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 2012  ottobre 01 Lunedì calendario

Così Berlino ha scaricato la crisi delle sue banche su Italia, Spagna e Grecia - Brutti, sporchi e cattivi

Così Berlino ha scaricato la crisi delle sue banche su Italia, Spagna e Grecia - Brutti, sporchi e cattivi. Con­tinuiamo a essere conside­rati tali dall’impero tede­sco. Spagna e Italia (per non parla­re di Portogallo e Grecia) non me­ritano giudizi diversi. E quindi contrordine: il meccanismo euro­peo di stabilità ( Esm) comprerà ti­toli del debito pubblico, ma solo dei Paesi a tripla A.L’esatto contra­rio di quello per cui è stato creato. L’obiettivo era mobilitare risorse per membri dell’Esm in situazio­ni di grave difficoltà, per salva­guardare la stabilità finanziaria dell’Eurozona. Il bazooka contro la speculazione, ma martedì i mi­nistri delle Finanze di Germania, Finlandia e Olanda ne hanno di fatto bloccato il funzionamento. Uscito dalla porta il 12 settembre, col via libera della Consulta tede­sca, il rischio che non sia mai ope­rativo è rientrato dalla finestra. I mercati ne hanno puntual­mente avuto percezione da metà settembre, contribuendo alla mo­difica in negativo delle aspettati­ve. Infatti mentre nelle prime due settimane di settembre gli spread tra Btp e Bonos sul Bund erano net­tamente calati, rispettivamente, da 451 punti base a 331 e da 552 a 415, nelle ultime due settimane è tornato il nervosismo: spread in al­talena e rialzo fino a 365 punti per i titoli italiani e fino a 450 punti per i titoli spagnoli. Come volevasi dimostrare. Per usare le parole del direttore gene­rale del debito pubblico del Teso­ro italiano, Maria Cannata: «È sta­to accolto molto positivamente l’annuncio della Bce di inizio set­tembre, ma ci sono ancora diversi passi da compiere a livello euro­peo, e fino a quando questi non si definiscono completamente, ci possiamo ancora attendere volati­lità sui mercati». Insomma, il ba­zooka della Bce ( l’acquisto,illimi­tato nelle quantità e nel tempo di titoli di Stato con scadenza a 3 an­ni) c’è e può sparare, anche se an­cora non è stato utilizzato. L’Esm, invece, non solo è ancora tutto da costruire, ma, alla luce di quanto accaduto martedì scorso, forse non sparerà mai. Motivo del con­tendere, alquanto pretestuoso, e oggetto del comunicato dei mini­stri delle Finanze tedesco, finlan­dese e olandese, che insieme de­tengono il 35% del fondo, una quo­ta tale da bloccare qualsiasi deci­sione, è stato l’accordo sulle ban­che spagnole di giugno. Oggi i fal­chi ci ripensano: «Senza supervi­sione unica bancaria, l’Esm non potrà procedere con la ricapitaliz­zazione diretta delle banche ».Og­gi l’Esm dovrebbe servire solo alla Spagna per circa 60 miliardi. Ma l’Esm resta inattivo, ma, parados­so dei paradossi, ha l’obbligo di in­vestire comunque i primi versa­menti effettuati dagli Stati (33 mi­liardi, che diventeranno 80 a ini­zio 2014). E lo farà acquistando i ti­toli più sicuri dell’Eurozona, vale a dire i titoli del debito pubblico dei Paesi a tripla A: tedeschi, fin­landesi, olandesi. Ecco spiegato il nervosismo degli spread delle ulti­me due settimane. Il punto è sempre l’Unione euro­pea a trazione tedesca che riman­da le decisioni. La Germania calvi­nista dei «compiti a casa»,delle po­litiche economiche sbagliate im­poste ai Paesi sotto attacco specu­lativo, della recessione e dell’unio­ne banca­ria costruita a propria im­magine e somiglianza. La posizio­ne di Angela Merkel è molto chia­ra: vigilanza unica affidata alla Bce certamente, ma solo sulle ban­che di rilevanza sistemica, assolu­tamente no sugli istituti regionali - le Landesbanken- o sulle casse di risparmio - le Sparkasse - dove si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale. Di questo passo, cara Cancelliera, non si va da nessuna parte. La cronaca ci porta a un cattivo pensiero. E se all’origine della tempesta perfetta fosse proprio la Germania? Sanno tutti che le ban­che tedesche sono quelle con la maggior quantità di titoli pubblici greci e spagnoli in portafoglio, nonché con la maggior quantità di titoli tossici. Non a caso, la pri­ma banca a dover richiedere il sal­vataggio con lo scoppio della bol­la immobiliare e la crisi dei mutui subprime è stata la tedesca Ikb Deutsche