VARIE 1/10/2012, 1 ottobre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - TANTE NOTIZIE INTORNO ALLA CORRUZIONE
REPUBBLICA.IT - LA LEGGE
ROMA - "Sono fiducioso e ottimista anche perché cercherò di dare una accelerazione ai lavori in commissione. E’ una richiesta ormai unanime che viene dal Paese di dotarlo di una legge che dia anche una risposta immediata ed efficace ai fatti di corruttela che stanno scuotendo pesantemente l’opinione pubblica". Così il presidente del Senato Renato Schifani ha voluto rassicurare sulla possibilità di concludere l’esame del provvedimento prima della fine della legislatura. Ma nel frattempo il partito di Schifani - il Pdl - presenta un altro emendamento che avrebbe l’effetto di far saltare il processo milanese per il caso Ruby: oltre alla proposta di modifica che punta a concretizzare il reato di concussione solo nel caso in cui ci sia il danno patrimoniale - cioè l’ormai noto ’emendamento Sisto’ - ne spunta un’altra che travolgerebbe i processi in corso perchè cambia di fatto la condotta del reato.
A mettere pressione affinché si vada avanti con il via libera è oggi ancora una volta il Pd che per bocca del responsabile giustizia Andrea Orlando ricorda come "la corruzione costa all’Italia dieci miliardi di euro di Pil all’anno, secondo i dati presentati oggi 1 da Libera, Legambiente e Avviso Pubblico". "E’ un’emergenza economica e sociale - insiste l’esponente democratico - Non si può più temporeggiare, la legge contro la corruzione deve essere approvata subito. Ce lo chiede l’Europa e se lo aspettano gli italiani. Il testo uscito dalla Camera è una mediazione accettabile. Non è il momento di proposte di modifiche che allungherebbero solo i tempi di approvazione. Per questo motivo chiediamo al governo di porre la fiducia sul ddl anticorruzione e ciascun partito si assumerà le proprie responsabilità davanti all’Italia e all’Europa".
A chiamare in causa il governo è anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso. "Ci sono voluti 15 giorni per cambiare il destino dei pensionati ma in due anni non è ancora stata fatta la legge anticorruzione. E questo la dice lunga", denuncia la leader sindacale.
(01 ottobre 2012)
DOSSIER DI LIBERA - REPUBBLICA.IT
Il 12% degli italiani si è visto chiedere una tangente nell’arco degli ultimi 12 mesi. Sono dati allarmanti quelli che emergono dal dossier Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce ed inquina il paese, che raccoglie l’ultima rilevazione di Eurobarometer 2011 ed è stato presentato questa mattina da Libera, Legambiente e Avviso pubblico, nella sede della Federazione nazionale della stampa, a Roma. Un risultato che supera la media europea che è invece dell’8%. In termini assoluti, rivela ancora il dossier, questo significa il coinvolgimento personale, nel corso dell’anno scorso, di circa quattro milioni e mezzo di cittadini italiani in almeno una richiesta, più o meno velata, di tangenti.
Questa "tassa occulta" costa all’Italia dieci miliardi di euro in termini di Prodotto interno lordo, circa 170 euro annui di reddito pro-capite e oltre il 6% in termini di produttività. Secondo la Banca mondiale, in tutto il pianeta si pagano ogni anno più di mille miliardi di dollari di tangenti e va sprecato, a causa della corruzione, circa il 3% del Pil mondiale. Applicando questa percentuale al nostro paese, si calcola che annualmente l’onere sui bilanci pubblici è di 50-60 miliardi di euro.
Numeri drammatici e inquietanti presentati in un dossier che arricchito di casistica, di storie e di fatti avvenuti negli ultimi 20 anni diventa un libro dal titolo "Atlante della corruzione" a cura di Alberto Vannucci di edizione Gruppo Abele. Le tre organizzazione lanciano quindi un appello: la corruzione nel nostro paese è a livelli mastodontici e può crescere ancora se non si contrasta in modo netto, senza mediazioni, con volontà politica concreta.
Gli illeciti ambientali. Particolarmente allarmante, poi, quella che viene definita ’corruzione ambientale’. Dal 1 gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono state 78 le inchieste relative ad episodi di corruzione connessi ad attività dal forte impatto ambientale.
