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 2012  ottobre 02 Martedì calendario

SPESI 81 MILIONI PER 14 BRACCIALETTI

In dieci anni, dal 2001 al 2011, lo Stato ha speso poco più di 81 milioni di euro per l’utilizzo di circa 14 braccialetti elettronici. È quanto ha messo nero su bianco dalla Corte dei conti, Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, nel testo della deliberazione numero 11 resa nota ieri, emanata in relazione a diverse situazioni di criticità che oggi gravitano attorno al pianeta carcere. E, tra queste, la magistratura contabile ha dedicato un apposito capitolo all’utilizzo del braccialetto elettronico. Nell’ambito delle misure alternative all’arresto o alla detenzione in carcere è stata prevista dal 2001 (ex art.16 DL n.341/2000) la possibilità di controllare a distanza e senza oneri diretti di sorveglianza il soggetto arrestato e/o detenuto nel domicilio, attraverso l’applicazione, al polso o alla caviglia, di un «braccialetto elettronico» realizzato in modo tale da segnalarne gli spostamenti dai limiti del domicilio (Italia Oggi del 20 agosto e 30 novembre 2011). L’analisi della Corte, pertanto, richiama l’attenzione sulle circostanze dell’introduzione di tali sistemi, sul contratto di fornitura e sui livelli di spesa complessiva sostenuti «al solo fine di poter esprimere una valutazione sulla redditività ed opportunità gestionale e di ottenere conferme, correzioni o cessazioni dell’impiego di tali strumenti». La Corte ha rilevato che la convenzione stipulata con Telecom, prevede, oltre il noleggio e la manutenzione, anche la gestione operativa della piattaforma tecnologica, che rappresenta la componente finanziariamente più onerosa. Nel periodo di vigenza della convenzione (scaduta il 31 dicembre dello scorso anno), il costo del sistema ha superato i 10 milioni annui. In particolare, l’Amministrazione dell’Interno ha convenuto con Telecom un importo, una tantum, di 8,64 milioni di euro (Iva esclusa) per l’attivazione del servizio ed un compenso annuo di 9,083 mln di euro (sempre Iva esclusa), in rate semestrali, pari, per 8 anni, a 72.664.000,00. In totale, ha messo nero su bianco dalla magistratura contabile, sono stati spesi 81,3 milioni di euro. Nonostante lo stesso Viminale avesse sollevato dubbi per lo scarso utilizzo del braccialetto elettronico e il relativo elevato costo, la Corte ha rimarcato che il contratto con la Telecom è stato rinnovato, migliorato tecnologicamente e prevedendo un aumento del numero di dispositivi utilizzabili (da 400 a 2.000), in relazione a un potenziale incremento delle richieste da parte dell’Autorità giudiziaria connesse a misure collegate con il decreto svuota carceri. Al di là dei profili di merito, quello che la Corte dei conti ha voluto sottolineare è un dato di fatto «incontestabile». Ovvero, la spesa di oltre 10 milioni all’anno sostenuta durante la vigenza del contratto 2001-2011 che si è rilevata elevatissima a fronte dell’esiguo numero dei braccialetti utilizzati (solo 14). Ora, reiterare una convenzione significa proseguire una spesa «antieconomica ed inefficace», che, a detta della stessa Corte, avrebbe dovuto essere oggetto, almeno prima della nuova stipula, di un approfondito esame anche da parte del Ministero della Giustizia.