Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sul caso Berlusconi/Ruby/festini/Emilio Fede e quant’altro, siamo entrati nella zona punture di spillo o di spillone, dichiarazioni, nuovi attacchi della magistratura ai margini del berlusconismo, politici in bilico tra uno schieramento e l’altro che si spostano di mezzo centimetro di qua o di là, tutto un tramestìo o lavorìo che sarebbe assai noioso da raccontare se non fosse per l’ipotesi bomba che gli sta sopra, quella cioè della Grande Caduta.
• Riferisca, per favore, col minor numero possibile di parole.
Napolitano, presentando un libro su Berlinguer: «Occorre una maggiore sobrietà nei comportamenti». Bertone, segretario di Stato della Santa Sede: «Il Vaticano segue con preoccupazione le vicende italiane. La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». La parola “Berlusconi” non viene detta, ma tutti hanno capito. La Chiesa è nervosa, non vuole ancora pronunciarsi esplicitamente da un grande pulpito, ma lascia che “Famiglia cristiana” attacchi a testa bassa e che l’ “Avvenire” rampogni severamente. Poi c’è Bossi: «Berlusconi l’ho trovato gibollato» (ammaccato?), «i magistrati hanno sicuramente esagerato», «Berlusconi deve essere più cauto, tutti i insieme devono abbassare i toni. Anche i magistrati». Ci sono quindi le disavventure dei Responsabili, che dovrebbero rinsaldare la maggioranza (in realtà stavano già nel conto, e aggiungono poco o niente al numero dei berlusconiani), prima 20, poi 19, poi di nuovo 20, poi 18, adesso di nuovo almeno 20 – numero indispensabile per fare gruppo – grazie al prestito di due deputati da parte del Pdl. Questo è il gioco del «mi sposto/non mi sposto» che può far andare sotto oppure salvare il governo in ogni istante. La Corte di Cassazione ha poi sentenziato che l’ex sottosegretario Cosentino, in odore di camorra, è effettivamente pericoloso. E la Procura di Firenze accusa Verdini di fatture false per 300 milioni. Ho certamente dimenticato qualcosa.
• Senta un po’, ma, a parte la berlusconeide, la politica sta ferma? Non ci sarebbe qualche appuntamento importante da rispettare?
Il primo appuntamento importante, in ordine di tempo, riguarda ancora quella che lei chiama “berlusconeide”. Lunedì prossimo è in calendario alla Camera il voto di sfiducia sul ministro Bondi, responsabile, secondo i suoi avversari, del crollo di Pompei. Alle due mozioni già presentate da Pd e Idv, s’è aggiunta ieri quella del Terzo Polo (Udc, Fli, Api) il che allarga ulteriormente la distanza tra Berlusconi e Casini. Ma il voto potrebbe essere rimandato, con la scusa che molti deputati dovranno partecipare al Consiglio d’Europa (24-28 gennaio) e non ci sarà probabilmente il numero legale.
• E il federalismo? Non siamo arrivati al dunque?
È all’esame della commissione bicamerale il decreto sulla fiscalità dei comuni. In pratica: come condividere con le città le entrate del fisco, e la cedolare secca sugli affitti, cioè i padroni di casa invece di denunciare l’affitto che incassano col resto dei redditi Irpef pagherebbero un 20 o un 23% di tassa secca, e una parte di questo importo andrebbe alle famiglie. Provvedimento complicato, sul quale i sessanta membri della Commissione sono divisi esattamente a metà: quindici di qua, quindici di là. Decisivo sarebbe il voto del senatore Baldassarre, il quale fino ad ora s’è detto contrario al testo del provvedimento così com’è e ha chiesto una proroga dei termini per l’approvazione (scadono il 28 gennaio). Questa proroga si discute oggi. Nonostante l’incertezza generale, però, Bossi si dice «sicuro al cento per cento» che il decreto passerà.
• Con questo, il federalismo sarà definitivamente approvato?
No, l’ultimo decreto dovrebbe passare a metà marzo, una data che l’altro giorno i leghisti consideravano con tristezza: «A quell’ora saremo già a casa».
• Caso Bondi e federalismo? Non c’è altro?
Praticamente non c’è altro. Entro la fine di febbraio bisogna convertire in legge un decreto sulle missioni militari. A marzo dovrebbero essere votati gli ultimi due provvedimenti federalisti, poi toccherà alle «disposizioni in materia di procedimento penale, ordinamento giudiziario ed equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo», disegno di legge su cui ci possiamo figurare una gigantesca battaglia in Parlamento. Sì, in effetti, il Camera e Senato sono semiparalizzati dal caso Ruby e dalla debolezza della maggioranza. Pare che tutti stiano in attesa di qualcosa che rimetta in moto la politica. Chissà che cosa. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/1/2011]
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