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 2010  marzo 06 Sabato calendario

SCUOLA PUBBLICA E PRIVATA: UN’ARRINGA DI CALAMANDREI

Le invio il discorso tenuto da Piero Calamandrei nel 1950, in occasione del Terzo Congresso in difesa della scuola pubblica nazionale. Campanello d’allarme lucido e quanto mai attuale!
Paola Formica, Roma
Cara Signora, l’intervento di Calamandrei al Congresso è una splendida arringa in favore della scuola pubblica e dovrebbe essere pubblicato integralmente, ma è troppo lungo per le esigenze di questa pagina. Cercherò di coglierne gli aspetti più importanti. Calamandrei non è contrario alle scuole di partito e a quelle confessionali, ma sostiene che la loro esistenza può essere ammessa e tollerata soltanto se lo Stato difende la scuola pubblica: unico baluardo contro sistemi educativi che minacciano la democrazia e la libertà. Per meglio argomentare la sua tesi chiede anzitutto «come si fa a istituire in un Paese la scuola di partito», e risponde che questo obiettivo può essere raggiunto in due modi. Il primo consiste nel piegare la scuola pubblica alle esigenze educative di un regime totalitario, come sarebbe avvenuto all’epoca del fascismo; il secondo («subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre») consiste nel deprezzare la scuola pubblica, privarla del sostegno di cui ha bisogno, indirizzare le famiglie verso altri sistemi educativi, fornire a questi sistemi l’appoggio finanziario che viene progressivamente sottratto alla scuola statale. il metodo preferito, secondo Calamandrei, da quei regimi che cercano d’instaurare una dittatura soffice e larvata. Ed è, a suo avviso, il metodo più pericoloso, quello contro cui occorre mobilitare la resistenza della società civile.
Suppongo che lei, cara Signora, mi abbia inviato l’intervento di Calamandrei perché la descrizione del secondo metodo le sembra corrispondere a quanto è accaduto in Italia da quando il governo ha deciso di sovvenzionare le scuole confessionali e ha applicato alla scuola pubblica riforme che molti critici considerano punitive. A me sembra tuttavia che le preoccupazioni di Calamandrei riflettano situazioni alquanto diverse da quelle degli ultimi decenni e siano per certi aspetti datate. vero che i cattolici hanno sempre chiesto un aiuto pubblico per le scuole confessionali. Ed è vero che lo hanno ottenuto, paradossalmente, dopo la morte della Democrazia cristiana, quando il ministro della Pubblica istruzione era un ex comunista. Ma il fenomeno non è soltanto italiano. Quasi tutte le maggiori democrazie (dagli Stati Uniti alla Francia) hanno dovuto ammettere che era ormai interesse dello Stato, in una società di massa, lasciare che anche le scuole private, a determinate condizioni, contribuissero alla educazione dei cittadini. Nel caso dell’Italia poi l’analisi sarebbe incompleta se dimenticassimo che non è stato necessario, negli scorsi anni, incoraggiare le famiglie e iscrivere i loro figli negli istituti privati. Lo hanno fatto spontaneamente, in molti casi, quando si sono accorti che la scuola pubblica cominciava a soffrire di troppi mali. Penso agli insegnanti molto sindacalizzati che ricorrevano frequentemente all’arma dello sciopero. Penso al drammatico calo della disciplina negli istituti e ai suoi inevitabili effetti, dalla diffusione della droga alla promiscuità sessuale. Penso agli insegnanti che venivano dalle barricate del ”68 e hanno portato con sé nella scuola le loro frustrazioni ideologiche. La scuola pubblica ha una funzione insostituibile e lo Stato ha l’obbligo di tutelarla. Ma non saremo mai in grado di rinnovarla se non riconosceremo che è in buona parte responsabile del suo declino.
Sergio Romano