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 2011  gennaio 21 Venerdì calendario

L’EUROPA FA POLEMICHE E LA CINA DIVENTA LA SECONDA ECONOMIA


La Cina è diventata ufficialmente la seconda economia del mondo. Ha superato il Giappone che teneva la posizione dal lontano 1968. Un sorpasso, in verità, atteso da tempo. Al giro di boa dei nove mesi, il Pil nipponico era, secondo i dati dell’Ufficio di gabinetto di Tokyo, di 3.959,4 miliardi di dollari, leggermente meglio dei 3.946,8 miliardi registrati da Pechino nello stesso periodo. Il bruciante allungo del +9,8% dell’ultimo trimestre 2010, come reso noto ieri dall’Ufficio di statistica cinese, ha posto le basi per lo storico record. Pechino, infatti, ha finito il 2010 con un miglioramento complessivo del 10,3%, mentre Tokio si è fermata al 2%. Così è scesa dal secondo al terzo gradino. Certo c’è sempre il problema di capire esattamente l’attendibilità delle serie storiche fornite dal governo della Repubblica Popolare. Per il momento, comunque, si può dire che, fino a statistica contraria, Pechino sta davanti a Tokio
Segue a distanza la Germania nonostante un aumento del Pil del 3,6%. Come dire che la Cina viaggia ad una velocità più che doppia rispetto alla locomotiva europea. Tuttavia i tedeschi hanno avuto la grande abilità di mettersi nella scia del turbo-dragone. Un’operazione da cui hanno tratto grande beneficio. Il “made in Germany” gode sempre di un grande richiamo a Oriente e i cinesi, da quanto si vede ne vanno matti. Certo i problemi non mancano. L’inflazione a Pechino vola al 4,6%. Anche questa è doppia rispetto all’Europa. Una criticità che, se non risolta, potrebbe rallentare la produzione. Le autorità monetarie di Pechino, per raffreddare il motore, saranno, forse, costretti ad alzare i tassi d’interesse. In questa maniera troverà piena accoglienza la richiesta che viene dagli Stati Uniti. Vale a dire la rivalutazione dello yuan. Le merci cinesi saranno un po’ meno competitive. Le esportazioni dovrebbero rallentare la corsa del Dragone. Un brivido per il Pil di tutto il mondo.
Servirebbe una frustata dall’Europa. I dati forniti ieri dalla Bce rendono molto improbabile l’eventualità. Da Francoforte, infatti, arriva il consueto monito: serve più rigore. I conti pubblici sono stati sfiancati dalla crisi economica. Occorre fermare i motori e procedere alle necessarie riparazioni. Bisogna riportare il rapporto deficit/Pil il più vicino possibile alla soglia di sicurezza collocata al 3%. I suggerimenti della Bce provocheranno, con tutta probabilità il rallentamento della ripresa.
Tuttavia non c’è molto altro da fare. Anche perchè ieri la Bce ha spento le fiammelle di fiducia che, appena due giorni fa era stata accesa dalal giudizio di Fitch. L’agenzia di rating aveva dato un giudizio positivo sull’Italia dicendo che i conti pubblici sono ormai a posto. Ventiquattr’ore dopo l’istituto di Francoforte ha totalmente rovescitato il giudizio. Ha detto chiaramente che il debito italiano è entrato in area di rischio come quello spagnolo e quello belga. Chi ha ragione? Gli analisti di Fitch o i banchieri della Bce? In attesa di una risposta non resta che osservare l’altro verdetto che arriva da Francoforte. I salari tedeschi e quelli italiani nell’ultimo trimestre hanno conosciuto una frenata piuttosto sensibile. Un ammonimento che deve far riflettere proprio nel momento in cui si moltiplicano gli incitamenti all’Italia perchè segua il modello tedesco. E’ proprio certo che sia questa la strada giusta? Vedremo.