Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

La Cina sorpassa anche il Giappone - Dieci anni fa era la settima economia del mondo, nel 2005 ha superato l’Italia, nel 2007 la Germania e - ormai è ufficiale - nel 2010 la Cina ha sorpassato anche il Giappone

La Cina sorpassa anche il Giappone - Dieci anni fa era la settima economia del mondo, nel 2005 ha superato l’Italia, nel 2007 la Germania e - ormai è ufficiale - nel 2010 la Cina ha sorpassato anche il Giappone. Grazie a una crescita del prodotto interno lordo (pil) del 10,3%, l’economia del Dragone si piazza così al secondo posto, subito dietro gli Stati Uniti, che mantengono saldo il loro primato. Secondo Goldman Sachs, bisognerà aspettare fino al 2030 per vedere la Cina sorpassare gli Usa, in termini di Pil. Una corsa quella del Dragone che è proseguita anche a dicembre (+9,8%) superando le previsioni. Ma il “lato oscuro” della crescita cinese che preoccupa analisti ed economisti è l’inflazione. In tutto il 2010, i prezzi in Cina sono saliti del +3,3% (+7,2% i generi alimentari), una crescita superiore a quella «desiderata» dal governo di Pechino del 2%. Lo spauracchio dell’inflazione cinese, unito ai timori sempre più evidenti di un aumento dei tassi di interesse nel Paese con effetti negativi sui consumi, ha mandato in rosso le Borse. In Asia, Tokyo ha perso l’1,13%, ma ancora peggio hanno fatto le piazze di Hong Kong (-1,70%) e Shanghai (-2,92%). In Europa il listino peggiore è Londra (-1,82%), seguita da Stoccolma (-1,66%), Francoforte (-0,83%) e Parigi (-0,30%). Uniche eccezioni Madrid (+0,76%) e Milano (+0,37%) che sono riuscite a chiudere in rialzo, trainate da banche e assicurazioni. Anche New York ha chiuso in calo, con il Dow Jones a -0,01% e il Nasdaq a -0,77%. Tra i titoli più colpiti, invece, quelli dell’auto con Fiat Spa (-3,8%) e Volkswagen (-4,6%). Anche in questo caso la doccia fredda è arrivata da Pechino, che per contenere inflazione e consumi, ha annunciato di voler limitare a 250 mila unità all’anno il numero delle immatricolazioni di auto di quest’anno dalle 800 mila del 2010. I timori per una frenata dell’economia cinese hanno raffreddato anche il prezzo delle materie prime, provocando gli scivoloni di di Rio Tinto (-3,2%), Fresnillo (5,9%) e Xstrata (-5,1%). I dati economici di Pechino, che hanno sancito il sorpasso della Cina sul Giappone, sono arrivati durante la «storica» visita del presidente Hu Jintao negli Usa. In particolare ieri, a Washington, Hu Jintao ha firmato accordi per assorbire in Cina esportazioni americane per 45 miliardi di dollari e si è impegnato ad acquistare 200 aerei della Boeing. In Giappone, invece, il ministro dell’Economia, Kaoru Yosano ha incassato, senza polemiche, il sorpasso della Cina. «È meritevole di lode», ha detto Yosano, perché è il risultato della «realizzazione economica» di Pechino compiuta con gli sforzi del governo e della popolazione. Anche se Tokyo diffonderà i suoi dati 2010 il 14 febbraio, le stime parlano di un pil nominale del Giappone di 5.390 miliardi di dollari contro i 5.745 miliardi della Cina e i 14.624 miliardi degli Usa. Yosano ha rilevato che la forte crescita della Cina «porterà anche qualche beneficio all’economia nipponica». Le economie delle due potenze sono già molto collegate: l’interscambio commerciale è stato di 151 miliardi nella prima metà del 2010 (+34,5%), mentre Pechino è il principale partner commerciale di Tokyo. Ma nonostante il sorpasso, la Cina rimane indietro rispetto a molti Paesi se si considera il pil pro capite (il reddito per abitante), che secondo il Fmi è stato di circa 7.500 dollari nel 2010. Negli Usa il pil pro capite è di circa 47 mila dollari, in Giappone è di 33 mila dollari e di 30 mila in Italia. E ora gli occhi degli economisti sono puntati su un altro «fenomeno emergente»: l’India che, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, supererà l’Italia già dal 2015.