26 gennaio 2016
Schengen è in bilico • L’Isis programma attacchi su larga scala in Europa • Bocciato in Libia il governo di unità • Zika può passare da uomo a uomo • Parlare due lingue aiuta a riprendersi dopo un ictus
Schengen 1 I sei Paesi che già hanno reintrodotto i controlli alle frontiere interne dell’Unione europea hanno chiesto alla Commissione di avviare la procedura per prolungare il termine a partire da maggio. Non sono soli, c’è consenso e altri potrebbero seguire. Così, se l’Ue non riuscirà a mettere presto sotto controllo i flussi migratori dei disperati in fuga dalle guerre, Austria, Germania, Danimarca, Francia, Svezia e Norvegia potranno sospendere la libera circolazione dei cittadini nello spazio un tempo senza frontiere sino a un massimo di due anni. «Schengen è sull’orlo del tracollo», ha confessato alla fine della prima giornata del vertice informale dei ministri degli Interni Ue l’austriaca Johanna Mickl-Leitner. «Dico quello che pensano gli altri», ha assicurato (Zatterin, Sta).
Schengen 2 Nel 2015 sono stati oltre 150 mila i richiedenti asilo che sono sbarcati in Italia. Moltissimi hanno poi proseguito il loro viaggio verso la Francia o verso il Nord Europa. Ma che succede se le Alpi tornano a essere una barriera naturale? La primissima risposta, Alfano l’ha già tra le carte predisposte dal Viminale: occorreranno nuovi centri di accoglienza, tipo hotspot, al Brennero e a Tarvisio. Con la chiusura della frontiera austriaca, infatti, ci sono da aspettarsi le tendopoli ai valichi. Se la sospensione per 2 anni chiesta da sei Paesi sembra una catastrofe, ancora peggio potrebbe essere se altri chiudessero la rotta balcanica. Il rischio, visto da Roma, è che i migranti potrebbero tornare a traversare il mare. Oppure che da Grecia e Croazia potrebbero riversarsi verso i porti di Ancona e Bari. In quel caso ci troveremmo a dover accogliere 200 o 300 o 400 mila persone (Grignetti, Sta).
Isis 1 Rob Wainwright, direttore dell’Europol, l’Agenzia per la lotta al crimine dell’Unione europea, ha detto ieri che «lo Stato Islamico sta programmando attacchi su larga scala in Europa»: «Ci sono tutte le ragioni per aspettarsi che l’Isis, o terroristi che si ispirano all’Isis o un altro gruppo terroristico ispirato da motivi religiosi possa condurre di nuovo un attacco in Europa, in particolare in Francia, con lo scopo di provocare morti di massa tra la popolazione civile» (Caccia, Cds).
Isis 2 Secondo il rapporto presentato ieri da Europol i foreign fighters pronti a colpire sono fra 3 e 5 mila. «E a una significativa proporzione di loro, il 20% secondo una nostra fonte, anche di più secondo altre — così scrivono gli esperti — sono stati diagnosticati problemi mentali prima di entrare nell’Isis. E una larga porzione di persone reclutate, le stime parlano dell’80% dei miliziani, hanno precedenti penali». E ancora: «Oltre ai campi di addestramento in Siria, esistono campi più piccoli in Paesi Ue e dei Balcani, dove l’addestramento alla sopravvivenza permette di testare la forma fisica e la determinazione dei membri che aspirano a entrare nell’Isis. Le attività sportive, inoltre, vengono utilizzate per resistere agli interrogatori...» (ibidem).
Libia Nuovi guai in vista per la Libia sempre più nel caos quasi cinque anni dopo la defenestrazione e il linciaggio del Colonnello Gheddafi. La decisione ieri di 89 sui 104 esponenti del parlamento internazionalmente riconosciuto basato a Tobruk di bocciare l’impianto del progetto di governo unitario sponsorizzato dalle Nazioni Unite è causa di nuovi timori. Alla base del rifiuto sta la critica contro un numero troppo alto di membri del progettato Consiglio Unitario Presidenziale: ben 32, una sorta di elaborato puzzle dei variegati interessi tribali, regionali e delle infinite milizie che si dividono il Paese con le armi in mano. Ed elemento esplosivo, su cui evidentemente non si è ancora trovato accordo, resta Khalifa Haftar, il controverso ex ufficiale di Gheddafi, oggi alla testa delle forze militari di Tobruk con il sostegno dell’Egitto, ma assolutamente avversato dal governo dei Fratelli Musulmani che fa capo al parlamento di Tripoli (Cremonesi, Cds).
Zika L’Oms dice che il virus Zika – la malattia infettiva trasmessa dalle zanzare del genere “aedes” - potrebbe diffondersi a tutto il continente americano tranne Canada e Cile. L’Organizzazione mondiale della sanità ieri emesso un allerta, spiegando tra l’altro che il virus si può trasmettere anche da persona a persona attraverso il sangue e lo sperma, seppure non di frequente. Il Brasile al momento è il Paese più colpito, una cinquantina di città hanno già deciso di cancellare le celebrazioni del Carnevale e adesso si lavora a misure straordinarie in vista delle Olimpiadi della prossima estate a Rio de Janeiro, dove per il momento il Carnevale è confermato. Verranno fatti controlli e disinfestazioni continue in vista dei Giochi. Non è tanto la malattia in sé a preoccupare, perché si manifesta nella stragrande maggioranza dei casi in modo non grave. I problemi maggiori il virus li dà quando aggredisce le donne incinte. Perché ci sarebbero evidenze, anche se per l’Oms al momento ancora «limitate», di una capacità di provocare microencefalia fetale. In questi mesi in Brasile c’è stata un’impennata di diagnosi di questa grave malformazione, sono state 3.893. Per precauzione il Cdc (Center for disease control) degli Usa e la stessa Oms sconsigliano il turismo nelle zone a rischio alle donne in gravidanza e invitano gli altri a prendere precauzioni contro le punture di zanzare. Buona parte dei 21 Paesi colpiti fino ad ora, inoltre, suggeriscono di non rimanere incinte fino a che l’emergenza non sarà superata (mi. Bo., Rep).
Lingue Parlare due o più lingue aiuta a riprendersi dopo un ictus. Suvarna Alladi, neurologa del National Institute of Mental Health and Neurosciences di Bangalore, in India, ha analizzato le perfomance di recupero post-ictus di 608 pazienti seguiti per oltre due anni: 255 parlavano una sola lingua e 353 ne parlavano (almeno) due. Questi ultimi avevano performance di recupero nettamente migliori, e nel complesso quelli che avevano funzioni cognitive normali dopo l’ictus erano circa il doppio. Come se il bilinguismo avesse protetto il cervello dal danno, rendendolo più plastico e in qualche modo più forte. Il cervello infatti, passando da un idioma all’altro, rafforza le proprie connessioni cerebrali, le sinapsi, proteggendosi. Anche dai danni dell’ictus (Bonfranceschi, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)