2 Le inchieste analizzate hanno riguardato il ciclo illegale dei rifiuti (dai traffici illeciti agli appalti per la raccolta e la gestione dei rifiuti fino alle bonifiche); il ciclo illegale del cemento (dall’urbanistica alle lottizzazioni, dalle licenze edilizie agli appalti pubblici); le autorizzazioni e la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici; le inchieste sulle grandi opere, le emergenze ambientali e gli interventi di ricostruzione. La ’corruzione ambientale’, si legge nel dossier, nel senso del suo impatto sul patrimonio naturale, sul territorio e sul paesaggio, è un veleno che attraversa il paese: sono 15 le regioni coinvolte nelle inchieste, con 34 procure impegnate, omogeneamente distribuite tra nord (13), centro (11) e sud Italia (10).
Il maggior numero di inchieste si registra in Lombardia (15) seguita a pari merito, con otto inchieste ciascuna da Calabria, Campania e Toscana. Le persone arrestate complessivamente, per reati che vanno dalla corruzione all’associazione a delinquere, dal traffico illecito di rifiuti al riciclaggio, dal falso in atto pubblico alla truffa aggravata, sono state 1.109. Il dato disaggregato per aree geografiche evidenzia da un lato il primato, per numero di arresti, delle regioni dell’Italia nord-occidentale (esattamente 442, pari al 39,9%) e dall’altro l’incidenza rilevante delle regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con 409 ordinanze di custodia cautelare pari al 36,9% del totale nazionale. "Numeri - rileva il rapporto - che dimostrano quanto sia stretto il legame tra corruzione e mafie. La Calabria guida la classifica nazionale per numero di persone arrestate (224), seguita da Piemonte (210) Lombardia (209), Toscana (154) e Campania (130). Una corruzione ambientale che miete ogni anno altre vittime".
Nel 2010 morti 202 bambini a causa delle tangenti. Ma il dossier svela un altro fenomeno, quello della mortalità infantile a causa delle tangenti. In Italia nel 2010 il tasso di mortalità infantile è stato del 3,7 per mille, pari all’incirca a 12.638 minori deceduti in quella fascia d’età. Applicando la ’fatidica’ percentuale dell’1,6 per cento di vittime causate dalla corruzione, soltanto nel 2010 in Italia si arriva a stimare la perdita di 202 bambini a causa della corruzione. Il rapporto causa-effetto tra tangenti e morti infantili, si legge nel dossier, è "evidente, visto che la corruzione ridistribuisce nelle tasche di corrotti e corruttori quote di quei fondi che sarebbero altrimenti destinate a finanziare programmi di cura, assistenza e prevenzione della malattie".
(01 ottobre 2012)
INDAGATO IL COORDINAMENTO PDL - REPUBBLICA.IT
a procura di Viterbo ha iscritto nel registro degli indagati Franco Fiorito per il reato di calunnia e falso e i componenti del coordinamento regionale del Pdl del Lazio nell’ambito dell’inchiesta sulle fatture gonfiate o false. L’ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe personalmente o tramite terzi falsificato le fatture relative alle spese sostenute dall’ex capogruppo Pdl alla Regione Francesco Battistoni. L’esponente politico è arrivato a Viterbo intorno alle ore 10.30 di questa mattina per essere ascoltato dal pm Massimiliano Siddi, titolare dell’inchiesta. L’interrogatorio è durato quasi cinque ore e solamente intorno alle 15 del pomeriggio ha lasciato la Procura. L’ex tesoriere era stato ascoltato dai pm di Viterbo il 24 settembre scorso, ma in qualità di testimone. Adesso invece come indagato. Intanto, potrebbe concludersi la parabola di Vincenzo Piso al timone del Pdl del Lazio. Che però ci tiene a precisare: "Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Siamo ai limiti della fantascienza, anzi ci siamo dentro. È una situazione kafkiana". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha espresso solisarietà a Vincenzo Piso "vittima di una situazione paradossale. Come ho già avuto modo di dire, i veri processi iniziano e finiscono in tribunale, non sulle agenzie o sui giornali".
