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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

NUOVA INCHIESTA SU FIORITO E I VERTICI DEL PDL “FALSI DOSSIER PER INFANGARE GLI AVVERSARI”


In una resa dei conti da cannibali che ha annichilito il Pdl del Lazio, i morti si afferrano ai vivi. E Franco Fiorito, ora, interrogato ieri per la seconda volta dal pm di Viterbo Massimiliano Siddi che lo indaga per calunnia e falso, trascina con sé Vincenzo Piso, che del partito è deputato ma, soprattutto, coordinatore regionale.
Attribuendogli una parte in commedia, tutt’altro che secondaria, nella faida tra le due anime del Pdl. Indicandolo quale “cartaro” della macchina del fango alimentata dalle ricevute presentate dai consiglieri regionali per faraonici rimborsi spese che, tra agosto e settembre, avrebbe irrimediabilmente sporcato anche la figura di Francesco Battistoni (nominato nel luglio scorso capogruppo alla Regione del Pdl e nemico
di Fiorito). È una mossa che a Piso potrebbe valere di qui ai prossimi giorni l’iscrizione nel registro degli indagati (circostanza che, a ieri sera, veniva ufficiosamente ma categoricamente smentita da fonti inquirenti). Ma che, al di là del dato giudiziario formale, dà la misura della sostanza e della portata della vicenda. Che, per altro, con Piso, coinvolge a questo punto i componenti dell’intero coordinamento
regionale del Partito.
I fatti, dunque. Con un’avvertenza. Che, in questa storia, tutti i protagonisti danno versioni inconciliabili l’una con l’altra. Dimostrando così che se non tutti, sicuramente in molti mentono.
“PORTAI LE CARTE DA PISO ALLA CAMERA”
Sostiene Fiorito interrogato dal pm di Viterbo che, il 12 settembre scorso, quando la faida che sta dissolvendo il Pdl sta per
raggiungere il punto di non ritorno in una resa dei conti a colpi di dossier, viene sollecitato da Vincenzo Piso a raggiungerlo nei suoi uffici della Camera dei deputati per consegnare copia del contenuto delle cartelle contabili che documentavano, nel tempo, le richieste di rimborso spese di almeno 8 consiglieri regionali. Battistoni
in primis.
Aggiunge Fiorito di aver portato con sé gli originali, di essere «rimasto negli uffici di
Piso almeno per un’oretta». Il tempo di «ultimare le fotocopie» e di completare una “riunione” con lo stesso Piso e altri membri del coordinamento del Partito (chi siano non è dato sapere, ma l’avvocato Carlo Taormina ha spiegato ieri che Fiorito avrebbe fornito al pm indicazioni precise che ora dovranno essere riscontrate). Fiorito lascia quindi la Camera con gli originali del dossier che avrebbe poi consegnato settimane dopo ai pm di Roma che lo indagano per peculato. E nell’allontanarsi inciampa nell’assessore regionale Pdl all’agricoltura, Angela Birindelli.
La Birindelli è un’altra nemica giurata di Battistoni, che le contende voti e influenza in quel di Viterbo. Tra il gennaio e il febbraio di quest’anno ha infatti messo su una macchina del fango di provincia che, attraverso
l’Opinione di Viterbo,
periodico già diretto da Paolo Giallorenzo per il quale ha fatto mettere in bilancio un finanziamento regionale di 18 mila euro, deve screditare il nuovo capogruppo alla Regione (una circostanza che, al momento, le è valsa l’iscrizione al registro degli indagati per corruzione e tentata estorsione). Quel 12 settembre, dunque, a dire di Fiorito anche la Birindelli è a caccia delle carte che potrebbero definitivamente affossare Battistoni. E su sua richiesta, l’indicazione è di «salire in ufficio da Piso» per farne a sua volta copia.
CARTE TAROCCATE. MA DA CHI?
La visita di Fiorito negli uffici di Piso ha un esito. Alcune delle ricevute che riguardano Battistoni fotocopiate il 12 settembre alla Camera vengono pubblicate on-line dal giornalista Paolo Giallorenzo. Peccato, però, che siano taroccate in modo grossolano. Un importo di 3 mila euro — tanto per dirne una — diventa di 13 mila. Dunque, chi le ha “lavorate”? Fiorito dice di non saperlo, ma sostiene di aver fatto fotocopiare al coordinatore del partito le ricevute originali e dunque genuine, lasciando così intendere che il falsario che confeziona il dossier sia o nelle stanze del coordinatore, ovvero possa essere l’assessore Birindelli, che pure quelle carte sarebbe andata a prendere e che con il giornalista Giallorenzo aveva un filo diretto.
Giallorenzo (indagato da Viterbo per la diffamazione di Battistoni) giura che le copie da lui ricevute siano identiche alle fotocopie di Piso (salvo non aver sin qui voluto rivelare la sua fonte). Mentre la Birindelli sostiene di non essere mai stata alla Camera per raccogliere quello scartafaccio. Allo
stesso modo, Piso giura di non aver mai consegnato o discusso né con Giallorenzo («non lo conosco »), né con la Birindelli di quella robaccia. Raggiunto al telefono, il coordinatore del Lazio, il cui destino politico pare ormai segnato, è fuori di sé. «Non ricordo se era il 12 settembre — dice — Ricordo
però che dissi a Fiorito di venire nei miei uffici perché volevo capire che casino stava scoppiando in questo cavolo di Partito. Mi portò del materiale alla rinfusa, un fritto misto, di cui vennero fatte delle fotocopie che non vidi neanche. Dopodiché Fiorito provò a ricostruire confusamente quello che era successo nel gruppo. Io so che il giorno dopo dissi al Partito che bisognava cacciare tutti a calci nel sedere. Perché alcuni erano malfattori, altri del tutto inadeguati a ricoprire l’incarico di consigliere. È pazzesco che ora mi si voglia far passare per chi ha aizzato la faida. Per altro,
che interesse avrei avuto a mettere altra pupù nel ventilatore...
“BONIFICI A MIA INSAPUTA”
Insomma, Piso si dice vittima di Fiorito. Esattamente come Samantha Reali, la sua ex compagna. Sentita ieri come teste dalla Guardia di Finanza ha detto di essere all’oscuro che i 3 bonifici ricevuti dall’ex fidanzato provenissero da fondi sottratti alle casse del gruppo regionale. Esattamente come i 29 mila euro necessari a saldare i 10 giorni in Sardegna, nell’estate 2010, per la loro ultima vacanza insieme.