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 2012  ottobre 01 Lunedì calendario

Il coraggio di Squinzi: parlare solo di impresa senza fare il politicante - Sabato al Lingotto di Torino, intervenendo all’iniziativa «Stati generali del Nord» della Lega di Roberto Maroni, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha chiesto di agire urgentemente sul­l’eccesso di pressione fiscale che sta ammazzando le imprese e, contemporaneamente, si è impe­gnato, per conto degli associati, a rinunciare agli incentivi oggi in corso

Il coraggio di Squinzi: parlare solo di impresa senza fare il politicante - Sabato al Lingotto di Torino, intervenendo all’iniziativa «Stati generali del Nord» della Lega di Roberto Maroni, Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha chiesto di agire urgentemente sul­l’eccesso di pressione fiscale che sta ammazzando le imprese e, contemporaneamente, si è impe­gnato, per conto degli associati, a rinunciare agli incentivi oggi in corso. È questa una proposta insieme sa­crosanta e coraggiosa. Sacrosan­ta perché punta sulla questione centrale per guidare una nuova fa­se di crescita: ridare fiato agli inve­stimenti produttivi partendo dal luogo dove questi si determina­no, cioè l’impresa. E vuole perse­guire questo obiet­tivo scegliendo la strada degli inter­venti automatici (il taglio delle tas­se) senza concede­re alcuno spazio al­le discrezionalità politiche. Ed è in­sieme un indiriz­zo coraggioso per­ché incidendo su risorse già distri­buite - e tra l’altro terreno di nuove promesse da par­te di Corrado Pas­sera - apre qual­che contraddizio­ne nella propria base. Certamente vi sono alcune que­stioni che devono essere precisate: per esempio gli in­vestimenti per la Difesa comuni a tutti i maggiori Sta­ti occidentali, così fondamentali per dare sostanza alla politica estera e in­sieme per­garanti­re un filone di ricer­ca qualificata, vanno eliminati? E la cassa integrazione in deroga va anch’essa considerata incentivo eliminabile? La scelta di trascurare gli investi­menti sulla Difesa, colpendo così una grande azienda tecnologica come Finmeccanica già sottopo­sta a una doppia persecuzione sia mediatico-giudiziaria sia (vedi trattative tra la britannica Bae e la franco-spagnola-tedesca Eads) di emarginazione in Europa, sa­rebbe sbagliata. Così il rinunciare alla cassa inte­grazione in deroga, che dal 2008 al 2009 ha favorito una pace sociale di fondo anche grazie a sindacali­sti coraggiosi come Raffaele Bo­nanni della Cisl e Luigi Angeletti della Uil, impedirebbe di gestire con saggezza le crisi in atto e di sal­vare contemporaneamente la qualità del lavoro che nel sistema di piccole e medie imprese italia­ne è fondamentale. Mentre gli schemi astratti di sala­rio minimo garantito, che tanto piacciono a un ministro così poco concreto come Elsa Fornero, sa­re­bbero non solo sono difficilmen­te finanziabili ma alimenterebbe­ro anche attitudini a un perverso assistenzialismo verso cui c’è già una forte propensione nella no­stra società. Comunque, possibilmente con le opportune correzioni, la scelta di Squinzi conferma una presiden­za capace di gesti coraggiosi: si consideri pure il giudizio sulla ri­forma del lavoro «una boiata paz­zesca ». Conta che dopo presiden­ti essenzialmente politici, come Luca Cordero di Montezemolo e Emma Marcegaglia, alla guida di viale Astronomia sia arrivato non solo un vero industriale ma anche leader di un’impresa di altissima qualità come la Mapei (d’altra par­te anche il suo competitore Alber­to Bombassei con la sua Brembo aveva queste qualità). Da questa caratteristica di fondo nascono il coraggio e la capacità di assumersi le proprie responsa­bilità. Virtù decisive che, certo, andran­no temperate man mano dal­l’esperienza di guidare un movi­mento complesso che può svolge­re un ruolo per il bene dell’Italia esclusivamente se è coraggioso, ma può raggiungere veramente i suoi obiettivi solo se ha anche il mi­nimo d’astuzia necessaria all’im­presa.