Industriebank (luglio 2007) salvata dalla Cassa depositi e prestiti tedesca. E ancora, per quanto riguarda l’Italia, la corsa a rialzo dei rendi­menti dei titoli di Stato comincia a giugno 2011, ma in realtà la tempe­sta perfetta si stava preparando già da qualche mese. In effetti, tra febbraio e maggio 2011,c’è calma piatta sui mercati, i rendimenti dei Bund decennali stabili attor­no al 3,28%, massimo dagli ultimi anni, e i rendimenti dei Btp stabili, tra il 4,73% e il 4,84%, con 150 pun­ti di differenza. Calma piatta con i rendimenti dei titoli del debito pubblico della Germania su una curva ascendente, per i problemi della finanza privata: le banche, oggettivamente a rischio. La finan­za privata tedesca reagisce male agli stress test cui è sottoposta dal­l’Autorità bancaria europea (EBA) nell’aprile 2011 e ai vincoli di ricapitalizzazione previsti da Basilea 3 (12 settembre 2010). Al­to rendimento dei Bund significa deprezzamento e conseguente prospettiva di ricapitalizzazione per le banche che li detengono. La reazione è geniale, cinica e ir­responsabile: la finanza privata te­desca decide di trasferire la crisi potenziale del suo sistema banca­rio sui Paesi più deboli dell’Euro­zona. Come? Vendendo e dando indicazioni generalizzate di ven­dere i titoli del debito sovrano, pre­valentemente greci e italiani, sul mercato secondario, al fine di au­mentarne i rendimenti sul merca­to primario. Emblematica la ven­dita da parte di Deutsche Bank a giugno 2011 di titoli del debito pubblico greco per 500 milioni di euro (-28% rispetto all’esposizio­ne a dicembre 2010, pari a 1,5 mi­liardi) e Btp per 7 miliardi (passan­do da 8 miliardi a 1 miliardo di esposizione tra dicembre 2010 e giugno 2011:-88%). Questo segna­le innesca una reazione a catena che genera panico sui mercati e apre la strada alla crisi, con spread alle stelle e rendimenti al 7% per Spagna e Italia. La strategia tedesca mirava a un riequilibrio dei rendimenti, per ri­portare il Bund sotto il 3%. Ma l’operazione finisce per sfuggire di mano provocando la tempesta perfetta. Tempesta che alla Ger­mania rende molto bene. Il siste­ma­bancario tedesco si ricapitaliz­za a spese dei Paesi dell’Eurozona che finiscono sotto attacco della speculazione, indotta dai compor­tamenti delle banche tedesche. Per la finanza pubblica, il dimez­zamento dei rendimenti del Bund porta a un guadagno in termini di servizio del debito. Il sistema indu­striale acquisisce un ulteriore van­taggio competitivo. Ma non basta ancora. E qui sia­mo al paradosso dei paradossi. Questa strategia consente a Berli­no di addebitare ai Paesi vittime della manovra il costo della solu­zione dei propri problemi interni e di additarli come i responsabili della crisi, facendoli passare, ap­punto, come brutti, sporchi e catti­vi, così da imporre loro misure sangue, sudore e lacrime. Risultato: da un lato rendimen­ti dei titoli del debito pubblico te­desco più che dimezzati; dall’al­tro rendimenti quasi raddoppiati per i Paesi vittime della manovra, con relativo obbligo di ricapitaliz­za­zione e innesco del circuito per­verso alti rendimenti-deprezza­mento delle attività del sistema bancario-necessità di loro ricapi­talizzazione- credit crunch-bloc­co dell’economia-recessione. Tempesta perfetta, appunto. E il grande imbroglio continua. Dopo la grande paura del collasso dell’euro di luglio 2012,sembrava che fosse tornato un po’ di buon­senso, grazie al ruolo della Bce. Ma era solo un’illusione. È com­prensibile: se l’imbroglio finisse, per la Germania significherebbe la riproposizione dei problemi oc­cultati nel 2011. Da qui la riluttan­za della Merkel alla vigilanza uni­ca affidata alla Bce su tutte le ban­che e non solo su quelle di rilevan­za sistemica, e il blocco all’Esm. Tutto torna con buona pace dei pusillanimi e dei conniventi di ca­sa nostra, che pur di sconfiggere Berlusconi hanno accettato passi­vamente di diventare sudditi sciocchi, imbelli, ancora una vol­ta dell’imperatore tedesco. Fino­ra abbiamo pagato caro in termini di sovranità e di recessione.Ades­so l’obiettivo sta per spostarsi sul­la predazione dei nostri gioielli di famiglia: Eni, Enel, Finmeccani­ca. E per noi un fulgido futuro da club Med: sole, pizza e amore. Pre­sidente Monti, ha qualcosa da di­re?