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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

ENGLANDER E SAFRAN FOER NEL CLUB (ILLUSTRE) DEGLI ACCUSATI DI PLAGIO —

«Volevamo dare una nuova luce a questo classico della tradizione ebraica», dichiararono al «New York Times» Jonathan Safran Foer e Nathan Englander per spiegare la decisione di rivisitare, con il libro uscito il 5 marzo scorso, l’Haggadah di Pesach che narra l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto e che viene letta ogni anno dagli ebrei durante il Seder pasquale.
Peccato che, oltre a non essere proprio «nuova», la New American Haggadah (Little, Brown & Company) firmata dalle due giovani star delle lettere Usa, è ora imputata di plagio. L’accusa: aver scippato interi passaggi da The Feast of Freedom, l’Haggadah di Pesach pubblicata nel 1982 dalla conservatrice Rabbinical Assembly, di cui non si fa menzione nelle note e neppure nei ringraziamenti finali.
È lo stesso Foer ad ammettere la «svista» in un’intervista al quotidiano ebraico «Jewish Daily Forward», in cui assicura che «le future edizioni della New American Haggadah assegneranno la dovuta paternità all’antico testo». «Eravamo convinti che i brani da noi usati fossero di pubblico dominio», si è giustificato spiegando che «tranne rare eccezioni, la liturgia di ogni Haggadah, ortodossa, riformista o conservatrice, è composta da materiale antico, disponibile al libero uso da parte di chiunque».
Forse per mettere a tacere lo scandalo sul nascere, la rabbina Julie Schonfeld, presidente esecutiva della Rabbinical Assembly, si è affrettata a chiarire che «l’incidente è completamente risolto». Non è la prima volta che Foer viene accusato di plagio. Nel 2010 alcuni siti letterari affermarono che Here we aren’t, so quickly, il suo racconto breve pubblicato sul «New Yorker», era «incredibilmente simile a Beginning, End di Jessica Soffer (studentessa di sua moglie Nicole Krauss) apparso nel 2009 su «Granta» online.
Nonostante il prezzo di copertina salato (30 dollari contro i 4-5 di una normale Haggadah), il libro, acclamato dalla stampa, ha scalato la classifica dei bestseller del «Wall Street Journal» ed è la Haggadah più venduta su Amazon.com.
Ma forse è solo questione di tempo prima che il volto di Foer appaia nelle tante hit parade letterarie dei plagiari più celebri. Accanto a T. S. Eliot, imputato di aver rubacchiato larga parte dei contenuti di La terra desolata da Madison Cawein, semisconosciuto poeta del Kentucky. E a Jack London, accusato di basarsi sul lavoro di altri, in particolare per Il richiamo della foresta.
Naturalmente la «svista» di Foer non può essere paragonata alle (poi ammesse) ruberie del premio Pulitzer Alex Haley, querelato da Harold Courlander perché alcune parti del suo Radici sarebbero state copiate dal romanzo The African. Anche il prolifico Stephen King fu accusato da Christine Starobin d’essersi ispirato per Desperation al suo manoscritto Blood Eternal.
Il sospetto non ha risparmiato il defunto David Foster Wallace. Nella biografia ufficiale sullo scrittore morto suicida nel settembre 2008, T. D. Max scrive che la raccolta di storie brevi La ragazza con i capelli strani, pubblicata nel 1989, s’ispira a Meno di Zero di Bret Easton Ellis, del 1985, anche se Foster Wallace si è sempre rifiutato di ammetterlo. Persino Shakespeare è stato accusato di aver «pescato tra gli scritti dei drammaturghi contemporanei». Ma, come un critico ha rilevato, «se questo è plagio, ce ne occorrerebbe di più».
Alessandra Farkas