Il fascicolo sulle fatture gonfiate o false. E’ scaturito da una denuncia per diffamazione a mezzo stampa contro il giornalista Paolo Gianlorenzo presentata dai legali di Francesco Battistoni, anche lui ex capogruppo Pdl alla Regione e acerrimo nemico di Fiorito, e da due aziende viterbesi: in oggetto la pubblicazione su un sito web una decina di fatture relative alle spese sostenute da Battistoni. Fatture che, secondo il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, ’sono state evidentemente e grossolanamente alterate o completamente falsificate’. Gianlorenzo ha sostenuto che le fatture gli erano state consegnate da qualcuno ’vicino’ a Fiorito. "Il giornalista della testata online avrebbe dichiarato alla stampa che queste fatture gli sarebbero state fornite da Fiorito, per questo motivo la Procura ha chiesto di sentire il mio assistito. Ma Fiorito e questo giornalista non si conoscono, né ci sono stati intermediari per la consegna di fatture da una parte all’altra - ha spiegato Carlo taormina, legale di Fiorito - L’interrogatorio si è svolto in modo sereno. Sono state date all’autorità giudiziaria tutte le indicazioni affinché si possano identificare i soggetti che hanno falsificato le fatture pubblicate online". La magistratura sta accertando se quanto pubblicato dal giornale online corrisponda al vero.
L’ex capogruppo è già indagato per peculato e in particolare a Roma si indaga su alcuni trasferimenti sui suoi conti correnti personali (di cui alcuni all’estero) di fondi destinati al gruppo del Pdl alla Pisana. Proprio questa mattina anche la ex del consigliere, Samantha Reali, si è recata presso gli uffici delle Fiamme Gialle per essere ascoltata come testimone nell’ambito della stessa inchiesta. Tra i bonifici ne risulta infatti uno a suo favore.
Indagati i membri del coordinamento del Lazio. Alcuni degli esponenti indagati avrebbero preso parte a una riunione del Pdl del 12 settembre scorso nella quale si decise di affidare alla stampa, e dunque di pubblicare, alcune fatture del gruppo Pdl della Regione. Quelle fatture però arrivarono sul tavolo della riunione già falsificate, non semplicemente ritoccate sottolineano i pm ma ’’fotocopiate e poi riempite con cifre false’’. Dunque, chi partecipò a quella riunione autorizzò la diffusione di un documento falso e ora sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati. Indagini sono in corso per capire se i partecipanti alla riunione hanno concorso anche alla creazione dei documenti falsi.
Pdl pensa rimozione di Vincenzo Piso. Voglia di cambiamento nel Pdl, dopo il pandemonio scatenato dal caso Fiorito. Da qui la probabilità, in tempi brevi, della nomina di una sorta di coordinatore a tempo che gestirebbe la situazione fino alle elezioni, svolgendo il suo compito con i poteri di un commissario che si confronterebbe con i vertici nazionali del partito: Berlusconi, Alfano (che lo nominerà dopo avere sentito l’ex premier) e i tre coordinatori. Sul tavolo c’è, e da qualche giorno, il nome di Giuseppe Marinello, deputato e uomo di fiducia di Alfano, che però ufficialmente smentisce: "Ho avuto modo di parlare con il segretario del Pdl sia giovedì che venerdì ma non mi ha detto nulla di tutto ciò". Tuttavia Marinello si è detto pronto a mettersi "a disposizione del partito che mi ha dato tanto" e a "valutare le proposte che eventualmente mi verranno fatte". Secondo alcune indiscrezioni la ’soluzione Marinello’ sarebbe stata accantonata, per il momento, dopo l’intervento di Alemanno a sostegno del suo compagno di corrente Piso. Ma le sorti dell’attuale coordinatore sembrano proprio segnate. A giocare a suo sfavore tutta una serie di eventi negativi dalla mancata presentazione della lista Pdl alle regionali 2010, al caso Piccolo, fino alla ’bomba’ Fiorito e, dulcis in fundo, il coinvolgimento del coordinamento nell’inchiesta della Procura di Viterbo, che gli è costata la sfiducia di trequarti del Pdl laziale. Che adesso chiede ad Alfano un segnale forte di inversione di rotta in vista delle prossime scadenze elettorali, a cominciare dalle regionali. Quello che per molti sembra essere l’appuntamento con le urne più vicino (rispetto alle elezioni nazionali e comunali) all’interno del Pdl non viene visto da alcuni in maniera così imminente, come suggerirebbero le parole del ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. In sostanza, secondo più di qualche esponente il termine di dicembre viene inteso solamente come limite entro il quale fissare la data per il voto. Questo darebbe più tempo per organizzarsi. Una lista del Pdl, anche se con un nome diverso, con ogni probabilità ci sarà, così come una a sostegno del candidato governatore, bisognerà decidere invece se verrà presentata una lista civica, che contenga anche una componente di destra sociale, o se ci saranno due soggetti distinti. Infine, quanto al paventato ritiro di tutti gli altri assessori Pdl dalla giunta Polverini, in risposta al "taglio" dei vari Lollobrigida, Sentinelli, Zappalà e Mattei, si tratta di uno scenario che appare di difficile realizzazione perché le decisioni del presidente (dimissionario) della Regione erano state concordate proprio con Berlusconi.
