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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

SCIVOLONI IN TOGA

Nella inchiesta su Silvio Berlusconi e le feste di Arcore sono due i reati ipotizzati. Il primo è il più grave: concussione. E si origina nella telefonata fatta dal premier a Pietro Ostuni, capo di gabinetto della Questura di Milano, per informarsi del fermo di Ruby Rubacuori e dire che il consigliere regionale Nicole Minetti stava per recarsi in Questura ed era disponibile a ricevere l’affidamento della ragazza che era stata segnalata come “nipote di Moubarak”.
Le indagini su questo fatto lasciando perdere competenza territoriale o funzionale sono molto circoscritte: bastava sentire la versione di tutti i protagonisti di quella notte e comprendere se fosse stata violata qualche norma di legge. Per altro, un caso nessuno ha sollevato: il fatto che uno sia nipote di Moubarak o di Sarkozy non comporta alcun tipo di trattamento di favore davanti alla legge italiana: se uno non gode di immunità diplomatica dimostrabile attraverso i suoi documenti, è nelle condizioni di qualsiasi altro cittadino. Detto questo, per capire come sono andate le cose quella notte servono interrogatori dei testimoni. Al massimo l’intercettazione telefonica dei poliziotti o dei funzionari della Questura coinvolti quella notte per capire se ai pm avessero reso o meno falsa testimonianza. Perfino indagini sui loro conti bancari per verificare se fosse stato fatto un favore al premier in cambio di un proprio vantaggio patrimoniale. Non serviva altro. Figurarsi 100mila intercettazioni di ragazze maggiorenni e loro amici che con la concussione c’entrano un fico secco.
Il secondo reato che è imputato a Berlusconi è quello previsto dall’articolo 600 bis, comma 2 del codice penale. Meglio leggerlo chiaro per capire: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa fra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164”. Questo è il reato per cui si sta procedendo nei confronti di Berlusconi. E che scatta solo se uno concorda una prestazione sessuale a pagamento con un minore di età compresa fra i 14 e i 18 anni. Per incastrare Berlusconi bisogna quindi non solo dimostrare che abbia avuto rapporti sessuali con Ruby, ma che li abbia avuti conoscendo la sua minore età e concordando il pagamento della prestazione sessuale. Perché questo pochi lo sanno non è reato avere rapporti sessuali con una ragazza di 16 o di 17 anni. La materia è regolata dall’articolo 609 quater del codice penale: “Atti sessuali con minorenne”. Sono assimilati alla violenza sessuale se il minore ha meno di14anni.Osenehafra14e16 e chi fa sesso con il minore è “l’ascendente, il genitore, anche adottivo o il di lui convivente, il tutore ovvero altra persona cui per ragioni di cura,
di educazione, di istruzione, di vigilanza etc..”. Per queste ultime categorie di persone è violenza sessuale anche avere rapporti consensuali con un minore di età compresa fra 16 e 18 anni. In tutti gli altri casi non è reato. Come non è reato fare regali a un minore. Non lo è nemmeno a un minore con cui si siano avuti rapporti sessuali non punibili.
Per incastrare Berlusconi bisogna quindi dimostrare che sia andato a letto con Ruby concordando prima il costo della prestazione come si fa con una qualsiasi prostituta. Sarebbe reato: fino a tre anni di pena. Come la diffamazione a mezzo stampa di cui veniamo accusati spesso noi giornalisti. E come un altro reato, quello previsto dall’articolo 646 del codice penale: appropriazione indebita. Non è una citazione a caso dal codice. Perché questo reato è emerso anche nell’inchiesta su Berlusconi. Due protagoniste dell’inchiesta, Ruby e la brasiliana che la ospitava, Michelle, si sono infatti accusate a vicenda di essersi indebitamente appropriate di un gioiello: una collana con una croce verde. I pm di Milano hanno fatto indagini su quel gioiello. E hanno appreso che faceva parte di una partita di cento pezzi identici acquistata
da qualcuno per conto di Berlusconi da un orafo di Valenza Po. Ruby sosteneva di avere ricevuto in regalo la collana da Berlusconi. La sua versione era di fatto provata dalle indagini. Michelle sosteneva di averla ricevuta in regalo lei da un amico e che gliela aveva sottratta Ruby. Non c’era prova. I pm avrebbero dovuto procedere per appropriazione indebita nei confronti di Michelle (reato perseguibile di ufficio perché il bene è stato sottratto in casa dalla convivente). Ma hanno scelto di non procedere per un reato con pena edittale di 3 anni per non compromettere la loro indagine su Berlusconi per un reato con identica pena edittale: 3 anni. Lo hanno fatto perché gli avvocati di Michelle la scorsa estate avevano chiesto al Tribunale del riesame la restituzione della collana. Se la richiesta fosse proseguita, i pm di Milano sarebbero stati costretti a portare alla luce l’inchiesta segreta che stavano svolgendo sulle feste di Berlusconi. Così hanno preferito ignorare un reato da 3 anni per inseguirne un altro da tre anni (con basi assai più fragili) compiendo una scelta politica e non giudiziaria in barba a ogni norma del codice. Il loro obbligo è infatti perseguire i reati, non scegliere quello che va più a genio. Così il fatto ora dimostra con chiarezza quale fosse lo scopo dei pm: non un’indagine, ma la caccia grossa e con ogni mezzo per incastrare cinghialone Berlusconi. Ma quella sul gioiello di Ruby rischia di essere una brutta scivolata. In grado più di ogni altro particolare di fare togliere questa inchiesta ai pm milanesi.