la Repubblica, 26 gennaio 2016
In Romania i detenuti pagano i ghost-writer per uscire prima di galera
Scrivi un libro in cella, e ti guadagnerai la libertà. Sembra quasi una versione moderna della vendita delle indulgenze, invece è legge in Romania. Chi si dedica a opere scientifiche o informative può avere uno sconto di pena di 30 giorni per ogni volume. Appare un’idea discutibile e insieme meritevole. Ma cela l’inganno. Lo sospettano le autorità romene che, nella guerra ai corrotti lanciata dal presidente Klaus Iohannis e dalla Dna, Direzione nazionale anticorruzione, hanno indagato sui libri scritti in prigione. Per scoprire casi di opere scritte da ghostwriter su commissione: una truffa che coinvolge detenuti eccellenti, ovviamente ricchi, magari finiti in carcere proprio per provenienza illegale del patrimonio.Non è facile scrivere un libro nelle dure prigioni romene: i detenuti non hanno accesso a biblioteche né a internet, spesso in cella manca persino un tavolo. Eppure i media narrano storie incredibili. Quella di un volume scientifico di 212 pagine che sarebbe stato scritto dal carcerato in questione (il nome viene taciuto) in appena sette ore. O di un’altra opera ad alta velocità: dodici ore per 180 pagine.La possibilità di ottenere condoni di pena scrivendo, paradossalmente, fu inventata dalla dittatura di Nicolae Ceausescu per i molti intellettuali imprigionati e incapaci di lavoro manuale. Fino a poco tempo fa, erano pochi i casi di volumi redatti in cella. Ma nel 2014, dicono le autorità anticorruzione, sono saliti a ben 90 libri, e l’anno scorso il loro numero è salito in modo sospetto a ben 340. Magistratura e Dna indagano, il pubblico vede nella storia una triste conferma della corruzione dilagante. «I cosiddetti libri scientifici scritti in galera», afferma alla Associated press Laura Stefan, presidente della ong Think tank, «hanno a che fare con la ricchezza dei detenuti, non con il loro presunto talento. Il boom di libri che nascono nelle celle è un fenomeno collegato al numero di persone ricche che finiscono in prigione». Possono pagarsi buoni avvocati, e anche buoni scrittori ombra.Alcuni di loro – come Gigi Becali, ex europarlamentare condannato anni fa a tre anni e mezzo di reclusione per truffe nella compravendita di terreni, rapimenti e partite truccate – ha ammesso di recente di non aver scritto i quattro libri con cui ha ritrovato in anticipo la libertà. E se qualcuno i libri in cella li scrive davvero, sono spesso plagi.Ma questo secondo aspetto della vendita letteraria delle indulgenze sorprende meno. Anche perché ad esempio l’ex premier Victor Ponta fu riconosciuto da autorità accademiche colpevole di aver copiato la tesi di dottorato. Il suo partito cercò invano di cambiare le leggi in merito. Altro caso esemplare, Sorin Rosca Stanescu, ex senatore condannato per associazione a delinquere: ha scritto tre libri in cella, ora è docente specializzato sul problema della corruzione nei media.