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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

KARIMA E L’INTERROGATORIO BIFRONTE - C’è

un giallo, nel caso Ruby. Ruota attorno all’avvocato Niccolò Ghedini e a Luca Risso, il genovese proprietario di locali notturni come l’Albikokka e il Fellini che dice di essere il fidanzato di Karima El Mahroug, ovvero Ruby. È una storia che si consuma tra il 6 ottobre e il 3 novembre 2010 e che può essere letta in due modi diversi. Due scenari opposti, che lasciano aperte molte domande su cui stanno riflettendo i magistrati della Procura di Milano.
Primo scenario. Mercoledì 6 ottobre, Luca Risso è a Milano. Gli investigatori già al lavoro da mesi sul caso Ruby intercettano alcuni sms che Risso manda alla sua vera fidanzata, Serena. Alle 22.43 scrive: “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante... Ti racconterò ma è pazzesco!”. Serena risponde subito: “Stai attento... ricordati grano”. Alle 23.47, Serena domanda: “Ma dove sei? perché stanno interrogando Ruby? E perché tu ascolti tutto? C’è Lele o solo l’avvocato?”. Luca risponde alle 23.54: “C’è Lele, l’avv., Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza... Cmq tranquilla è tutto molto tranquillo. Sono qui perché pensano che io sappia tutto”. Tre quarti d’ora dopo, alle 00.39, Luca Risso telefona a Serena: “Sono ancora qua. Ora sono sceso un attimino sotto, sono venuto a far due passi... Lei è su, che si son fermati un attimino perché siamo alle scene hard con il Pr... con una... con la persona”.
La procura si chiede: chi è l’avvocato che sta “interrogando” Ruby? È Luca Giuliante, il dirigente del Pdl che a quell’epoca è il legale di Karima e anche di Lele Mora? Oppure è Niccolò Ghedini, già al lavoro - con grande lungimiranza - per realizzare indagini difensive per conto di Silvio Berlusconi? Gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Forno, stanno indagando da alcuni mesi sullo strano caso della minorenne Ruby. L’hanno anche già interrogata quattro volte (2 luglio, 6 luglio, 22 luglio, 3 agosto). Ma il 6 ottobre non lo sa ancora nessuno. Le prime notizie sul caso Ruby usciranno sul “Fatto Quotidiano” solo venti giorni dopo, il 26 ottobre. E Silvio Berlusconi sarà iscritto nel registro degli indagati, per concussione e prostituzione minorile, solo due mesi dopo, il 21 dicembre 2010. Ghedini non è nuovo a simili prove di divinazione: nel caso dell’intercettazione segreta Fassino-Consorte (“Allora, abbiamo una banca?”), l’indagine della Procura di Milano parte nell’ottobre 2009, ma l’avvocato sventola due mandati difensivi affidatigli dai fratelli Berlusconi ben tre anni prima: il 10 luglio 2006 da Paolo e il 26 ottobre 2006 da Silvio.
Se il legale di cui parla Luca Risso fosse Ghedini, saremmo di fronte a un pasticcio, con la presenza contemporanea, davanti all’avvocato che fa le domande e all’assistente che verbalizza, di Karima e di Mora. Se fosse Ghedini, e se Risso al telefono ha detto la verità, la procura avrebbe la certezza che nelle mani dell’avvocato del presidente del Consiglio c’è un verbale con le dichiarazioni di Ruby, che s’interrompe sul più bello, quando la ragazza arriva a parlare dei rapporti sessuali con Berlusconi (“Si son fermati un attimino perché siamo alle scene hard con il Pr...”). L’avvocato che compie indagini difensive può non depositare verbali dannosi per l’indagato, ma non può falsificare o concordare le versioni di un testimone, né chiedergli che cosa abbia risposto in precedenza ai magistrati. La procura sta riflettendo anche su un’altra telefonata, fatta da Ruby il giorno dopo, giovedì 7 ottobre. “Ascolta una cosa. Mi sono sentita con con lui”, dice Karima a Risso. “Lui! Lui... luiiii, Gesù... M’ha chiamato proprio tre minuti fa, poi dopo m’ha chiamato Rubba. Mi ha detto cheeee, s’è sentito con Lele (Mora), che io ho fatto, ho scritto tutte le cose, con l’avvocato, e m’ha dettoooo che ha saputo che ho ho detto tante cose. Le ho detto, guarda, io ho detto tante cose, ma ne ho nascoste tantissime... Mi fa, ma noi non siamo in pericolo, noi siamo in difficoltà, mi fa, però sono cose da superare. Le ho detto sì, però io ti volevo fare un’altra domanda, le ho detto, che è quella che m’interessa di più. Mi fa, dimmi, le ho detto, cioè, io voglio che almeno da tutta questa situazione io ne esca con qualche cosa... Lui fa, è normale...”.
La domanda a cui la procura sta cercando di rispondere è: c’è stato, tra il 6 e il 7 ottobre, un inquinamento delle prove, realizzato promettendo a Ruby denaro in cambio di una versione addomesticata dei fatti, come quella raccontata in tv ad Alfonso Signorini?
In questo giallo c’è poi un secondo scenario. Molto più tranquillizzante. Costruito con le testimonianze di alcuni protagonisti. Contattato al telefono dal “Fatto Quotidiano”, Luca Risso dice di non sapere nulla e di non avere memoria né delle sue telefonate né dei suoi sms del 6 ottobre: “Sinceramente non ricordo, ma sicuramente posso aver detto qualche scemenza alla mia fidanzata Serena, per nasconderle che vedevo Ruby”. Una sola cosa Risso ammette: “Quel giorno l’ho accompagnata in centro a Milano, ma non so da chi sia andata”.
Ghedini, che potrebbe sciogliere in un attimo ogni dubbio, contattato ripetutamente dal “Fatto”, ha ritenuto di non dover rispondere alle domande. Come sono andate le indagini difensive lo spiega invece l’attuale avvocato della ragazza, Massimo Di-noia. Ghedini ha sentito venti-trenta testimoni, ma mai Ruby. A fine ottobre ha mandato una lettera all’avvocato Luca Giuliante, chiedendo di sentire la ragazza, ma ciò non è avvenuto, perché nel frattempo Giuliante aveva lasciato la difesa di Ruby, assunta da Dinoia: “A me sono poi arrivate, per iscritto, le domande di Ghedini, che io ho rivolto a Karima. Le risposte, scritte, gli sono state inviate il 3 novembre”. E la procura? Attende i risultati delle indagini difensive, valutando intanto tutti gli elementi di questo giallo a due facce.