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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

SOCIALISTI E COMUNISTI FAIDA DEI FRATELLI SEPARATI

Sono un elettore di sinistra di 75 anni; ho speranza di vedere nella mia vita cessare la faida fra socialisti e comunisti iniziata nel secolo scorso al Congresso di Livorno?
Roberto Zampetti rzampetti@gmail. com
Caro Zampetti, nella sua lettera lei sostiene implicitamente che la faida durò poco meno di un secolo. È vero. Quando Lenin proclamò i sacrosanti principi della III internazionale e invitò la sinistra europea a sottoscriverli, tutti i partiti socialisti entrarono in crisi. La prima scissione fu quella tedesca, consumata nel calor bianco della breve guerra civile che scoppiò in Germania dopo la disfatta. La seconda fu quella del partito socialista francese a Tours nel dicembre 1920 e la terza quella del partito socialista italiano a Livorno nel gennaio 1921. Vi furono più tardi i «fronti popolari» , vale a dire il tentativo di ricomporre l’unità sotto forma di un’alleanza estesa ad altri partiti e gruppi di sinistra. Quello spagnolo vinse le elezioni del febbraio 1936, quello francese ottenne la maggioranza dei voti nelle elezioni del giugno dello stesso anno e quello italiano fu sconfitto dalla Democrazia cristiana nell’aprile del 1948. Ma ciascuno di essi, indipendentemente dai risultati elettorali, ebbe una vita difficile, turbata da numerose divergenze e sempre fortemente condizionata dai vincoli di disciplina che legavano i partiti comunisti occidentali alla casa madre sovietica. Il primo sprofondò nel marasma della guerra civile, il secondo governò soltanto per un anno e il terzo esalò l’ultimo respiro dopo l’insurrezione ungherese del 1956. Nonostante le buone intenzioni, i socialisti e i comunisti erano condannati a litigare. I primi avevano assorbito, sia pure in dosi diverse da un Paese all’altro, la lezione revisionista di Eduard Bernstein; i secondi erano sottomessi, anche quando dettero prova di un certo pragmatismo, ai canoni ideologici dell’Urss. Gli esiti della Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda ebbero l’effetto di rendere le loro relazioni ancora più antagonistiche. Nei Paesi occupati dall’Armata Rossa i comunisti, dopo avere conquistato il potere, trattarono i fratelli separati peggio di quanto non trattassero i partiti borghesi. Non erano disposti a permettere che una parte della classe operaia sfuggisse al loro controllo. Alla sua domanda— vedrò la fine della faida?— devo rispondere, caro Zampetti, che il match è finito. Vi sono ancora nel mondo alcuni partiti comunisti, ma sono testimonianze e residui di un’epoca ormai conclusa. Nel lungo braccio di ferro del secolo scorso fra i due maggiori protagonisti della sinistra europea, il vincitore è certamente la social-democrazia. Ne abbiamo avuto una conferma constatando l’importanza assunta dai partiti socialisti, divenuti quasi ovunque, negli ultimi vent’anni, forze di governo o maggiori partiti di opposizione. Ho scritto «quasi ovunque» perché esiste in questo quadro l’anomalia italiana. Da noi i socialisti sono scomparsi nelle paludi di Tangentopoli e gli eredi dei comunisti, anche se per periodi relativamente brevi, sono andati al potere.
Sergio Romano