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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

IN GERMANIA PIACE IL LAVORO IN NERO

Ogni tanto qualcuno si sorprende che i tedeschi non siano perfetti. Evadono il fisco, quando ci riescono, i pedoni passano con il rosso, almeno a Berlino, alcuni politici e amministratori pubblici si lasciano corrompere, magari con bustarelle che da noi verrebbero considerate mance umilianti, ed esiste il lavoro in nero.

Il selezionatore di una grande impresa produttrice di pneumatici racconta scandalizzato quanto gli è capitato. Durante un colloquio, si è reso conto che il disoccupato in cerca di un posto non aveva alcuna intenzione di essere assunto. Perché? Il candidato ha risposto con sincerità: aveva messo in piedi una piccola officina per riparare gomme, al nero si intende. Era venuto al colloquio perché obbligato dall’assistenza sociale. Non gli conveniva lavorare e perdere l’Hartz IV, cioè l’assegno di 370 euro circa che tocca a chiunque non abbia altri redditi (da non confondere con il sussidio di disoccupazione).

Il selezionatore indignato ha telefonato al funzionario dell’Hartz IV per denunciare il caso. E si è sentito rispondere: «Non mi dica niente, non ho nessuna voglia di indagare». Non per pigrizia, gli ha spiegato, soltanto che di casi simili ce ne sono a migliaia. Gli assistiti avrebbero il dovere di cercarsi un’occupazione, ma non conviene se lo stato garantisce il minimo vitale, compresa la casa e le spese connesse, e si può comodamente arrotondare. Meglio il nero.

Il titolare di una grande ditta di pulizie, che fornisce il personale ad alberghi e uffici, ha raccontato in tv un altro episodio. Ottenuto un nuovo contratto con una catena di alberghi, gli servivano altri 147 dipendenti. Un lavoro pesante. Bisogna alzarsi presto per sistemare le camere rapidamente prima di mezzogiorno. Solo una donna, una ragazza madre, ha accettato il posto. Gli altri hanno accampato svariate scuse. La signora ha spiegato a sua volta perché ha detto sì: «Andando al lavoro guadagno solo 178 euro in più rispetto all’assegno sociale che mi tocca per me e per la bambina, ma non voglio che domani mia figlia si vergogni di me».

La legge permette ai privati di scalare dalle tasse quanto si paga per l’Haushilfe, l’aiuto casalingo, termine corretto per indicare le donne che vengono a fare le pulizie. In genere, la tariffa a Berlino è di 10 euro all’ora. Si dovrebbero versare i contributi, è vero, ma, alla fine, converrebbe regolarizzare il contratto. Si sperava di far emergere il nero e di far venire allo scoperto quanti ricevono l’assegno sociale. È stato un fallimento colossale, com’era prevedibile. Nessuna collaboratrice domestica era disposta ad accettare di venire messa in regola.

Nei tempi frenetici della ricostruzione a Berlino, subito dopo la caduta del Muro, i controllori hanno trovato operai al nero perfino nel cantiere del Bundestag, che veniva ristrutturato. Ora il fenomeno è in calo, secondo gli ultimi dati ufficiali. La disoccupazione è scesa ai livelli più bassi dalla riunificazione, sotto i 3 milioni, e, a quasi tutti, conviene un contratto regolare, ai datori di lavoro e ai dipendenti. Anche perché, per trovare lavoratori efficienti, bisogna pagare salari dignitosi, e la differenza tra tariffa oraria ufficiale e al nero si riduce. Perché rischiare e perdere i contributi per la pensione? Si accetta il nero per il secondo lavoro, per arrotondare, ma questo perfino in Germania è considerato un peccato veniale. Un minimo di elasticità giova all’economia.

Si calcola che uno su dieci, tra i 18 e i 74 anni, lavori al nero, ma si riducono le ore «illegali», da 8 a 5 alla settimana, in confronto con il 2001, e diminuisce anche la somma che si sottrae al fisco, a dimostrazione che si tratta di occupazioni secondarie. In totale le ore al nero sarebbero il 2,3% del totale, che equivarrebbero a un milione di posti di lavoro. Ma nel 2001, eravamo oltre il 4%. A lavorare sono di più gli uomini: il 13%, contro il 7% delle donne. E si viola la legge più di frequente nelle regioni della ex Germania Est. Dato indicativo: un tedesco su quattro confessa di essere pronto a lavorare al nero, ed evadere il fisco, ma non tutti osano, o hanno l’occasione.