il primato, per numero di arresti, delle regioni dell’Italia nord-occidentale (esattamente 442, pari al 39,9%) e dall’altro l’incidenza rilevante delle regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con 409 ordinanze di custodia cautelare pari al 36,9% del totale nazionale. La Calabria guida la classifica nazionale per numero di persone arrestate (224), seguita da Piemonte (210) Lombardia (209), Toscana (154) e Campania (130).
• In che modo tutto questo ha a che vedere con i vari Fiorito e Penati?
Per la storia di Fiorito non so nemmeno se la parola “corruzione” è giusta: i giudici parlano piuttosto di peculato. Che cosa faceva infatti il nostro uomo (sempre secondo gli inquirenti)? Falsificava i documenti che gli permettevano di attingere alle casse del gruppo consigliare, di cui aveva le chiavi dato che ne era il tesoriere. La corruzione potrebbe starci nel caso di Penati, se l’ipotesi costruita dai magistrati stesse in piedi. Penati ieri s’è fatto intervistare e ha detto di essere assolutamente innocente, non c’è la minima prova che soldi – per dir così – impropri siano finiti sui suoi conti, vuole il processo al più presto e si dice sicuro che in sede dibattimentale tutto il castello accusatorio verrà giù. Se ci pensa, parla come Formigoni.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 ottobre 2012]
(leggi)