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 2010  marzo 06 Sabato calendario

CAVOUR, IL BICENTENARIO E I REVISIONISMI DI COMODO


Il Risorgimento non è solitamente oggetto di dibattito del mondo politico e dei media ; oggi invece, tra il 150° dell’unificazione italiana e il bicentenario della nascita di Cavour, tutti si sentono degli autentici storici e sostengono a spada tratta la necessità di una radicale rilettura del Risorgimento. Certo chiunque ha il diritto (ci mancherebbe altro!) di auspicare una nuova e diversa ricostruzione di un momento della storia del nostro Paese e ci sarebbe da rallegrarsi per queste aspirazioni se, alla base, ci fosse davvero il desiderio di una migliore conoscenza del nostro passato. Purtroppo non è così perché il più delle volte si tratta del solito uso pubblico della storia, in altri termini, di servirsi di una ricostruzione di comodo di un periodo storico per cercare di accreditare discutibili progetti politici attuali.
La cosa non può suscitare meraviglia perché l’utilizzazione del passato per questo tipo di finalità è stata fatta innumerevoli volte. Ma proprio perché è un fenomeno frequente occorre ricordare con forza che se è vero, come sappiamo, che ogni generazione (come scriveva Gioacchino Volpe) riscrive la storia, questa riscrittura o revisione, per entrare nel dibattito culturale deve farsi, come ci ha insegnato la migliore storiografia, con i «documenti del passato e con quelli del presente, con le carte scritte e con l’osservazione dell’oggi».
Pensiamo ad esempio a Cavour: autorevoli voci si sono levate per ricordare che nel 2010 ricorre il bicentenario della sua nascita. E certo se si pensa all’iter delle più recenti ricorrenze bicentenarie non si può non rilevare un trattamento diverso per il conte, imputabile probabilmente alle attuali difficoltà economiche, anche se credo che, con buona probabilità, sarà presto costituito un apposito comitato e, con minor tempo, e soprattutto con minori spese, anche Cavour sarà ricordato e celebrato.
Rimarrà però un problema ulteriore e di non minore importanza : abbiamo assolto il nostro debito nei confronti di Cavour tramandandone criticamente l’immagine e l’opera? Io credo di sì. Infatti non gli sono stati dedicati solo monumenti e vie e piazze ma sono stati raccolti i suoi scritti, i suoi discorsi parlamentari, le sue collaborazioni a giornali e riviste europei, il suo Diario 1833-1856, rendendo cioè possibile una sua documentata e approfondita conoscenza. Proprio nel 2009 sono stati pubblicati da un grande editore fiorentino, Olschki, gli ultimi dei circa 40 volumi che costituiscono il grande Epistolario di Cavour, una gigantesca opera portata avanti da uno storico scomparso nel 2005, Carlo Pischedda, che le ha dedicato quasi per intero la sua vita di studioso. Uno dei maggiori storici italiani della seconda metà del Novecento, Rosario Romeo, ha ricostruito la vita del conte nel contesto dell’Europa ottocentesca (Cavour e il suo tempo in 4 volumi, Laterza, 1984). Rispetto alla biografia scritta da Adolfo Omodeo nel 1940, Romeo ha portato grandi e decisivi elementi di novità lavorando nei maggiori archivi europei da metà degli anni ”50 all’inizio degli anni ”80, come aveva fatto. a suo tempo, Omodeo innovando radicalmente gli studi rispetto alla precedente storiografia.
Questi sono esempi di nuove interpretazioni che costituiscono l’essenza di ogni vera storiografia. Cerchiamo quindi di non confondere con un termine ambiguo (revisionismo) profonde opere storiche destinate a caratterizzare vari momenti della cultura italiana con modeste riflessioni nate soltanto da obiettivi polemici contingenti e comunque non tali da costituire una vera revisione del giudizio che, certo con sfumature diversificate, è stato elaborato con un nutrito dibattito da studiosi italiani e stranieri.