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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

Come difendersi dall’influenza? - Il picco di influenza è previsto la prossima settimana, a fine gennaio

Come difendersi dall’influenza? - Il picco di influenza è previsto la prossima settimana, a fine gennaio. Oltre alla malattia stagionale, anche quest’anno sono stati registrati in Italia numerosi casi di influenza A/H1N1. Perché? Già nei mesi scorsi l’Oms aveva dichiarato che tra il 2009 e il 2010, in tutto il mondo, erano stati confermati contagi da A/H1N1 in più di 214 Paesi e che sia nell’emisfero Sud sia in quello Nord il virus pandemico continuava a circolare, scatenando sporadiche infezioni. Anche quest’anno - spiega il professor Giovanni Di Perri, infettivologo all’Università di Torino - l’influenza è «A», e la stragrande maggioranza dei virus sono di tipo H1N1. Più di una persona è stata ricoverata in rianimazione ed è stata riattivata la rete di emergenza ospedaliera nazionale. Nei giorni del picco la situazione si aggraverà anche su questo fronte? I ricoveri in terapia intensiva allarmano e fanno più notizia degli altri contagi, ma la quantità di casi gravi registrati in tutta Italia «sono numeri attesi», secondo gli epidemiologi. Nessuna sorpresa, insomma: era tutto previsto. Neppure in Gran Bretagna, d’altronde, dove l’epidemia è in fase più avanzata, si sono registrati finora picchi di mortalità. Perché una banale influenza può portare una persona in rianimazione? L’influenza diventa malattia grave quando sfocia in polmonite: di solito il virus colpisce le vie aeree superiori, limitandosi a scatenare mal di gola o senso di formicolio, bruciore e tosse. Quando invece contamina le basse vie aeree dove avvengono gli scambi respiratori il risultato è l’insufficienza respiratoria. Si parla allora di polmonite influenzale, che è sempre grave. Il vaccino iniettato quest’anno è efficace sia contro il virus stagionale sia contro l’A/H1N1? Sì, perché è composto anche da un antigene analogo al ceppo A/California/7/2009 (H1N1), il cosiddetto ceppo Pandemico. Non si ricorda, prima dell’inverno 2009, un così elevato numero di persone in rianimazione. Che cosa è cambiato, rispetto agli anni passati? In prospettiva, può essere un motivo in più di preoccupazione? Rispetto ad altri, questo ceppo fortunatamente non può provocare un numero di forme più gravi di malattia. Il punto è che non circolava almeno dalla fine degli Anni 70, ciò significa che nel frattempo si è allargata la popolazione mai venuta a contatto con questo tipo di virus. Il che spiega anche il motivo di una diffusione così rilevante, e perché gli anziani sono più protetti dal contagio rispetto ai più giovani. Il loro organismo ha già conosciuto e combattuto quella forma virale. Qual è il periodo di incubazione del virus? Il ministero consigliava di farsi vaccinare entro il 31 ottobre. E’ ancora efficace farlo adesso? L’incubazione può essere anche di sole 24 ore, ma di solito trascorrono alcuni giorni. Quali sono le principali complicanze? Oltre alla polmonite, sono i malati cronici come i cardiopatici a correre il rischio maggiore. Nei bambini, di solito, s’aggravano di solito patologie come otiti e sinusiti. Che cosa fare, in caso di contagio? Forse è più utile ricordarsi che cosa non fare. Innanzitutto: non usare antibiotici contro l’influenza. Non solo è un farmaco inutile nel caso specifico, ma - in generale - è anche pericoloso: oltre a non essere efficace contro le infezioni di origine virale, l’esagerato ricorso agli antibiotici può favorire la selezione di germi resistenti. Il virus, in pratica, impara a difendersi dalle difese dell’uomo e, a lungo termine, rende il farmaco inutile. L’antibiotico è utile, invece, nel caso sorgano complicanze di origine batterica, che in genere colpiscono le persone in condizioni di salute già compromesse. La corretta terapia riguarda invece i sintomi: antipiretici contro la febbre, analgesici per cancellare quel senso di malessere, il mal di testa oppure la sensazione di ossa rotte e antinfiammatori. Il vaccino ci mette al riparo totale dai virus? Anche da quello H1N1? No. Ma tutti i medici concordano: anche quando non è in grado di prevenire l’infezione, comunque riduce notevolmente la frequenza e la gravità delle possibili complicazioni.