varie, 26 gennaio 2016
DELITTI USCITI SUL FOGLIO DEI FOGLI DEL 25 GENNAIO 2016
Franco Amati, 67 anni. Di Lecce, pasticciere in pensione, «pieno di vita, entusiasta, dinamico», l’altro pomeriggio, con l’amico Ugo Romano, 64 anni, stava facendo un giro in bicicletta nelle campagne fra Squinzano e Casalabate. A un certo punto, a bordo di una Cinquecento, arrivò un Andrea Taurino di 33 anni, camionista, condannato giusto una settimana fa a due anni e quattro mesi per il porto di un fucile, che prese a insultarli perché pedalando uno accanto all’altro in una stradina fra campi e ulivi non lo lasciavano passare. Quando li sorpassò i due gli fecero qualche gestaccio e allora lui invertì la marcia, li puntò e li travolse. Amati morì sul colpo, Romano, in ospedale con un trauma all’emitorace, alla clavicola e al bacino, rischia di perdere l’uso dell’orecchio sinistro.
Primo pomeriggio di venerdì 22 gennaio in via Monticelli, una traversa della Squinzano-Casalabate, a Lecce.
Patrizia Alvigini, 54 anni. Residente a Recco, in provincia di Genova, viveva col figlio Luca Gervino, afflitto da disturbi psichici, appassionato di boxe. Costui l’altro giorno come d’abitudine andò a correre sul lungomare, un’amica lo fermò per salutarlo e notò che «era particolarmente sconvolto». Al rientro in casa, colto da raptus, saltò addosso alla madre, la strangolò, nascose il cadavere sotto al letto, prese un coltello da cucina, ammazzò uno dei suoi due cani, un pincher, che abbaiava spaventato, quindi si ficcò la stessa lama più volte nel petto e infine chiamò i carabinieri dicendo che qualcuno l’aveva ferito.
Verso le 17 di venerdì 22 gennaio in un appartamento al primo piano di una palazzina in via Revello a Recco, levante genovese.
Alberto Lucarelli, 73 anni. Romano, ex imprenditore edile, appassionato di caccia, nel 2010, intorno alla sua casa a Rieti, aveva costruito un muro che il confinante Luciano Di Paolo, 47 anni, geometra, impiegato alla Camera di Commercio della Capitale, riteneva abusivo. Per via di questo muro i due litigavano di continuo. Domenica sera, durante l’ennesima discussione, il Di Paolo prese una spranga di ferro e con quella sfondò il cranio del Lucarelli. Quindi, mentre l’uomo rantolava, bruciò la tuta insanguinata che indossava al momento dell’aggressione, buttò la spranga nel Tevere, e proseguì come nulla fosse i suoi programmi: andò a comprare delle pizze, mangiò a casa di parenti e infine tornò a casa, dove in seguito lo trovarono i carabinieri.
Tarda serata di domenica 17 gennaio in località Colle Guardia a Forano, Rieti.
Bonaria Sanna, 80 anni. Di Sassari, pensionata. Con lei viveva il nipote Tore Usai, 35 anni, disoccupato, più volte finito in carcere per reati di droga. L’altra notte, durante una lite per questioni di soldi, l’uomo prese un vaso e glielo suonò più volte sulla testa fino a sfondarle il cranio. Quindi si tolse gli abiti sporchi di sangue, li infilò con il vaso in un sacco di nylon, e andò a buttare il tutto in un cassonetto. Poi vagò per tutta la notte e il giorno dopo, verso l’ora di pranzo, chiamò il 118 raccontando che la zia, cadendo, aveva battuto il capo.
Notte tra giovedì 14 e venerdì 15 gennaio in un appartamento in via Torres, quartiere San Giuseppe, a Sassari.
Vincenzo Usai, 72 anni, e Luigia Carrogu, 77. Marito e moglie, pensionati, dopo una vita da emigranti in Germania di recente erano tornati nella loro Sardegna. Siccome lei era molto malata e anche molto depressa, l’altro giorno l’uomo le strinse le mani al collo finché non smise di respirare e subito dopo s’impiccò.
Lunedì 18 gennaio in un appartamento a Lanusei, in Ogliastra.
SUICIDI
Oscar Leandri, 54 anni. Cantoniere per il comune di Cesena e appassionato speleologo, una compagna e una figlia di 15 anni, «riservato e un po’ introverso», giovedì 14 gennaio lasciò in casa un biglietto in cui c’era scritto che sarebbe andato a fare un’escursione in Alta Valmarecchia. Trovato cadavere il giorno dopo, morto per asfissia: in testa un sacchetto sigillato con alcuni giri di nastro adesivo, i polsi stretti con fascette da elettricista. Gli inquirenti propendono per il suicidio, tecnicamente non impossibile. Non sono stati trovati segni di violenza né di una eventuale colluttazione né della presenza di qualcun altro. Nella lettera di tre pagine ai familiari trovata in un cassetto della sua scrivania parla di una malattia incurabile che s’era convinto d’avere perché aveva cercato i sintomi su Internet e, secondo lui, li aveva trovati.
Giovedì 14 gennaio in una zona detta Fosso del Fanante, nel comune di Novafeltria, Rimini.
Domenico S., 22 anni. Di Bacoli, studente universitario, figlio di un agente della polizia penitenziaria, l’altra sera prese la pistola del padre, se la puntò alla tempia, e fece fuoco. A trovarlo cadavere furono i genitori. Nessun biglietto.
Sera di domenica 17 gennaio in località Torregaveta a Bacoli, Napoli.