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 2016  gennaio 26 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La Commissione europea attira l’attenzione sul debito dello Stato italiano, scrivendo nel suo Rapporto sulla sostenibilità dei conti pubblici che a breve termine non ci sono pericoli, ma a medio termine sì.

Che differenza c’è?
Il quadro a breve - diciamo di qui a un anno - è abbastanza certo. Ma tra un anno potrebbe esserci un aumento dei tassi d’interesse, che la Federal Reserve, per esempio, ha già ritoccato verso l’alto e che potrebbe correggere ancora. In giro c’è tantissima liquidità, provocata dalle politiche espansive di Stati Uniti, Europa e Giappone. I tassi d’interesse e l’inflazione restano bassi perché c’è pochissima domanda. Ma se la domanda riprendesse, se cioè la gente ricominciasse a spendere soldi, se l’inflazione tornasse al 2%, tutti fenomeni che tra l’altro ci auguriamo, le Banche centrali dovrebbero tornare rapidamente a fare quello che fanno in questi casi, cioè stringere il credito, cioè alzare i tassi. Quindi, mentre da un lato saremmo felici davanti a una ripresa piena, dall’altra avremmo il problema degli interessi sul debito. Sempre più pesanti man mano che la ripresa si rafforza.  

Quante’è il debito italiano a questo punto?
Il dato di ottobre, comunicato a metà dicembre, parla di 2.211,8 miliardi di euro, pari al 133% del Pil. Non è ancora il record storico, che era stato raggiunto a maggio con 2.218,2 miliardi. Sulle emissioni del 2015 abbiamo pagato un tasso medio molto basso, appena lo 0,7%, su un ammontare di emissioni lorde di circa 247 miliardi. In termini assoluti, il totale degli interessi pagati su tutti i duemila e passa miliardi del debito assomma a quattro punti di Pil, cioè più di 60 miliardi. Le prospettive per il 2016 sembrano incoraggianti. Abbiamo molta liquididtà in cassa e dovremmo cavarcela, quest’anno, con un numero di emissioni più basso rispetto al 2015: 225-230 miliardi di euro rispetto ai 247 dell’anno scorso. La brava Maria Cannata e gli altri tecnici del Tesoro hanno anche lavorato all’allungamento delle scadenze, in modo da sopportare rate di minor importo. Lo stock dei titoli italiani durava mediamente, nel 2014, 6,38 anni e nel 2015 è stata portata a 6,52 anni.  

Se questo è il quadro, da dove nasce l’allarme della Commissione Ue?
Nell’allarme c’è anche un elemento politico. Venerdì è in calendario a Berlino un faccia a faccia tra la Merkel e Renzi. Renzi ha passato gli ultimi quindici giorni a sparare a zero sulla politica dell’austerità europea, sui no tedeschi alle soluziani italiane per le banche, sugli egoismi legati alle politiche dell’immigrazione, con quest’ultima novità dell’espulsione della Grecia da Schengen (per ora solo un’idea) che potrebbe riguardarci da vicino perché anche noi siamo una frontiera europea, e potremmo dunque essere eliminati da Schengen pure noi. Quindi, attirando l’attenzione sul nostro debito (e ieri la Borsa è scesa un’altra volta), Junker, uomo della Merkel, ci dice: «Italiano, attento a te». Il nostro debito dovrebbe scendere da quest’anno, ma «possibili shock economici possono mettere a repentaglio il percorso di rientro e c’è l’11% di probabilità che il debito del 2020 sia ancora superiore a quello del 2015». La Commissione mette il dito nella piaga quando mostra che il rimborso del debito sarebbe possibile solo con un avanzo primario costante al 3,8% del Pil tra il 2017 e il 2026.  

Che significa?
Avanzo primario = quello che resta quando dalle entrate si tolgono le uscite, e senza contare l’interesse sul debito. Questo avanzo primario si calcola in percentuale sul prodotto interno lordo ed è adesso intorno al 2,5% del Pil, rapporto che si presume costante nel 2017. Siamo lontani dal 3,8 della Commissione. Il rimborso del debito è legato allo sviluppo e noi cresciamo poco o niente.  

È un cane che si morde la coda. Se cresciamo, aumenteranno i tassi d’interesse e avremo rate più pesanti da pagare, se non cresciamo i tassi resteranno bassi ma non avremo i soldi per i rimborsi.
Scrive la Commissione: «Nonostante la diminuzione attesa, il debito resta la principale fonte di vulnerabilità dell’economia italiana, visto che limita la capacità del Paese a rispondere agli shock economici e lo lascia esposto al rialzo dei tassi d’interesse dei titoli di Stato, mentre la capacità di incrementare gli investimenti pubblici è limitata dal conto degli interessi, al 4,3% del Pil nel 2015». Né le banche, che fino ad oggi hanno fatto incetta di titoli di Stato italiani, potranno soccorrerci come prima, dovendo pensare soprattutto a rafforzare se stesse. Secondo la Commissione, le banche italiane, a differenza del debito, sono addirittura un rischio incombente: «La quota di non performing loans
(sofferenze) nel settore bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine». (leggi)

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