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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

“Ti servono 4 racchette?” Così si trucca il tennis - Le terribili alluvioni australiane hanno risparmiato gli Open, ma a increspare le acque apparentemente placide del tennis ci pensano onde sotterranee che periodicamente riaffiorano parlando di scommesse

“Ti servono 4 racchette?” Così si trucca il tennis - Le terribili alluvioni australiane hanno risparmiato gli Open, ma a increspare le acque apparentemente placide del tennis ci pensano onde sotterranee che periodicamente riaffiorano parlando di scommesse. Nella corrente dei dubbi finiscono i match che richiamano «giocate» fuori dalla norma, su cui dal 2008 vigila una Tennis Integrity Unit che fa capo ad Atp e Wta, i due circuiti pro, e alla federazione internazionale. Le magagne più sporche però faticano a venire a galla, spesso nella rete delle inchieste della Tiu finiscono giocatori inconsapevoli, estranei alle «giocate» proibite che si fanno attorno al campo. A Melbourne, lo ha rivelato il sito internet www. ubitennis.it, è toccato a Filippo Volandri, ex Davisman ed ex n.25 (ora 88), dover rispondere alle domande dei detective della racchetta, guidati da John Reese, ex investigatore di Scotland Yard. Tre anni e mezzo dopo il caso Davydenko – molto rumore ma nessuna sanzione e tante scuse al russo – e le squalifiche degli azzurri Di Mauro, Starace, Bracciali, Luzzi e Galimberti, che peraltro giocarono cifre irrisorie su match non loro (e hanno fatto appello contro l’Atp), nell’ansa dei grumi sospetti è finito il primo turno dell’Atp di San Pietroburgo dello scorso 25 ottobre, perso 3-6 6-3 6-2 da Volandri contro il georgiano Gabashvili (n.78). L’andamento oscillante della partita, il volume anomalo delle giocate per quell’incontro (poco meno di 3 milioni di euro) ha insospettito la società di scommesse online Betfair. Come da protocollo è scattata l’inchiesta, non certo l’unica sui tavoli della Tiu. «Sono tranquillissimo», scuote la testa incredulo Filippo, rientrato in Italia dopo la sconfitta a Melbourne. «Perché il fatto non sussiste. La parola indagine è esagerata, mi hanno fatto delle domande molto serene su una partita su cui so che è stato giocato molto, ma niente di più. Mi dispiace rischiare una figuraccia per una cosa che non esiste». Della buonafede di Filippo – cui l’Australia porta male: due anni fa prima degli Open fu sospeso dall’Atp per un malinteso sull’utilizzo di un medicinale cui aveva diritto - non c’è motivo di dubitare. Ciò non toglie che quello delle scommesse illegale sia un male difficilmente estirpabile. Soprattutto nei tornei «challenger», o nei primi turni dell’Atp. Soprattutto in Russia, ma anche in Italia. Personaggi loschi, spesso contigui ad ambienti mafiosi, avvicinano i tennisti offrendo loro un guadagno spropositato, anche superiore al montepremi del vincitore. Per i peones del tennis non sempre è facile dire di no ad un «aiutino» di 4000-5000 euro che salva le spese e rappezza la stagione. C’è chi ingenuamente si lascia solo sfuggire qualche informazione confidenziale («il tal giocatore non è in forma»), chi dopo la volta finisce preda dei ricatti. «Basta reclutare due o tre giocatori a torneo, e il guadagno è garantito», spiegano voci anonime ma affidabili negli spogliatoi di Melbourne. «Una telefonata, o un sms in codice: “ci vediamo al tal torneo, per caso ti servono 4 racchette? O facciamo 5?”, e l’accordo è chiuso». Poi si passa alla Wall Street delle giocate. Su Betfair sono i privati a «tenere banco» uno contro l’altro, a «fare le quote» secondo dopo secondo, al variare del punteggio. Lo stesso match diventa pulito o sporco a seconda delle lenti di chi guarda: Betfair conosce i conti degli scommettitori a rischio, gli analisti sanno quando l’andamento delle giocate esce dalla norma e va segnalato (da anni con l’Atp c’è un accordo in tal senso). Un favorito con una quota bassa (1,23 per il successo di Gabashvili) che va sotto di un set, poi di un break nel secondo, che chiede addirittura l’intervento del medico (comportamento strano, che lo rende tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto). E le quote restano invariate (intorno all’1,33, con Volandri sopra di un set e un break), autentica cartina al tornasole che evidenzia il (probabile) trucco. Betfair è un betting-exchange, il miglior al mondo. Fa da intermediario: i clienti possono bancare o scommettere. Chiunque si azzardasse a bancare Gabashvili a una quota congrua trovava gente pronta a scommetterci su. Ingenui i primi, ben informati gli altri: questo secondo gli esperti della sicurezza di Betfair. Un match di tennis come se ne vedono migliaia. Oppure la stangata perfetta, perché apparentemente tutto è andato come doveva andare, con il favorito che vince. Ma intanto chi «sapeva» ha incassato, e gli ingenui sono rimasti incastrati.