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 2010  marzo 06 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ieri sera, poco prima delle 22.00, il governo ha varato un ”decreto legge interpretativo” in quattro articoli che potrebbe/dovrebbe rimettere in gioco sia la lista del Popolo della Libertà a Roma (elezioni regionali del Lazio) sia il listino collegato al nome di Roberto Formigoni, candidato presidente in Lombardia. E, con Formigoni, riammetterebbe alla gara anche il Popolo della Libertà e la Lega, le cui liste erano collegate al nome di Formigoni ed erano decadute con lui.

Che cosa dice questo decreto interpretativo?
Primo: che i termini di presentazione delle liste si basino anche sul fatto che con qualsiasi mezzo si dimostri la circostanza che si era presenti nel luogo di consegna nei termini stabiliti dalla legge. Secondo: che la documentazione possa essere verificata anche in un secondo momento, per la parte che attiene ai timbri e alle vidimazioni. Terzo: che al Tar possano ricorrere le liste non ammesse, mentre per le liste ammesse contro le quali è stato fatto ricorso ci si può rivolgere al tribunale amministrativo solo dopo il voto. Quarto: il decreto si applica già alle prossime elezioni regionali. Ciascuno dei quattro punti si riferisce – e intende sanare – uno dei pasticci in corso. Primo punto: riuscendo a dimostrare “con qualsiasi mezzo” che Alfredo Milioni era nell’area prescritta del tribunale prima di mezzogiorno lo scorso sabato, si costringerà (forse) la Corte d’appello ad ammettere la lista del Pdl esclusa a Roma. Secondo: attraverso questa interpretazione, la lista che ha problemi solo con bolli e timbri deve intanto essere ammessa e ai timbri e ai bolli si penserà dopo. Il terzo punto intende parare una vecchia pronuncia del Consiglio di Stato che vieta al Tar di esaminare ricorsi in materia elettorale nel mese precedente le elezioni. Il quarto punto non ha bisogno di spiegazioni.

Funzionano questi rimedi?
Temo di no e mi pare difficile che il Presidente possa firmare, benché ieri pomeriggio sia stato tutto un discutere tra gli esperti del Quirinale e quelli di Palazzo Chigi per arrivare a un testo che, formalmente almeno, non presentasse problemi. Il Consiglio, che era stato convocato per le 18, è slittato poi alle 19,30 ed è effittvamente cominciato alle 21 e 10. Il testo è stato stilato in 35 minuti. Credo che il Capo dello Stato se lo terrà tutto oggi per decidere. Di Pietro reclama l’intervento dell’esercito, Bersani è contrarissimo, idem i radicali e la Bonino. Napolitano l’altra sera, di ritorno da Bruxelles, aveva chiesto un provvedimento condiviso. La condivisione non c’è per niente. E questo è il primo problema.

Ma c’è qualcosa che non va anche nelle quattro norme?
Intanto il “decreto interpretativo”, in quanto tale, non esiste. Il solo fatto di aver adoperato questa formula denuncia il carattere “innovativo” dell’iniziativa del governo. Ma il Capo dello Stato aveva raccomandato, l’altra sera, proprio di non varare norme “innovative”. In altri termini, Napolitano voleva che il decreto o il disegno di legge trovasse forza in un qualche precedente consolidato. Il provvedimento di ieri sera va in realtà considerato un normale decreto legge, a cui il governo può ricorrere in caso di necessità e urgenza (così la Costituzione). Ci sono, in questo caso, i requisiti di necessità e urgenza? molto difficile sostenerlo. Inoltre: la pronuncia del Parlamento del 1995, di cui abbiamo già parlato ieri, esclude che il governo possa legiferare sulle elezioni in corso. E infine esiste una legge – la 400 del 1988 (articolo 15) – che vieta al governo di intervenire sulla materia elettorale con un decreto legge. Ci sono poi considerazioni di merito.

Quali?
Che significa, relativamente al primo punto, che si può «testimoniare con qualsiasi mezzo»? Che basta una dichiarazione di un qualunque cittadino, magari passato per caso là nei pressi? Ma in ogni caso queste testimonianze non potranno essere valutate che dalla Corte d’Appello, la quale ha già escluso, relativamente alla lista Pdl romana, che vi fosse la presenza richiesta all’ora prevista del rappresentante del partito. E sono un pasticcio anche gli altri punti: se dopo le elezioni si scoprirà che i bolli quadrati dovevano esser tondi, si invaliderà tutto? Non ho l’impressione che Berlusconi l’abbia indovinata, neanche sul piano dell’astuzia.

Quindi?
Napolitano potrebbe non firmare. Ricadremmo nel conflitto istituzionale dei tempi di Eluana.

Cioè?
La firma del presidente della Repubblica è un atto dovuto qualunque cosa decreti il governo? O vi sono circostanze in cui il Capo dello Stato ha il diritto/dovere di non firmare? Nel braccio di ferro dell’anno scorso ebbe la meglio la tesi che il Presidente può, in certi casi, rifiutare la firma a un decreto. E senza firma, il decreto non è pubblicabile in Gazzetta. E se non si pubblica in Gazzetta non ha neanche forza di legge. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/3/2010]

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