Gruppo Pd furioso: "Non siamo Fiorito". "Ora basta. Non siamo come Fiorito". I consiglieri del gruppo Pd alla Regione Lazio sono infuriati. Non ci stanno a passare "per quelli che hanno sprecato i soldi". E sono pronti a dare battaglia nella direzione convocata per mercoledì. In quell’occasione potrebbe essere presentato un ordine del giorno che prevede la loro ’rottamazione’. In sostanza: fuori tutti i consiglieri attuali. L’iniziativa era partita da una lettera scritta nei giorni scorsi dai militanti del circolo democratico di Trastevere a Pier Luigi Bersani ed Enrico Gasbarra. Il capogruppo Esterino Montino è netto: "Finiamola con questa storia - dice - Mettere sullo stesso piano i consiglieri uscenti con Fiorito è roba da vergognarsi. Chi pensa questo si dovrebbe vergognare". Ancora più duro Marco Di Stefano: "Penso che ci sono avvoltoi in cerca di prede. Bachelet (che invita il Pd "a rinnovare le persone" e secondo il quale "le adesioni aumentano di ora in ora") ci può dire come spende i soldi del gruppo parlamentare. Non accetto insegnamenti da lui". Secondo Di Stefano "una cosa è aprire una discussione sui costi della politica, un’altra sulla nostra integrità morale. Se fosse così saremmo fuori strada. Non ci stiamo a pagare per colpe di altri". E aggiunge provocatoriamente: "Se Bachelet o altri pensano che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato e quindi la gente non ci voterà, si candidino loro. Poi vediamo". Enzo Foschi, che pochi giorni fa ha annunciato di rinunciare al vitalizio, è più possibilista. "Se nell’ambito della discussione di mercoledì il partito riterrà politicamente opportuno andare in quella direzione, a me andrà bene. Farò lo stesso campagna elettorale e mi spenderò per chi si candida". Poi però precisa: "Ma mi preme dire che essere messi alla stessa stregua di Fiorito non va bene".
Il vicecapogruppo regionale del Pd, Claudio Moscardelli, ritiene l’iniziativa "pienamente legittima" ma "non condivisibile. L’opposizione - sottolinea - ha fatto tante battaglie contro le politiche della Polverini. Voler cercare di associare il gruppo del Pd a certe vicende che non hanno nulla a che fare con la politica è assolutamente sbagliato. Il gruppo del Pd non ha avuto né Fiorito né Belsito". Claudio Mancini dice soltanto: "Parteciperò alla direzione. Quello che deciderà il partito andrà bene". Per Carlo Lucherini, invece, "stiamo parlando di un ordine del giorno che non passerà. Se così non fosse, sarebbe un grave errore politico perché metterebbe i consiglieri del Pd sullo stesso piano di Fiorito e di quelli del Pdl". Per Lucherini la proposta di non candidare i consiglieri uscenti "è infatti di Alfano rivolta a Bersani. Il tentativo è quello di fare di tutta un’erba un fascio. Ma non è così e non può essere cosi’".
