La Stampa, 25 gennaio 2016
Il Portogallo ha virato a destra
Pochi mesi dopo aver visto nascere il governo più a sinistra d’Europa, il Portogallo ha votato in massa per un presidente della Repubblica di destra.
Marcelo Rebelo de Sousa, alle prime proiezioni di ieri notte, era nettamente in testa con il 54,5%, con un vantaggio superiore ai 30 punti su Sampaio da Novoa, uno dei due candidati socialisti. Con questo risultati non c’è bisogno del secondo turno. Bassa l’affluenza: un portoghese su due non è andato a votare.
Per Rebelo, per tutti soltanto Marcelo, è un successo personale. Ex ministro, oggi fa il commentatore nei dibattiti tv, molto apprezzato (anche da Mourinho) per il buon senso, «è il buon vicino di casa», spiega Goffredo Adinolfi, politologo dell’Istituto Universitario di Lisbona.
L’altro elemento decisivo è stata la frammentazione della sinistra: quattro candidati per tre partiti: due socialisti (Maria de Belém e Sampaio da Novoa), uno dei comunisti, l’ex sacerdote secolarizzato Edgar Silva e Marisa Matías, del Bloco, sponsorizzata da Pablo Iglesias di Podemos.
La coabitazione tra il governo progressista e un capo di Stato conservatore non sarà necessariamente conflittuale, «lavorerò per la stabilità», ha dichiarato prima del voto Rebelo. Ma la costituzione affida ampi poteri al presidente, che può sciogliere le Camere con molto autonomia e ostacolare pesantemente il processo legislativo.
Il governo di António Costa, nato con uno storico accordo tra le sinistre, sta trovando un equilibrio tra il rispetto del programma elettorale anti-austerità e il mantenimento dei patti con l’Ue.
Per il momento, con qualche eccezione, l’esecutivo resiste agli scossoni. Le prime misure sono state approvate: 4 giorni festivi in più, legge anti-sfratti, intervento sui salari pubblici e riduzione dell’Iva.
Tra pochi giorni però a Lisbona sbarca la troika per dare un’occhiata ai conti e l’esame non sarà semplice.