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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

I BTP SOFFRONO MENO DEGLI ALTRI - I

numeri non lasciano dubbi: il differenziale del rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi si è allargato in novembre e poi ancora a fine dicembre, seguendo la scia negativa degli spread degli stati dell’eurozona periferica. Ma il peggioramento del gap tra BTp e Bund, secondo l’opinione prevalente tra gli operatori del mercato, investitori e trader, è stato provocato prevalentemente dal contagio e non da un peggioramento a se stante del rischio-Italia, nonostante gli alti e bassi della crisi politica del governo Berlusconi.

Per Spagna e Belgio invece, gli altri due stati segnalati ieri nel Bollettino della Banca centrale europea assieme all’Italia, il deterioramento dell’affidabilità del rischio-sovrano per il mercato c’è stato, soprattutto per problemi in casa. I Bonos spagnoli rendono ben più di quelli italiani, e con oscillazioni di spread molto più violente, mentre il differenziale del rendimento tra Olos belgi e Bund tedeschi si sta allargando costantemente da novembre e anche da inizio anno è peggiorato. Il gap tra BTp e Bund a inizio novembre era di 163 centesimi, è salito fino attorno a 200 ma ieri ha chiuso a 157: da inizio anno si è stretto di 22 centesimi. Lo spread tra Olos belgi e Bund invece è passato dai 93 centesimi di novembre ai 110 circa di questi giorni: e da inizio anno si è allargato di 5 centesimi, come il Portogallo, in controtendenza rispetto al restringimento questo gennaio di Italia, Spagna, Grecia e Irlanda.

Al di là dello spread, indicatore di mercato secondario, anche l’esito delle aste italiane sul mercato primario da novembre a oggi ha confermato la tenuta del rischio-Italia. Il Tesoro ha continuato a collocare i suoi titoli sugli importi massimi della forchetta proposta, il rapporto tra domanda e offerta si è mantenuto in linea con i dati storici e l’aumento dei rendimenti in asta è rimasto allineato ai tassi del mercato secondario: per i traders, tutto tranquillo. La politica del rigore è stata confermata ieri dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che in un convegno a Roma ha ribadito: «Non possiamo continuare a fare più debito che ricchezza, più deficit che Pil». Ma ha anche difeso la spesa pubblica durante la crisi: «Abbiamo tenuto i conti ma abbiamo anche fatto una quota enorme di spesa pubblica su alcune voci concordate con l’Europa e le Regioni - ha puntualizzato -. Abbiamo garantito tutte le grandi voci di spesa sociale».

Le aste di Spagna e Portogallo a inizio anno invece sono state un evento ansiogeno per il mercato: sono andate bene e gli investitori hanno tirato un sospiro di sollievo ma la tensione resta alta. Il Portogallo sta raccogliendo in queste settimane piccoli importi ma deve rifinanziare questo mese, a febbraio e in marzo 3,5 miliardi mensilmente di Bot che scadono. Il blog "The source" del Wall street journal ha rilanciato la posizione italiana sui piani di salvataggio, riportando che Tremonti avrebbe «alzato la voce» a Bruxelles: i paesi con rating "AAA" si lamentano del potenziamento del veicolo EFSF ma servirà a salvare le loro banche, tedesche in particolar modo, perchè molto più esposte di quelle italiane.

«A fine 2010 gli spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi ha risentito della situazione negativa nell’eurozona periferica e si è allargato ma meno di quello di Spagna, Portogallo e Belgio. L’Italia è stata una vittima del contagio - ha commentato Chiara Cremonesi di Unicredit -. La crisi politica in Italia è molto diversa da quella in Belgio: in Italia la serietà della politica fiscale non è in discussione, l’impegno del rigore è impostato e rimarrà un pilastro portante. In Belgio invece la mancanza di un governo forte ha compromesso la politica sui conti pubblici perchè ora non c’è un serio programma di consolidamento. L’ultima asta dei titoli di stato belgi decennali è stata deludente». Il Belgio di solito raccoglie 5 miliardi mentre ne ha messi in cassa solo 3 con una domanda che inizialmente è stata riportata per 7 miliardi e poi confermata per solo 6 miliardi: il nuovo decennale di Bruxelles è stato venduto al rendimento massimo previsto.

Sulla solidità del rischio-Italia ieri è intervenuto Giuseppe Mussari, presidente dell’Abi: «Non c’è alcun rischio per i titoli di Stato italiani. È ovvio che c’è invece una speculazione internazionale che a volte colpisce anche l’Italia, come recita il bollettino della Bce», ha detto.