(01 ottobre 2012)
PENATI RINVIATO A GIUDIZIO - REPUBBLICA.IT
La Procura di Monza ha chiesto al giudice per l’udienza preliminare il processo per Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, e altre 21 persone tra cui l’allora suo braccio destro Giordano Vimercati. Le ipotesi di reato per gli accusati sono, a vario titolo, di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. L’udienza preliminare, ancora da fissare, si terrà davanti al gup Giovanni Gerosa. Secondo l’accusa ci sarebbero stati pagamenti per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare il Piano di governo del territorio (Pgt), secondo criteri determinati, in riferimento alle due aree che avevano ospitate la Falck e la Ercole Marelli a Sesto San Giovanni. Nel primo caso le presunte irregolarità riguardano il piano di lottizzazione e la sua approvazione e adozione dal consiglio comunale. Nel secondo, oltre al piano di lottizzazione ci sarebbero state irregolarità sulle concessioni edilizie.
Penati: "Chiederò il rito immediato". "Voglio che si vada subito a processo, per questo intendo chiedere il rito immediato", ha fatto sapere Penati attraverso una nota. "Già dai prossimi giorni - ha aggiunto - con i miei avvocati valuteremo le condizioni per chiederlo. Ora potrò difendermi nel processo. Lo farò con tutte le mie forze e con la determinazione di cui sono capace, perché sono certo della mia correttezza".
Il grande accusatore. L’indagine ha avuto un’accelerazione l’estate dello scorso anno soprattutto dopo le dichiarazioni di Giuseppe Pasini, imprenditore, che si è presentato spontaneamente ai magistrati milanesi raccontando di essere stato vittima di soprusi da parte degli amministratori locali di Sesto San Giovanni che si sono succeduti a partire dal 2000-2001. L’inchiesta è poi stata trasferita da Milano a Monza. Il fascicolo dei pubblici ministeri Franca Macchia e Walter Mapelli riguarda 22 persone e la società Codelfa. Il processo è stato chiesto oltre che per Penati, già responsabile della segreteria politica di Pierluigi Bersani, e Vimercati, anche per Antonino Princiotta, ex segretario generale della Provincia di Milano; per l’imprenditore Piero Di Caterina (colui che avrebbe finanziato il partito, salvo poi chiedere indietro il denaro a Penati); per il vicepresidente del Consorzio cooperative costruttori, Omer Degli Esposti; per l’amministratore del gruppo Gavio, Bruno Binasco; per l’architetto Renato Sarno e l’ex amministratore delegato di Milano Serravalle, Massimo Di Marco. E ancora: per l’ex presidente della Banca Popolare di Milano, Massimo Ponzellini; il presidente della Banca di Legnano, Enrico Corali; gli imprenditori Enrico Intini e Roberto De Santis; Agostino Spoglianti, ai vertici del gruppo Sina, e per Marco Gadaleta e Paolo Golzio, amministratori di Energia e Territorio e di Energrid.
Non solo Sesto. Sotto la lente di Gerosa, oltre alle presunte tangenti relative alle aree ex Falck e Marelli, anche l’episodio della restituzione di una presunta mazzetta da 2 milioni di euro, per conto di Penati a Di Caterina, mascherata da caparra per un fittizio contratto di compravendita di un immobile; il capitolo che riguarda il Sitam, il sistema integrato tariffario dell’area milanese; le irregolarità che riguardano la realizzazione della terza corsia della Milano-Serravalle e i finanziamenti all’associazione Fare Metropoli, definita dai pm nell’avviso di conclusione delle indagini "mero schermo destinato a occultare la diretta destinazione delle somme" a Penati per le sue ultime due campagne elettorali.
