Aldo Grasso, Corriere della Sera 02/10/2012, 2 ottobre 2012
«REPORT» STANA I POLITICI INDAGATI
Prendendo a prestito un titolo di un film di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, I non riconciliati, si potrebbe dire che il pregio maggiore di Milena Gabanelli è di essere una irriducibile, orgogliosa della sua alterità, della sua pervicace coerenza. Mentre in tv tutti si riconciliano, specie su Rai3, Gabanelli e la sua scuola lottano in solitudine anacronistica all’interno di una tv malaticcia, i cui gesti e le cui parole assomigliano a tanti sintomi (Rai3, domenica, ore 21.35).
Gabanelli è tornata con un’inchiesta di Bernardo Iovene dal titolo «Oggi in Parlamento». Com’è noto, tra deputati e senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Di condanna si può parlare solo al terzo grado di giustizia ma di opportunità politica se ne può discutere anche prima.
Senza entrare nel merito dei singoli casi, l’inchiesta di Iovene ha mostrato la miseria di questa classe politica: dalle facce alle giustificazioni addotte, dalle risposte di Gelmini a quelle di Landolfi, dall’arroganza di De Gregorio a quello che ultimamente e definitivamente Vittorio Feltri ha detto di Farina, alias agente Betulla. Dal 1994 a oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari.
Per questo la risposta più inquietante è stata quella del senatore Piero Longo, avvocato di Berlusconi (l’altro è il deputato Niccolò Ghedini, cui si imputa di aver concepito alcune leggi a misura del suo assistito). Incalzato da Iovene sull’opportunità che in Parlamento siedano inquisiti, Longo ci ha regalato questa sacrosanta verità: «Perché il Parlamento dovrebbe essere migliore del Paese che rappresenta?». È così, non raccontiamoci storie. Come insegna il caso Fiorito, er Batman di Anagni, la gente elegge chi più le rassomiglia, chi più è disposto a «conciliarsi» con tutti e con tutto.
Aldo Grasso