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 2016  gennaio 25 Lunedì calendario

Il commento al campionato di Gianni Mura

Più pesante, in negativo, il pareggio dell’Inter a San Siro: dopo le sconfitte su rigore con Lazio e Sassuolo, un altro imprevisto scivolone. Sempre negli ultimi minuti o addirittura nel recupero. Con tutto il rispetto per il Carpi, povero ma bello e comunque vivo, una squadra che punta allo scudetto e con un uomo in più non dovrebbe ridursi a speculare su quel che poteva essere il decimo 1-0, una sorta di coperta di Linus più che un marchio di fabbrica, e dimenticarsi le contromisure più elementari. In più, con un arbitraggio di cui non si può lamentare, a differenza di Castori. In tv Mancini m’è parso molto contrariato, per non dire scorato. E aveva tutte le ragioni per esserlo. Una frase su Icardi (“quel gol lo avrei segnato anch’io a 50 anni”) può sembrare una battuta, ma è anche il segnale di un’insoddisfazione di fronte a un rendimento insufficiente. Lasciati a riposo i diffidati Miranda (poi entrato), Medel e Kondogbia in vista del derby, Mancini s’aspettava di più da Ljajic e Jovetic, inserito al 39’st con l’incarico di congelare il gioco, insieme al compare. «Ci vuole anche intelligenza», ha detto Mancini. Intelligenza è saper leggere dentro le cose, le situazioni. Non chiudere una partita significa lasciarla aperta, con tutti i rischi collegati: mischie in area, rigori contro, straordinari da parte di Handanovic. Ieri è bastata una palla persa per accendere il Carpi: bel lancio di Bianco sulla corsa di Lasagna e diagonale di sinistro. Grande contropiede, ma dov’era la difesa? Un’altra frase di Mihajlovic a Empoli («ai ritmi di Balotelli 60 minuti li gioco anch’io») porta a dire che, di qua e di là, il tempo delle carote è finito. Domenica il derby varrà più per il campanile che per il traguardo finale. Vale a dire che questa Inter può ambire al massimo al terzo posto, e questo Milan, pur con Bacca più prolifico di Icardi, all’Europa League. Il mercato, per entrambe, resta un ginepraio di vorrei ma non posso. Da correggere, infine, un giudizio sul Bologna. Ha cambiato passo da quando è arrivato Donadoni. Vero. Ma non scordiamoci Giaccherini.