(01 ottobre 2012) © Riproduzione riservata
PENATI SI DICHIARA ESTRANEO AI FATTI DODICI ANNI FA A SESTO E SETTE ALLA SERRAVALLE CON ACCUSATORE CHE DICE CHE IO L’HO OBBLIGATO A VERSARE QUATTRINI, GIUSEPPE PASINI TENTATO SINDACO DI SESTO E DI CATERINA
NON C’È UN ELEMENTO OGGETTIVO CHE CONFERMI LE TESI DELL’ACCUSA, NON C’È UN EURO SUI CONTI MIEI O DEI MIEI FAMILIARI. CHIEDO DI ANDARE IMMEDIATAMENTE A GIUDIZIO
L’ex sindaco di Sesto e consigliere regionale in Lombardia, per il quale la procura di Monza ha chiesto il processo per le accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti: "Non c’è un solo elemento oggettivo a mio carico, e lo dimostrerò in aula"
LO SCANDALO DEI RIMBORSI DELLE PROVINCE
L’Huffington Post
SANT’ANNA SENZA GIUSTIZIA
SANT’ANNA SENZA GIUSTIZIA
La rabbia dei sopravvissuti: restituiremo la medaglia alla Germania
Economia&Finanza
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Ora Penati si dimetta dalla Regione "Sistema Sesto": le accuse sono corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Anche Confindustria apre a un Monti bis. Juve e Napoli volano in testa alla classifica. Entrate nel cuore del giornale
di GIANLUCA LUZI
Tangenti ex area Falck, Penati a processo La richiesta della procura di Monza per l’ex sindaco di Sesto ed ex presidente Pd della Provincia di Milano. Tra le accuse corruzione, finanziamento illecito ai partiti, concussione. Lui nega tutto: "Non c’è un solo elemento oggettivo" di LUCIA TIRONI
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Le inchieste e gli sprechi degli enti in via di cancellazione: spesi quasi 11 miliardi ogni anno. Gli amministratori sono oltre 1700. E molti approfittano dei rimborsi per l’attività politica. Giovedì il decreto sui tagli di E. LAURIA e G. SANTERINI
SI SONO fatti rimborsare tutto. Tutto. Dall’acquisto di calendari, bandierine e display all’invio di pacchetti di migliaia di sms, dalla fornitura di t-shirt ai cartoncini augurali per Pasqua e Natale, dalle missioni a Malaga (si può forse mancare al "forum delle città euroarabe"?) agli spazi televisivi. Parola d’ordine: attività istituzionale.
Che serve a giustificare anche l’acquisto di uno stock di dizionari Zanichelli, utili magari a un ex assessore passato alla storia per aver definito la Sicilia "un’isola accerchiata dal mare". Una ricevuta e via, ecco il pagamento a piè di lista. Ne hanno fatta tanta, di attività istituzionale, i consiglieri provinciali di Catania, se in un anno - come ha rivelato ieri il settimanale S - sono riusciti ad accumulare spese per 215 mila euro. Una cifra con la quale, in Sicilia, una famiglia media campa per dieci anni, secondo le stime della Banca d’Italia.
Una cifra che, moltiplicata per il numero spropositato di Province (107), dà la dimensione di quanto costi la politica in questi enti intermedi che Monti vuole quasi dimezzare: oltre venti milioni di euro di soli trasferimenti ai gruppi che stanno dando vita a nuovi scandali. Per carità, il presidente dell’Unione Province Giuseppe Castiglione frena e dice che "molte amministrazioni, negli ultimi mesi, hanno cancellato questa voce". A partire dalla sua, che è proprio quella catanese.
Ma queste spesucce a disposizione di un esercito di amministratori (oltre 1.700) consolidano comunque un budget complessivo, per il personale politico delle Province, che con gli stipendi raggiunge 111 milioni di euro e una spesa complessiva di gestione per 11 miliardi. E danno il senso di come lo scialo, in questi anni, non ha riguardato solo le Regioni.
RIMBORSI, CHE PACCHIA
Da Pescara a Treviso, da Agrigento a Frosinone, si moltiplicano le spese allegre per gli amministratori "fuori sede". In Abruzzo si è gridato allo scandalo quando "il Centro" ha svelato i rimborsi viaggi dei consiglieri: 8.425 eutro ad aprile, un quarto dei quali appannaggio del presidente Giorgio De Luca, che ha irrobustito il suo stipendio con oltre duemila euro accordati per percorrere (quante volte?) i 37 chilometri che separano la sua residenza di Manoppello da Pescara.
