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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

BEATLES


Le tracce ci sono tutte. Strada dopo strada, casa dopo casa, dai docks che guardano verso ovest, dove sbarcavano navi cariche di dischi di rock’n’roll, alle stradine di periferia dalle quali quattro semplici ragazzi di modesta estrazione sociale sono partiti per conquistare il mondo. significa Beatles, per tutti, e da sempre ci si domanda come sia stato possibile che la più potente rivoluzione musicale dell’epoca moderna sia partita proprio da queste viuzze, umili e insignificanti. L’idea che milioni di giovani all’alba degli anni Sessanta si erano fatti della città era diversa: un luogo misterioso, fiabesco, colorato e stravagante, la città dove tutto aveva avuto inizio, la “terra santa” del rock, lì dove erano nati i “Favolosi Quattro”. Si sognava una serata al Cavern Club, ci s’immaginava di camminare sui marciapiedi psichedelici di Penny Lane, o di stendersi sul prato immaginifico di Strawberry Fields, luoghi diventati culto della nostra immaginazione adolescente. E invece no. Liverpool è una città fuliginosa e sobria, immagine urbana della working class, una grigia città portuale, con poche amenità da offrire ai viaggiatori e addirittura, fino a qualche anno fa, poche memorie da presentare ai fan.
Oggi non è più così. Le cose sono
in parte cambiate e basta arrivare con l’aereo e atterrare al “John Lennon Airport” per capire che il clima non è più lo stesso. Ma Liverpool non è diventato un “parco a tema” Beatles, anzi, la distanza dai classici luoghi da “pellegrinaggio” come la sontuosa residenza a Memphis di Elvis Presley è ancora enorme. Liverpool ricorda i suoi figli rock con sostanziale sobrietà, consentendo a chi, come noi, è tornato nella città di nascita dei quattro Beatles in occasione del cinquantennale del loro primo singolo, “Love me do”, pubblicato il 5 ottobre del 1962, di poter viaggiare nel tempo e costruirsi il “proprio” viaggio, a volte senza neanche troppe indicazioni. Nessun cartello indirizza verso lo Strawberry fields, e nulla ci dice dov’è la casa di George Harrison, o dove sono le scuole d’arte che frequentavano da liceali.
D’altra parte le strade di Liverpool, per un appassionato dei Beatles, hanno un aspetto familiare, viste mille volte nelle foto della band e sono rimaste esattamente com’erano. Il centro della città è stato rimodernato,
le strade principali sono ricche di negozi e di musei, i
vecchi docks sono oggi un centro vitale della città, con alberghi, ristoranti, gallerie e, naturalmente, un museo dedicato ai Beatles, intitolato “The Beatles Story”. E nel cuore della città, accanto a un nuovissimo albergo dedicato al culto dei “fab four”, lo Hard Days Night Hotel (dove ogni stanza è in tema con la leggenda), c’è la chiassosa Matthew Street, la via del Cavern Club.
Se Matthew Street, però, è la celebrazione kitsch dell’avventura dei Beatles, dove nulla è vero, nemmeno lo stesso Cavern, ricostruito sulle ceneri del club originale, è nelle strade lontane dal centro che si respira davvero l’aria del Mersey e si ritrova l’anima beatlesiana della città. Lontano dal centro si può trovare il Casbah coffee club, ovvero la cantina della casa di Pete Best, il primo batterista dei Beatles, dove la madre Mona aveva allestito un piccolo club per far suonare le giovani band di Liverpool. Il luogo fa una certa impressione perché sembra davvero fermo nel tempo: scalcinato, umido, con le pareti di legno incurvato, e su una c’è ancora la firma di John incisa col temperino. A Menlove Avenue, davanti a Mendips, c’è la casa dove John Lennon è cresciuto con la zia Mimì, con l’esperto taxi driver che spiega come a poche centinaia di metri, la vera madre di John (la Julia evocata in una sua celebre canzone) era morta giovanissima travolta da un’automobile. Paul McCartney è cresciuto in Forthlin Road. Entrambe le abitazioni sono passate sotto la tutela dei Beni Culturali e sono visitabili soltanto con i tour ufficiali, che consentono di vedere le case così com’erano all’epoca, con i mobili originali (quelli di casa Lennon, ad esempio, sono stati recuperati da Yoko Ono e regalati all’English Heritage per la ricostruzione esatta).
Altrettanto interessante è arrivare ad Arnold Grove, davanti a casa di Harrison, e ancor più a Madryn Street, dove c’è quel che resta dell’abitazione della famiglia Starr, per rendersi conto di come doveva essere la vita di quei ragazzi armati di strumenti musicali e sogni nel dopoguerra inglese. La casa di Ringo è disabitata, come tutto il quartiere, in procinto di essere demolito per fare posto a costruzioni moderne, ma la gente di Liverpool ha protestato, assieme ai fan dei Beatles di tutto il mondo, e la casetta verrà salvata dalla distruzione.
Ma è nei luoghi in cui realtà e fantasia si mescolano che il fascino di Liverpool diventa inarrivabile. Basta camminare lungo i marciapiedi di Penny Lane cercando il negozio del barbiere, gli scorci e le case che hanno ispirato la canzone. E poi andare a scovare quel piccolo appartato parco dove il piccolo John andava a giocare con gli amici e scoprire la scritta magica, Strawberry fields, i campi di fragole, accanto a un cancello rosso che non è più quello originale, portato altrove per preservarlo dal fanatismo degli appassionati. È qui la vera magia della città, l’emozione è proprio nel toccare con mano il genio dei quattro, la capacità di trasfigurare quei semplici luoghi della loro adolescenza in territori di fantasia che hanno eccitato le avide menti di più generazioni.