Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La disponibilità di Monti a «dare una mano», se chiamato dal prossimo presidente della Repubblica, ha riaperto alla grande i giochi della politica. Ieri mattina, sul “Corriere della Sera”, è apparsa un’intervista a Luca Cordero di Montezemolo in cui si legge: «La mia speranza e quella di molti cittadini è che il premier voglia continuare a guidare la fase che si aprirà dopo le elezioni, insieme a tanti altri italiani che dovranno abbandonare le tribune, impegnandosi in prima persona, senza nulla chiedere in cambio in termini di ruoli o ricompense […] La prossima legislatura non potrà che essere costituente, è impossibile pensare di tornare alla conflittualità permanente della Seconda Repubblica […] È mai possibile che i tanti milioni di italiani che non si riconoscono nel Pd o nel Pdl siano condannati a disperdere il loro voto in piccoli partiti, la cui massima aspirazione sembra essere quella di accordarsi con questo o con quello, invece di ritrovarsi in un unico grande soggetto che abbia l’ambizione di essere il primo partito?». Tutto questo, dice Montezemolo, senza rivendicare «alcun ruolo o leadership» per sé. Sulla scia di queste parole, Fini, parlando al convegno “Mille per l’Italia”, ha auspicato la nascita di una lista civica che sostenga Monti. Nello stesso tempo si esprimeva in modo analogo Casini, ospite su Sky di Maria Latella: «Se nasce un contenitore che sta tra Pdl e Pd ed è alternativo al grillismo, io ci sto».
• Potremmo notare, maliziosamente, che questi che si sbilanciano per Monti sono poi piuttosto fiacchi in termini di consensi elettorali. Di quante divisioni dispongono Montezemolo e Fini? Che cosa crede di poter fare Casini con il suo 5-8%?
Italia Futura, l’organizzazione di Montezemolo, avrebbe 60.165 iscritti. Montezemolo ha però in testa di aggregare una quantità di associazioni che, presa una per una, sono magari piccole, ma insieme possono far massa. Per esempio, il gruppo liberale di Oscar Giannino. Però è vero che i sondaggi, pur riconoscendo a Montezemolo una grande potenzialità, non gli accreditano troppi consensi. Non parliamo di Fini: sta tra il 2 e il 2,5 e rischia, se non trova un partner solido, di non entrare in Parlamento. Casini fa il solito gioco al centro e ha trovato in Monti un ariete potente. Ma è vero, si tratta di forze elettoralmente ancora non capaci di riportare Monti a Palazzo Chigi.
• E allora?
Ci sono le inquietudini del centro-destra e del centro-sinistra. Inquietudini molto forti. All’intervista di Montezemolo, Alfano ha reagito così: «Senza candidatura, è difficile un Monti-bis». È un’argomentazione speciosa, buttata lì per guadagnare tempo, visto che Berlusconi non ha ancora fatto sapere che cosa vuole fare. Monti non può neanche candidarsi, dato che è già senatore a vita. Niente impedisce, però, la nascita di una lista che lo proponga per Palazzo Chigi. Dove starebbe l’avversario di questa lista? A destra o a sinistra? Perché all’interno del Pdl, accanto agli irriducibili che reclamano «il ritorno della politica al posto che le compete» (La Russa e gli altri ex An), c’è un nucleo ben deciso a sostenere Monti e capeggiato dal duo Gelmini-Frattini.
• E nel Pd?
Stessa cosa. Bersani, informato delle posizioni di Montezemolo, Fini e Casini, ha detto: «Basta scorciatoie e ricette italiche. La politica deve tornare ad essere credibile, rimettersi in gioco, affermare il suo ruolo e riconoscere il suo limite. Questo vale anche per l’Italia del dopo-Monti». Senonché il segretario del Pd deve vedersela con Renzi, che saprebbe probabilmente giocare una partita pro-Monti (anche se nega), e con una corrente di montiani democratici, capeggiati da Ichino e Morando che hanno firmato un appello pro-Monti lo scorso luglio. Questi montiani democratici si sono incontrati sabato al Tempio di Adriano in piazza di Pietra a Roma, e alla fine uno di loro, il costituzionalista Stefano Ceccanti, ha detto chiaro e tondo: «Noi proponiamo Monti come candidato premier. Quanto alle primarie, se Bersani e Renzi fossero d’accordo si potrebbe decidere di non farle». L’idea di questi democratici è di vincere le elezioni, senza Vendola e tenendo i berlusconiani all’opposizione, e far governare Monti con una maggioranza di centro-sinistra.
• Invece potrebbe venir fuori uno schieramento che comincia con la Gelmini e finisce con Ichino. Non è che si spaccheranno tutti e due i partiti?
Potrebbe succedere.
• Tutto questo per quella frasetta di Monti, detta in America e confermata in Italia.
Detta non a caso. La speculazione ha ricominciato a lavorare sulla Spagna e si prepara, dopo che la Spagna avrà chiesto di essere aiutata, a ricominciare il cannoneggiamento sull’Italia. Uno degli argomenti forti dei ribassisti è: finito Monti, finisce tutto. È stata la comunità internazionale (Obama, Merkel, Hollande) a indurre Monti a quella dichiarazione. Per i partiti nostrani è dura da ingoiare. Ma è bene che si rassegnino.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 1 ottobre 2012]
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