Umberto Torelli, CorrierEconomia 01/10/2012, 1 ottobre 2012
CLOUD. ADESSO LA NUVOLA SI FA IN TRE. E «PIOVONO» NUOVE PROFESSIONI
Il cloud computing, la nuvola informatica in cui riporre file e gestire programmi di lavoro, sta crescendo anche in Italia. La tecnologia cloud, per imprese e Pubblica amministrazione, può trasformarsi in opportunità per accedere ai processi di digitalizzazione, evitando costosi investimenti in hardware e software tradizionali.
Il business
Secondo la School of Management del Politecnico di Milano il mercato cloud, nel nostro Paese per il 2012, è stimabile in 443 milioni di euro, pari al 2,5% dell’intera spesa Ict. «Si tratta di un valore ancora limitato, ma i tassi di crescita sono interessanti, attorno al 25% anno su anno — dice il responsabile scientifico Mariano Corso —. Il 54% della spesa è riconducibile al cosiddetto cloud privato, in cui le aziende gestiscono direttamente le informazioni, con un valore di circa 240 milioni di euro». I restanti 203 milioni vanno al cloud pubblico, in cui sono gli operatori a gestire via Internet dati e applicazioni. Sul mercato si affaccia però un nuovo attore. Il cloud ibrido, una tecnologia che combina i vantaggi delle altre due.
Flessibilità
Grazie a questa nuova soluzione, proposta da Microsoft con Windows Server 2012, le aziende possono decidere in base ai carichi di lavoro e alle priorità quali risorse gestire nel proprio data center e quanto portare sul cloud. Abilitando così un modello di crescita flessibile, adatto a qualsiasi dimensione aziendale, dalle grandi alle Pmi. Perché in base alle necessità, è possibile estendere il data center interno e migrare sul cloud i processi più opportuni. Windows Server 2012 amplia la definizione di sistema operativo, rappresenta il fulcro di quello che può essere definito Cloud OS, cioè un sistema operativo rivolto al web.
«Molte aziende europee, tra cui Telecom Italia e Pirelli sistemi informativi, hanno già sperimentato vantaggi significativi — dichiara Silvia Candiani, direttore marketing di Microsoft Italia — tra cui una migliore soddisfazione dei clienti, maggiori misure di sicurezza e una flessibilità superiore per i dipendenti che lavorano in modalità remota». Un’indagine Microsoft, svolta tra le aziende che hanno adottato il cloud ibrido, ha rivelato che si riducono i tempi di inattività aziendale del 52%.
Figure nuove
Con la nuvola informatica nascono anche nuove professioni. Come nel caso dei «Managed service provider (Msp)». Di fatto fornitori esterni che offrono alle imprese soluzioni e servizi con tecnologia web, secondo modelli di pagamento a consumo (Pay as you go). Per le aziende un vantaggio economico perché non erodono risorse interne. In questo contesto Ibm amplia la propria collaborazione con gli Msp mettendogli a disposizione il know-how dei propri esperti e le competenze tecniche dei centri di eccellenza sparsi nel mondo, accessibili via web in modalità remota.
In particolare Ibm sta aprendo in questi giorni i nuovi Global center di Shanghai, di Ehningen (Germania) e New York. Non solo. Gli Msp per realizzare progetti congiunti con i clienti avranno accesso ai 40 centri presenti in 33 Paesi del mondo, quello italiano si trova a Segrate (Milano). È inoltre prevista l’apertura di un briefing center, con un forum online dove condividere idee e competenze.
Al sicuro
Una concreta possibilità per gestire informazioni e App come servizi, la offre CloudItalia. L’azienda con 250 dipendenti nata dalla recente acquisizione di Eutelia. Specializzata in servizi di telecomunicazioni e cloud computing, ha da poco aperto, a Roma e Arezzo, due data center progettati per gestire servizi cloud. Informazioni e dati si appoggiano all’infrastruttura in fibra ottica di CloudItalia, estesa per 14 mila chilometri sul territorio nazionale. Per garantire la sincronizzazione dei file, in caso di disaster recovery tutti i servizi vengono gestiti attraverso una rete a circuiti ottici dedicati in altissima velocità, con 40 Gb/secondo di banda disponibile.
Commenta Mark De Simone, amministratore delegato di CloudItalia: «I nuovi data center rappresentano una soluzione tecnologica in ambito cloud, ideali per imprese e professionisti per accedere a servizi informatici di nuova generazione». Per la loro messa in opera sono stati necessari un anno di progettazione con un investimento di 7 milioni di euro. Per completare l’operazione, CloudItalia si è avvalsa di quattro importanti partner tecnologici: Cisco, VMware, NetApp e Cordys.
Umberto Torelli