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 2016  gennaio 26 Martedì calendario

A Sirte c’è un assassino buono

C’è un fantasma che si aggira in Libia e che uccide i pezzi da novanta dell’Is. È un cecchino senza nazionalità né bandiera, ma dalla mira infallibile che dalla caccia ai gerarchi di  Gheddafi nel 2011 è passato al tiro a segno sul jhadista. Ne avrebbe abbattuti tre, negli ultimi mesi, a Sirte, divenuta la capitale del califfato islamico in Libia, tutti all’uscita dalle moschee dopo la preghiera, bang, un proiettile dal nulla, un centro, un uomo crolla e il fantasma scompare.Se davvero esista, questo assassino solitario, se sia un uomo, una donna – molte donne sono state tiratrici scelte in passato – un gruppo, un arabo, un tiratore delle Forze Speciali americane, un mercenario o se “Il Fantasma di Sirte” sia soltanto leggenda, il fatto rimane che tre pezzi grossi dell’Is, l’ultimo Adullah Hamal al-Ansari sabato scorso, sono stati trafitti da un “magic bullet” silenzioso, perché viaggia oltre la velocità del suono. E colpisce la propaganda dell’Is che sostiene di avere l’assoluto e totale controllo sulla città che vide la nascita di Gheddafi.Sarebbe, dunque, un cecchino “buono”, uno che fa il lavoro “bagnato”, come si sarebbe detto nel KGB, a nome e per conto nostro. E sarebbe un altro segno di come si sia evoluta, e trasformata, la figura storicamente ambigua del tiratore occulto, di colui che uccide senza mostrare il volto e che sembra violare tutta le retorica marziale e cavalleresca della guerra.Dagli spalti di Castel Sant’Angelo dove nel 1527 Cecchino della Casa – grande amico di Benvenuto Cellini e forse radice etimologica del nome condivisa con la teoria dell’ austriacante di Cecco Beppe – sparava ai Lanzichenecchi invasori con il suo archibugio, allo “Sniper” americano Chris Kyle, accreditato con 255 “kill” in Iraq e celebrato in un film, il franco tiratore ha attraversato tutta la gamma della reputazione. È passato dal disprezzo riservato agli ultimi Lupi Solitari delle SS nella Germania ormai sconfitta all’ammirazione riservata agli eroi, maschi e femmine, di Stalingrado, “Eroi dell’Unione Sovietica”.Quello che rende unica la figura del cecchino è la perfetta solitudine nella quale compie il proprio lavoro di morte, al massimo affiancato da un copilota che deve misurare vento e distanza dal bersaglio, ed è la personalizzazione della morte che egli dispensa.Nel mirino, o nel telescopio che avvicina vittime lontane anche più di due chilometri, il killer solitario vede in faccia colui che ucciderà, impara a conoscerlo negli ultimi secondi che lo separano dalla morte. Sta all’estremo opposto del pilota di bombardiere che sgancia grappoli di bombe senza vederne gli effetti.Diventa quindi istantaneamente leggenda, come questo killer invisibile del Golfo della Sirte che almeno, a differenza dei vili Franchi Tiratori da voto segreto nei Parlamenti, rischia la propria vita di cacciatore destinato a diventare preda.