
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Audi gialla che sta facendo impazzire il Nord Est è di nuovo sparita, ieri verso l’una dopo pranzo. Si spera che debba fare rifornimento. I distributori di benzina della zona sono tutti presidiati.
• Le dico io come faranno. Andranno a fare benzina con un’altra macchina e poi trasferiranno il carburante da un serbatoio all’altro.
Può darsi.
• Intanto potrebbero averli presi. Dal momento in cui lei scrive questo pezzo al momento in cui i lettori avranno in mano il giornale, potrebbero averli presi. Faremo un sacco di discorsi inutili, domattina alle 10 il cosiddetto fatto del giorno potrebbe essere già finito.
Speriamo. Ma i discorsi non saranno stati inutile in nessun caso. Almeno tre fatti risultano chiari, che li abbiano presi oppure no stanotte. Primo fatto, confermato oltre tutto dalle statistiche: un’auto rubata non sarà recuperata 95 volte su cento. Di solito è molto difficile recuperarla perché la malavita la spedisce subito in Romania e da qui prende la strada dei paesi orientali, se è un’auto di lusso. Se non è un’auto di lusso viene smontata entro le ventiquattr’ore e i pezzi alimentano il fiorente mercato dei ricambi. Ma nel caso dell’auto gialla non è successo niente di tutto questo. La macchina è stata rubata a Natale ed è riapparsa il 16 gennaio. C’erano venti giorni per recuperarla, e si trattava di un’auto assai vistosa, di color giallo. È doloroso, ma necessario, criticare polizia e carabinieri. Secondo fatto: l’auto gialla corre da una settimana per le strade del Nord Est, tra Padova e Treviso, e polizia e carabinieri, nonostante i posti di blocco e gli elicotteri che si sono alzati in volo, non riescono a fermarla. Va a trecento all’ora - dicono - mentre noi non abbiamo macchine così potenti. Questo può giustificare un buco, forse due. Ma i tre ladri che si trovano a bordo sono sempre sgusciati via, in un modo o nell’altro. E una volta provocando la morte di una signora. Anche qui siamo dolorosamente costretti a prender atto di una sconfitta da parte di polizia e carabinieri. Terzo fatto: due dei tre ladri a un certo punto sono usciti dalla macchina. S’è visto che hanno capelli rasati alla moda, più corti sui lati. Orecchini, orologi ai polsi, tutto molto vistoso. Età fra i 20 e 30 anni. Tutto questo ha permesso alle forze dell’ordine una quasi identificazione, forse addirittura con l’attribuzione di un nome e cognome. Si tratta probabilmente di albanesi o forse di kosovari. In ogni caso di slavi. È la conferma che tra le bande criminali di stanza nel nostro Paese le più pericolose sono proprio quelle che provengono dall’Europa dell’Est. Tra l’altro, proprio nel settore dei furti d’auto e di abiti usati (altro mercato molto fiorente), queste organizzazioni si sono saldate con le nostre, mafia e camorra.
• Vogliamo ricostruire i fatti?
Il 26 dicembre un cittadino russo residente a Lugano, di cui non faremo il nome, lascia parcheggiata a Milano Malpensa la sua Audi Rs4 gialla con motore Lamborghini da 400 cavalli e targa ovviamente ticinese. Il russo denuncia regolarmente il furto (per poche ore s’era sospettato che uno dei tre pirati fosse lui) e della macchina non si sa più niente. L’Audi viene segnalata il 16 gennaio ad Abano Terme: i tre stanno rubando in un condominio e qualuno chiama i carabinieri. I carabinieri arrivano e sparano tre colpi in aria. I ladri, in groppa ai loro 400 cavalli, si dileguano. Telecamere, segnalazioni e avvistamenti vari segnano la mappa degli spostamenti successivi: Stino di Livenza, poi Redipuglia direzione Trieste, quindi Prosecco. Qui la polizia di Trieste li intercetta, c’è una sparatoria e sembra fatta dato che il posto di blocco è insormontabile. Ma il tizio al volante ingrana la marcia indietro, si infila in uno spazio trascurato alle sue spalle e filando, secondo gli agenti, a 150 all’ora (a marcia indietro) la fa franca un’altra volta. Percorre poco più di un chilometro, poi con un testa-coda torna indietro e va a fare il pieno a San Donà di Piave. Qui due dei tre ladri scendono a sgranchirsi le gambe e le telecamere li riprendono. Quindi autostrada fino al casello di Noventa. Sono le dieci di sera e i tre filano a 260 all’ora. Tappe successive: Montebello Vicentino, Cittadella, poi la macchina prende la direzione di Castelfrano Veneto. All’1 di notte è sull’A4 direzione Venezia. Sul Passante l’Audi trova un ingorgo. È un guaio serio, per i ladri, perché a bordo di una macchina come quella saranno presto identificati e presi. Allora l’uomo al volante manovra per portarsi sulla corsia d’emergenza col muso della macchina contromano, parte di nuovo a 150 all’ora ed esce dalla trappola dell’autostrada abbattendo la sbarra del casello di Spinea. Ma un furgone li incrocia, frena di colpo e l’Opel Astra che gli sta dietro gli va addosso quasi senza frenare. La signora al volante, Elena Alexandra Belova, russa, 58 anni, muore. L’ambulanza venuta a soccorrerla porta in ospedale una giovane cinese incinta e che s’è sentita male per tutto quelo trambusto. L’auto gialla comunque scompare di nuovo. Da venerdì scorso non se ne sa più niente.
• Gli annuni su Facebook hanno aiutato?
La faccenda è diventata virale in rete e la polizia ha chiesto aiuto a quelli di Facebook e di Twitter. Per ora, direi, senza risultati.
• Quando li prenderanno, di che cosa possono accusarli?
Poca roba: ricettazione della macchina, eccesso di velocità. Avrebbero compiuto furti per 70 mila euro, da Natale a oggi, ma vai a dimostrare che sono stati loro.
• La signora russa morta?
Diranno che al volante c’era qualcun altro.
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