Giornali vari, 1 ottobre 2012
Anno IX – Quattrocentoquarantaquattresima settimana Dal 24 settembre al 1° ottobre 2012Monti Mario Monti ha sciolto la riserva e dato la sua disponibilità per la prossima legislatura
Anno IX – Quattrocentoquarantaquattresima settimana Dal 24 settembre al 1° ottobre 2012
Monti Mario Monti ha sciolto la riserva e dato la sua disponibilità per la prossima legislatura. La frase completa è questa: «Dopo le elezioni è giusto che i partiti politici possano presentare un presidente del Consiglio che sia uno di loro e che non sarò io. Certo che se ci fosse una circostanza particolare, se dovesse essere richiesto, considererei l’ipotesi di dare una mano. Dopotutto, sono stato nominato senatore a vita e non ho bisogno di presentarmi alle elezioni». Questa dichiarazione è stata fatta negli Stati Uniti, davanti agli uomini d’affari, ai leader politici e agli intellettuali riuniti nel Council of Foreign Relations. La sede non è casuale: Monti ha sicuramente aderito a una pressione internazionale, capeggiata da Obama e Merkel che non vogliono sorprese politiche in Italia. Anche Marchionne, la settimana scorsa, mentre discuteva con il presidente del Consiglio le faccende Fiat, ha chiesto a un certo punto che cosa sarebbe successo «dopo», su quali garanzie o certezze poteva contare per «dopo».
Frantumazione La disponibilità di Monti ha subito riaperto il gioco politico. Si sono messi sulla scia del capo del governo, dichiarandosi pronti ad una Lista civica per l’Italia che si batta per un Monti-bis, Montezemolo, Casini, Fini. Montezemolo ha dichiarato di non pretendere nulla per sé: lavorerà a mettere insieme gruppi e associazioni naturalmente filo-montiani, per esempio “Fermare il declino” di Oscar Giannino, “Indipendenti per l’Italia” di Ernesto Auci, i gruppi che ruotano intorno al presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai, i simpatizzanti di Emma Marcegaglia, le mille sigle legate all’associazionismo cattolico e/o sindacale. Che speranze hanno costoro, poco accreditati in termini elettorali, di fronte a sondaggi che garantiscono la vittoria schiacciante di Bersani? Ma intanto, nel Partito democratico, c’è l’incognita Renzi, in netta ascesa all’interno dello schieramento di centro-sinistra. Una vittoria di Renzi potrebbe avere un effetto dirompente in quell’area, frantumandola nelle sue molte sotto-aree. Inoltre, esiste dallo scorso luglio un gruppo dichiarato di 15 democratici montiani, firmatari di un manifesto pro-Monti le cui figure di maggior spicco sono Enrico Morando e Pietro Ichino. Costoro si sono riuniti ancora sabato scorso nel Tempio di Adriano in piazza di Pietra a Roma, ribadendo di non avere bisogno di un candidato premier, dato che c’è Monti, e di non sentire a questo punto nemmeno il bisogno delle primarie. Concita De Gregorio ha elencato, su Repubblica, la nuvola di correnti che ruota intorno ai 15: «renziani doc, ex veltroniani ora con Renzi, bersaniani antifassiniani nel senso di Fassina, rutelliani del Misto, ex dalemiani ora con Montezemolo, riformisti puri, antivendoliani sostenitori della riforma Fornero, ex radicali oggi centristi». Bersani naturalmente non ne vuole sentir parlare («basta con le scorciatoie italiane»), Renzi dice che se vincerà primarie ed elezioni entrerà lui a Palazzo Chigi (ma forse è tattica), il centrodestra è ufficialmente contro. Alfano ha detto: «Se Monti non si candida, sarà difficile». Ma è un modo per prender tempo: Monti non può candidarsi alle elezioni perché è già senatore a vita. Anche nel Pdl c’è un gruppo piuttosto agguerrito favorevole a un Monti-bis. Lo capeggiano la Gelmini e Franco Frattini. La situazione è del tutto speculare a quella del Pd: se i montiani prevalessero, gli ex di An capeggiati da La Russa e Matteoli lascerebbero probabilmente il partito.
Spagna Settimana dura per borse, in calo ovunque, e spread di nuovo in risalita. Il nostro differenziale è tornato a quota 370. Origine del nuovo pessimismo, la notizia che il buco greco è più grosso del previsto (con coda di manifestazioni ad Atene) e il fabbisogno delle banche spagnole, quantificato in 40 miliardi che alla fine Rajoy non potrà non chiedere a Draghi, con conseguente crollo della credibilità politica. Alle manifestazioni di protesta si è aggiunta la nuova offensiva indipendentista della Catalogna, che ha indetto un referendum illegale per l’autodeterminazione il prossimo 25 novembre. La Catalogna ha un grosso debito di 48 miliardi, ma è allo stesso tempo la regione più ricca del Paese (19,4% del Pil).
Alcolici In sei mesi sull’aereo del premier spagnolo Rajoy sono stati spesi 128mila euro per il catering. Mille euro di alcolici nel solo viaggio di ritorno da Varsavia, il giorno in cui la Spagna vinse gli Europei di calcio.
