MilanoFinanza, 26 gennaio 2016
Il Pil della Russia scende insieme al petrolio: -3,7%
Dopo un tentativo di recupero alla fine della scorsa settimana, i prezzi del petrolio ieri sono tornati a scendere con i future sul Brent e Wti che hanno accusato un calo rispettivamente del 4,23% a 30,83 dollari al barile e del 5% a 30,58 dollari, spinti al ribasso dal sentiment negativo degli investitori visto che non ci sono stati cambiamenti dei fondamentali. Fino a quando non ci sarà chiarezza sulle esportazioni dell’Iran e sull’eventuale riduzione delle quote di produzione, l’eccesso di offerta continuerà a condizionare le quotazioni dell’oro nero, in uno scenario globale che resta incerto e difficile per i Paesi più esposti. In Russia, per esempio, la recessione non accenna ad arrestarsi e la volatilità del cambio dollaro/rublo, che tratta a 79,56, ostacola le possibilità di ripresa. Secondo i dati ufficiali, pubblicati dal Federal statistics service, il pil della Paese si è contratto del 3,7% nel 2015 a causa del crollo del barile e delle sanzioni imposte dall’Occidente. Secondo alcuni analisti nel 2016 l’economia russa potrebbe peggiorare ulteriormente, visto che i proventi del petrolio saranno inferiori alle previsioni formulate lo scorso anno. La congiuntura è ben rappresentata dai dati sui consumi e gli investimenti di capitale, che sono scesi rispettivamente del 10% e dell’8,4% nel 2015, mentre il reddito disponibile reale è risultato in flessione per il secondo anno consecutivo (- 4% nel 2015) e l’inflazione è rimasta intorno al 15% per molti mesi. Gli analisti di Capital Economics mettono inoltre in evidenza che la situazione è diventata più drammatica a dicembre, con l’indicatore chiave sui consumi che ha evidenziato un calo del 15,3% anno su anno. «Il calo del petrolio e il deprezzamento del rublo aumentano la possibilità che l’economia del Paese resti in recessione per il secondo anno consecutivo», concludono gli esperti.