Rassegna, 2 ottobre 2012
Tangenti a Sesto, il pm chiede il processo per Penati
• I pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia hanno chiesto il rinvio a giudizio con accuse di corruzione, concussione, e finanziamento illecito ai partiti per Filippo Penati (Pd), ex sindaco di Sesto ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. e per altri 22 imputati È la seconda parte dell’inchiesta sul cosiddetto «sistema Sesto», giunta alla richiesta di giudizio a un anno dal 15 ottobre 2011 giorno dell’interrogatorio fiume (8 ore) di Penati. Adesso spetta al giudice Giovanni Gerosa decidere. Penati intanto è pronto a dare battaglia: «Voglio il giudizio immediato». Scrive sul Cds Berni: «Un’accusa su tutte spiega il teorema del sistema Sesto. Penati sindaco, in concorso con il suo ex braccio destro Giordano Vimercati e Piero Di Caterina (ex “collettore di tangenti”, poi accusatore di Penati) avrebbe indotto l’imprenditore Giuseppe Pasini, interessato al recupero edilizio delle ex acciaierie Falck, al pagamento di una tangente di 4 miliardi di vecchie lire, e di altre “consulenze” per oltre due milioni di euro a una serie di professionisti che sarebbero stati imposti dallo stesso Penati, a partire dal trio Omer Degli Esposti, Francesco Agnello e Giampaolo Salami (anch’essi imputati), uomini delle coop edilizie “rosse” dell’Emilia Romagna. Altro filone quello della Milano-Serravalle, la società autostradale acquisita dalla Provincia di Milano, che Penati avrebbe gestito come “amministratore di fatto”, ricevendo una tangente da 2 milioni di euro per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada Milano-Genova».
• Sul caso Penati scrive Colaprico (Rep): «Era Penati un taciturno funzionario che “ci sapeva fare”, era stato il sindaco di Sesto San Giovanni, paese di operai che nel dopoguerra e negli anni del boom votavano in massa Pci. Quando le fabbriche spengono le ciminiere e le città crescono cosmopolite, terziarie, senza tute blu, quelle aree industriali, vuote e rimesse a nuovo, diventano splendide per il business immobiliare. Una di queste, la ex Ercole Marelli, era nelle mani di un ricco imprenditore di Sesto, Giuseppe Pasini. Al momento di costruire, però, non tutto fila liscio. Sul più che benestante Pasini piovono alcune imposizioni. Una, associarsi, questo dice il suo verbale e non solo, alle Coop rosse. Due, sborsare una tangente e scegliere di pagare alcuni consulenti legati a Penati. Se questo è il “sistema Penati” sull’edilizia a Sesto, l’ex Stalingrado d’Italia, bisogna aggiungere altre mazzette: quelle denunciate da Pietro Di Caterina, con la sua Caronte, società impegnata nel trasporto pubblico. Non appena Di Caterina comincia ad avere guai con creditori e giustizia, da amico e “bancomat” qual era, cambia strategia: vuole indietro i soldi che ha dato a Penati, quelli che Penati nella sua difesa smitizza ironicamente come “presunte tangenti con l’elastico”. Di Caterina comincia a far sapere in giro che “può parlare”».