Esm In una dichiarazione congiunta, i ministri delle Finanze di Germania, Finlandia e Olanda (Paesi con tripla A sul credito) hanno avvertito che il fondo salva-Stati (Esm, European stability mechanism) non potrà intervenire fino a quando non ci sarà uno schema europeo di sorveglianza bancaria. Le perdite delle banche intanto dovranno essere coperte dagli Stati. Intanto, per impinguare il fondo Esm, i governi sono chiamati a un primo versamento di 32 miliardi (tre dall’Italia, poco meno dalla Spagna). E tuttavia, poiché intanto questi soldi non si possono prestare agli Stati che ne hanno bisogno, saranno investiti nei titoli dei paesi più ricchi, cioè Germana, Olanda e Finlandia. Con il paradossale effetto che a questo punto i paesi più in difficoltà, fino a che nom chiederanno un prestito, finanzieranno con i loro versamenti i paesi che stanno meglio.
Francia Domenica scorsa a Parigi corteo da Place de la Nation a Place de l’Italie di cinquantamila (o forse di ottantamila) francesi di sinistra che hanno manifestato contro Hollande (a picco nei sondaggi) colpevole di non aver incrementato la spesa pubblica, di non aver nazionalizzato le imprese e di non aver predisposto una riforma che mandi la gente in pensione a sessant’anni. Al posto di tutto questo una finanziaria da 30 miliardi, 10 di tagli alla spesa pubblica, 20 di nuove tasse. Hollande ha però anche aumentato il salario minimo (portato a 1.425 euro lordi, 27 euro al mese in più), ridotto del 30% lo stipendio dei ministri, ripristinato la pensione a 60 anni per alcune categorie e tolto col giro di vite fiscale alle categorie più ricche 2,8 miliardi in più.
Regioni Le dimissioni della Polverini, annunciate addirittura a Napolitano come se la governatrice del Lazio fosse già presidente del Consiglio, non hanno affatto placato le polemiche intorno agli sprechi degli Enti Locali. La magistratura sta indagando sulle spese della Regione Piemonte e su quelle della Regione Emilia, sono uscite fuori anche le imbarazzanti note spese di alcuni dei 1.700 consiglieri provinciali, i quali pretendono col denaro pubblico del finanziamento ai gruppi di pagarsi bandierine, display, pacchetti di migliaia di sms, t-shirt, cartoncini augurali per Pasqua e Natale, viaggi a Malaga per il “forum delle città euroarabe”, spazi televisivi, stock di dizionari Zanichelli. L’anno scorso le province italiane hanno pesato sui bilanci pubblici per 11 miliardi. I consiglieri regionali sono specializzati soprattutto nei rimborsi astronomici delle spese di carburante, pretendendo però – alcuni di loro – di essere anche stati in due o tre posti contemporaneamente.
Tagli I capi del personale delle amministrazioni pubbliche non si decidono ai tagli decisi lo scorso luglio nell’ambito della spending review: il ministro Patroni Griffi ha dovuto convocarli a Palazzo Chigi e far la voce grossa. Idem con le Province: le Regioni dovrebbero proporre un piano di accorpamenti entro il 23 ottobre, ma non ci sentono oppure favoriscono i ricorsi al Tar. Anche qui il governo dovrà intervenire. C’è poi il caso dell’Inps che non intende tagliare la quota di personale in eccesso dopo la fusione con Inpdap e Enpals decisa a dicembre. Questa fusione ha tra l’altro disastrato i conti dell’Istituto, dato che l’Inpdap (dipendenti pubblici) ha inaspettatamente presentato un buco di 10,2 miliardi, determinato anche dal mancato versamento da parte dello Stato dei contributi dovuti da ogni datore di lavoro per i suoi dipendenti.
Sallusti La Cassazione ha confermato i 14 mesi di carcere a Sallusti, pena sospesa per 30 giorni durante i quali il direttore del “Giornale” potrebbe chiedere (ma non lo farà) la pena alternativa, domiciliari o affidamento ai servizi sociali. Escluso anche che Sallusti chieda la grazia (su questo vedi i servizi a pagina XY).
Pannolini L’esplosione in Giappone, lo scorso 29 settembre, della Nippon Sokubai rischia di provocare scarsità di pannolini per neonati: l’azienda è a capo di un quinto della produzione mondiale. In Italia si consumano 6 milioni di pannolini al giorno, nel mondo 18 miliardi all’anno. I pannolini usa e getta sono costituiti in gran parte di plastica ed inquinano pesantemente l’ambiente. Nel mondo si impiegano per fabbricarli ben 3.5 miliardi di galloni di olio combustibile, 82.000 tonnellate di plastica, 1.3 milioni di tonnellate di polpa di legno . Questi pannolini si decompongono in circa 500 anni. Per produrli serve il 37% di acqua in più rispetto a quella per il lavaggio dei pannolini riutilizzabili (dati della studiosa Sara Perenzioni, www.bilancigiustizia.it).
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