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 2010  marzo 06 Sabato calendario

DON EVALDO E L’AFFARE DEI BOX AUTO DI ANEMONE

Don Evaldo è in Africa. Don Evaldo è ad Albano. Don Evaldo è al Tuscolano. Don Evaldo è in Tanzania. Don Evaldo è sulla bocca di tutti. Semplicemente. Ma lui non parla. Non si fa vedere. Nessuno vuole parlare oggi dentro la congrega dei Missionari del Preziosissimo Sangue, 167 case sparse per il mondo e appena 596 aderenti in tutto il globo, 450 dei quali sacerdoti con i voti sacri. Fu fondata nel 1815, la congrega del Preziosissimo sangue. Un colpo così violento non lo aveva certo mai ricevuto. Perché è proprio una brutta storia quella di don Evaldo Biasini, 83 anni, originario del frusinate e con una passione per l’ Africa nera. l’ economo della congrega provinciale, don Evaldo. Di quel palazzone al Tuscolano dove un tempo ha abitato D’ Annunzio e dove adesso i Ros hanno trovato quello strano «tesoretto» dentro una cassaforte nascosta. Roba di un milione di euro, 400 mila in assegni circolari intestati a società variamente riconducibili ad Anemone. Gli altri 600 mila euro in contanti. Cash, letteralmente. Una sorta di bancomat ad uso e consumo di Diego Anemone, secondo gli investigatori. Strano legame quello fra l’ imprenditore coinvolto nelle inchieste sul G8 con Guido Bertolaso e il religioso delle missioni. Nella portineria della congrega provinciale del Tuscolano, Luca sgrana gli occhi. «Macché strano. Diego Anemone lavora per noi. Ha lavorato molte volte per noi. Tutto qui». Luca dice che è da dodici anni che conosce don Evaldo. E che lo conosce come un grande lavoratore che fa avanti e indietro con la Tanzania dove hanno costruito ospedali, scuole, case. Fatto il lavoro delle missioni, insomma. Luca, il portiere, è l’ unico con il quale si riesce a parlare. Inutile tentare il giro delle congreghe del Lazio per trovare qualche religioso disponibile. Nessuno vuole parlare di questa storia. Dice Luca: «Comunque don Evaldo è in Tanzania con don Giuseppe Montenero, il superiore provinciale, e don Simone. E io non ci credo a tutta questa storia. Don Evaldo dava i soldi ad Anemone soltanto perché gli pagava i lavori che aveva fatto. Ha ristrutturato la nostra casa, diverse volte». In verità Diego Anemone ha costruito anche novanta box per le auto, grazie ai fondi che la congrega del Preziosissimo Sangue ha ricevuto per il Giubileo del Duemila. Don Evaldo li affitta a 180 euro al mese adesso, agli abitanti del quartiere. «Ma alla fine mica è stato un grande affare, non riusciamo neanche ad affittarli tutti», smorza i toni don Vincenzo Zoino, il parroco della chiesa adiacente alla congrega del Tuscolano. stata costruita molto dopo, la chiesa del Santissimo Corpo e sangue di Cristo, nel 1991. «I box sono arrivati dopo», dice don Vincenzo detto Enzo, spiegando che l’ amicizia fra don Evaldo e Diego Anemone è molto antica, il religioso era già in contatto con l’ azienda di famiglia quando a gestirla era il papà di Diego. Dalle intercettazioni dei carabinieri viene fuori che Diego Anemone chiamava don Evaldo e gli chiedeva soldi, pronto uso. Diecimila. Ventimila. Ma anche cinquantamila euro in una sola volta «perché alle 10.30 devo incontrare una persona», spiegava al telefono Anemone a don Evaldo il 20 settembre del 2008, chiedendogli quindi: «don Eva’ , tu come stai messo?». Quel giorno don Evaldo non era nella sede del Tuscolano, ma in quella di Albano dove la cassaforte non c’ era e quindi spiegava che avrebbe potuto mettere insieme circa diecimila euro, ma che «giù a Roma potrebbe dargliene di più». Don Evaldo non replica. In Tanzania. Ad Albano. Al Tuscolano. O sull’ Ardeatina. Ovunque sia il religioso, tace. Semplicemente. Alessandra Arachi