A Treviso la giunta Muraro ha messo insieme 177 mila euro di rimborsi viaggi in un anno. E in un solo mese, marzo 2011, il vicepresidente Floriano Zambon (Pdl) ha presentato spese per trasferimenti pari a 5.308 euro. Il Pd ha calcolato che con quella cifra Zambon deve essere andato da casa sua a Conegliano fino in ufficio a Treviso per 32 giorni consecutivi, compresi sabati e domeniche, con una evidente forzatura del calendario. Il rimborso è solitamente calcolato sulla base di parametri fissati dall’Aci ma basta un’autocertificazione per attestare quanti spostamenti si fanno.
Così le cifre rimborsate variano notevolmente da una provincia all’altra: ad Agrigento 13 mila euro al mese, a Frosinone 8 mila. Poi ci sono i vantaggi indiretti che giungono da altri tipi di rimborsi: Castiglione rivela di aver segnalato alla Guardia di finanza il caso di alcuni consiglieri provinciali che, dopo l’elezione, hanno ottenuto sospette promozioni nelle piccole aziende o cooperative di cui sono dipendenti. L’ente si è così trovato costretto a pagare ingenti rimborsi ai datori di lavoro per la partecipazione degli stessi dipendenti a sedute d’aula o di commissione. L’ombra è quella di una truffa: "Ci sono consiglieri che costano tre volte il presidente", afferma Castiglione.
LE PALME E ALTRE SPESUCCE
Di peculato deve rispondere anche Eugenio D’Orsi, presidente della Provincia di Agrigento, sotto processo perché avrebbe fatto piantare nel giardino di casa 40 palme acquistate dall’ente al costo di 150 euro l’una. Vicenda tragicomica, che la dice lunga su un certo senso di grandeur - e di impunità - che ha caratterizzato l’attività degli amministratori provinciali.
Come dimenticare sprechi tentati o perpetrati quali l’acquisto da parte della Provincia di Reggio Calabria (poi rientrato fra le polemiche) di un pianoforte a coda da 120 mila euro? Duemila chilometri più a Nord, un finanziamento da 2.400 euro per un torneo di beach volley (a Bolzano!) è invece costato a Luis Durnwalder una condanna da parte della Corte dei Conti. Per non parlare dell’inguaribile vizietto del gettone-premio: 32 amministratori e dirigenti della Provincia di Caserta sono sotto inchiesta da parte della Corte dei conti perché avrebbero concesso ai dipendenti di un’azienda partecipata indennità, premi e permessi non dovuti. Dodici milioni il danno erariale stimato.
E tutta la giunta della Provincia di Arezzo, a cominciare dal presidente Roberto Vasai, è indagata per aver corrisposto indebiti compensi (17 mila euro) ai responsabili dei tre ambiti di caccia. Decisamente maggiore - un milione di euro - è la cifra che la magistratura contabile contesta al presidente della Provincia di Palermo, Giovanni Avanti, per i contratti da "esterni" accordati al suo staff.
IN FESTA SULLA NAVE CHE AFFONDA
Lo sperpero è proseguito, anche quando sulla testa delle Province cominciava ad agitarsi la scure del governo: a dicembre i consiglieri di Siracusa si regalarono 19 tablet con connessione a Internet, non si sa mai. Noncurante del decreto "Salva Italia" che prevede la soppressione delle giunte provinciali, il presidente messinese Nanni Ricevuto a giugno ha portato a 15 il numero dei suoi assessori: tre in più di Roma.
A Milano è pronto il bando della giunta provinciale per la realizzazione di una nuova lussuosa sede, con tanto di torre di 12 piani, dal costo di 43 milioni. E ciò malgrado, per effetto della spending review, la Provincia di Milano fra poco più di 400 giorni dovrebbe scomparire a favore della città metropolitana. Stessa sorte che tocca alla Provincia di Roma, che pure fra le polemiche - e un’inchiesta della Corte dei conti - si appresta a trasferirsi nei nuovi uffici dell’Eur costati non proprio una bazzecola: 263 milioni.
(01 ottobre 2012) © Riproduzione riservata