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 2012  ottobre 01 Lunedì calendario

E I RAGIONIERI BOCCIANO LA RIFORMA DELL’ENTE DI CATEGORIA

Fra le casse private, spicca lo strano caso della (mancata) riforma previdenziale dei ragionieri, una categoria sui generis che non ha nulla in comune con le altre in fatto di pensioni. L’anomalia nasce dal fatto che qualche anno fa l’Ordine dei dottori commercialisti ha incluso anche gli esperti contabili. Alla fusione delle due categorie però non fece seguito quella della casse previdenziali, con il risultato che ormai sono davvero pochissimi coloro che si iscrivono alla cassa dei ragionieri privilegiando quella (più ricca) dei commercialisti. Malgrado tutto, la cassa dei ragionieri, guidata da Paolo Saltarelli, era riuscita a comporre un piano di riforma che potesse garantire i 50 anni di sostenibilità di bilancio richiesti dalla riforma Fornero. Di fatto, quindi anche questa categoria aveva superato (ufficiosamente) l’esame di sostenibilità, ma prima la riforma avrebbe dovuto ottenere l’approvazione dei due terzi dell’assemblea dei delegati. Ed ecco allora il colpo di scena: un manipolo di delegati (una cinquantina) diserta il voto e rende impossibile il raggiungimento del quorum. In questo modo la riforma non viene approvata e i ragionieri arrivano scoperti alla scadenza del 30 settembre. «Un gruppo minoritario di delegati — sostiene il presidente Paolo Saltarelli — ha fatto mancare il numero legale, facendo così venire meno la necessità di rispondere a quelle esigenze che ci erano state indicate dal ministro Elsa Fornero. Poche unità, ma sufficienti per fermare il processo di riforma della nostra Cassa. Sono amareggiato: chi è scappato non accetta il confronto democratico in aula, e il solo modo per non far approvare modifiche fondamentali per la storia del nostro Istituto è quello di non presentarsi e far mancare il voto. Si tratta di un gesto di gravità inaudita, che non fa premio alle responsabilità di quei delegati che sono scappati senza presentarsi al confronto. È mancato il quorum ma dalle votazioni la maggioranza dei delegati era a favore della riforma, e solo un gesto irresponsabile di una piccola frangia ha fatto sì che fosse scritta una delle pagine più buie della storia della Cassa».
Che cosa accadrà adesso? Gli scenari possibili sono parecchi anche se nessuno pare apocalittico. Dal 2004 infatti la Cassa aveva già adottato il contributivo puro, che poi era la «punizione» fissata dal ministero per le casse che non fossero riuscite a riformarsi. In definitiva, quindi, nessuna clamorosa conseguenza immediata anche se, naturalmente, si rischia di avere una Cassa commissariata dal ministero con qualche passaggio restrittivo in più. Le maggiori conseguenze potrebbero essere invece di natura politica: non è un caso che questa «strana» defezione sia avvenuta in prossimità della scadenza del voto per l’elezione del consiglio nazionale. Uno sgarbo tra correnti antagoniste che innesca molteplici scenari: Saltarelli potrebbe aprire le porte della cassa a tributaristi e revisori dei conti (categorie senza albo professionale) che da tempo lo corteggiano. Oppure si potrebbe avviare una fusione con la Cassa dei commercialisti. Prima però bisognerà attendere il parere del ministro Fornero. Di sicuro per i ragionieri è arrivata la resa dei conti.
Isidoro Trovato