Alberto Papuzzi, la Stampa 2/10/2012, 2 ottobre 2012
ERIC HOBSBAWM LA LUNGA VITA DEL SECOLO BREVE
Eric Hobsbawm era l’ultimo grande intellettuale inglese che fosse fiero di dichiararsi comunista e che considerasse il marxismo ancora attuale. Il suo nome e la sua popolarità sono legati soprattutto a un libro, Il secolo breve (Rizzoli 1995), che è diventato la più diffusa e controversa interpretazione storiografica del secolo scorso, stremato da una violenza senza precedenti, minato da due guerre mondiali, e costretto fra la nascita e il crollo delle ideologie e dei regimi totalitari. Il Novecento si raccorciava agli anni 1914-1991. Il titolo inglese suonava in realtà Age of extremes (L’età degli estremismi) e non è sbagliato pensare che la fortuna dell’opera sia dovuta anche al titolo italiano, che riprendeva il sottotitolo originale The short twentieth century, 1914–1991 .
Hobsbawm è morto ieri a Londra, a 95 anni. Nonostante una malattia, continuava le sue ricerche: l’ultimo saggio, Come cambiare il mondo, è dell’anno scorso. Come altri studiosi britannici, vedi Berlin oppure Dahrendorf, anch’egli aveva alle spalle una formazione cosmopolita, fin da ragazzo: di famiglia ebraica con origini austriache, era nato a Alessandria d’Egitto nel giugno del 1917 e era cresciuto a Berlino, spettatore delle prime manifestazioni del nazismo. Persi padre e madre fra i 14 e i 16 anni, due zii, genitori adottivi, lo avevano portato a Londra quando si prospettava l’avvento di Hitler. Dopo gli studi a Cambridge, combatté nella guerra mondiale come ufficiale del genio.
Al ritorno in patria, iniziò una lunga e prestigiosa carriera di docente universitario, in Inghilterra e in America, e di storico e scrittore (i titoli delle sue opere sono una trentina). Alto, magrissimo, un po’ allampanato, corrispondeva all’immagine tradizionale dell’intellettuale. Sposato due volte, aveva due figli, Julia e Joshua. Il dato più singolare è l’adesione al piccolo partito comunista inglese. Ha raccontato di essere diventato comunista nel 1932 a 15 anni, iscrivendosi però solo nel 1936.
Scrittore suggestivo, il suo primo successo fra i lettori italiani è la trilogia I ribelli , I banditi eI rivoluzionari , apparsa da Einaudi fra il 1966 e il 1975. Quindi intervista Giorgio Napolitano sulle prospettive del Pci (Laterza ’75). Alla fine degli Anni 70 Einaudi lo coinvolge nel progetto della Storia del marxismo . Lui trova comunque il tempo per un saggio sulla storia sociale del jazz, di cui è un cultore, scrivendone soprattutto negli Anni 50, con lo pseudonimo di Francis Newton dal nome di uno fra i pochi jazzisti comunisti.
Venendo alla sua opera maggiore, l’espressione «secolo breve» appare già nella prima pagina, dove il Novecento è visto come il secolo che va dal 1914 alla fine dell’Urss. Si assiste a una frattura senza precedenti: «È finita un’epoca nella storia del mondo e ne è iniziata un’altra». Al periodo catastrofico fra Prima e Seconda guerra mondiale, segue a sorpresa un’età dell’oro fra il 1947 e il 1973, con potenti successi del capitalismo liberale ma anche modernizzazioni nei Paesi comunisti; infine, però, si delinea una crisi universale che è dipesa dall’avvento, per la prima volta, di una economia mondiale, che ha funzionato al di là delle frontiere nazionali e di quelle ideologiche. Come si vede, veniva intravista e anticipata la globalizzazione.
Premio Balzan nel 2003, il 29 marzo 2000 aveva ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Torino. Quella mattina Giovanni Agnelli ricevette Hobsbawm nel suo studio al Lingotto. I due grandi vecchi conversano come amici per oltre un’ora. L’Avvocato, più giovane di quattro anni, dice di considerare Il secolo breve la più bella opera di storia che abbia letto, e fa domande su Lenin e sui Soviet, ma anche sul passato di Hobsbawm in Germania e su come fu testimone dell’ascesa del nazismo. Quindi racconta a Hobsbawm, che non nasconde curiosità sull’antifascismo, l’avventura di quando aveva passato le linee tedesche, per unirsi all’esercito di liberazione.
Nel 2002 Rizzoli pubblica l’autobiografia dello storico inglese, con un titolo che sa molto di understatement britannico: Anni interessanti . In un inserto fotografico si vede il giovane Eric in campeggio con la tenda nel 1935, quindi mentre festeggia a Parigi nel 1936 il Fronte popolare, e a una manifestazione sulla guerra civile spagnola. Nel 1954 è a Mosca come interprete di una delegazione di storici comunisti inglesi. Nel 1961 eccolo incerottato fra i poliziotti a Trafalgar Square per un sitin contro le armi nucleari. Le ultimissime righe di Anni interessanti suonano ammonitorie anche per il presente: «Non deponiamo le armi anche in tempi poco soddisfacenti. È ancora necessario denunciare e combattere l’ingiustizia sociale. Il mondo non migliorerà certo da solo».