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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

CONTO ALLA ROVESCIA PER IL NUOVO REDDITOMETRO


È ormai quasi un anno che è stato annunciato, e (forse) finalmente entro il mese di ottobre finalmente arriverà. Parliamo del redditometro, il nuovo strumento che basandosi su circa 100 voci di spesa aiuterà il Fisco a capire il reale tenore di vita dei contribuenti. E - va da sé - a permettere all’Erario di chiarire se il contribuente che dimostri una capacità di spesa di un certo livello abbia fatto il suo dovere fino in fondo al momento della dichiarazione dei redditi.

Una novità che mette paura a molti: Silvio Berlusconi, nella sua recente prima uscita pubblica dopo un lungo silenzio, lo ha definito «roba da Stato di polizia tributaria». I critici denunciano che il nuovo redditometro (che formalmente si chiama «accertamento sintetico») è uno strumento che mira a scoprire i consumi di lusso e la ricchezza di ogni singolo italiano.

All’Agenzia delle Entrate che ha il compito di implementarlo e poi di adoperarlo spiegano che invece il redditometro non misura la ricchezza, ma la compatibilità tra il reddito dichiarato e le spese sostenute. Non solo come una volta analizzando le proprietà come la barca o il Suv, ma andando a scavare in profondità fra le pieghe della quotidianità: dallo stipendio della colf alle spese per il cellulare, dalle spese per l’istruzione dei figli ai proventi devoluti in beneficenza, passando addirittura per l’abbonamento in palestra e le parcelle corrisposte al veterinario.

Quando si verifica uno scostamento elevato tra spese e reddito, l’Agenzia delle Entrate non invia automaticamente un accertamento, ma invita il contribuente a fornire di persona una spiegazione. Nel contraddittorio si può peraltro dimostrare di poter spendere tanto perché si ha avuto un’eredità, una vincita al lotto, o perché si gode di redditi esenti (ad esempio, rendite da titoli pubblici).

I collaboratori del numero uno dell’Agenzia Attilio Befera assicurano che si comincia da ottobre, al massimo novembre; altri osservatori però sono scettici. Anche perché nelle varie sperimentazioni del redditometro - simulazioni discusse anche con le associazioni di categoria - non sempre i risultati emersi sono stati soddisfacenti. Non tutto fila ancora liscio. Alcune ragioni sono tecnico-statistiche: i 41 milioni di contribuenti coinvolti sono stati suddivisi in 55 gruppi omogenei, forse pochi rispetto ai 3.000 gruppi in cui sono articolati i quasi 4 milioni di contribuenti coinvolti negli studi di settore. Insomma, qualche rischio che alla fine dal software emerga una sovrastima della capacità di spesa dei cittadini c’è. Vedremo quando l’operazione redditometro decollerà se tutto funzionerà come desiderato.

Uno strumento che invece sarà di fatto abbandonato è il vecchio «spesometro», che imponeva di segnalare al Fisco le operazioni soggette a fattura di importo superiore ai 3.000 euro. È stato superato infatti dalla tracciabilità dei pagamenti superiori ai 1000 euro decisa dal governo Monti.