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 2016  gennaio 25 Lunedì calendario

Pepito Rossi dice che è andato in Spagna per ritrovare il sorriso. Ma che poi tornerà a Firenze

Un prestito contro la depressione. Del Levante, ultimo in Liga, e di Giuseppe Rossi, alla ricerca di risposte che valgano per il presente e garantiscano un futuro. La seconda squadra di Valencia e l’attaccante hanno bisogno una dell’altro e anche per questo la scintilla è scoccata subito. Al Levante, club abituato a sopravvivere all’ombra del gigante Valencia, raramente presentano i giocatori allo stadio e se lo fanno vengono i soliti quattro gatti. Ieri per abbracciare Giuseppe Rossi c’erano un migliaio di persone, e Pepito ha avuto un gesto, una foto, un sorriso per quasi tutti. Come se pensasse che tanto amore, tanta energia positiva non potessero essere sprecati. Giuseppe si è fatto con pazienza la fascia del Ciutat de Valencia camminando sul muretto della tribuna dandosi a tutti e prendendo tutto ciò che la gente aveva da offrirgli. Comprese le lacrime di un vecchietto che non smetteva di ringraziarlo: «Grazie, grazie di essere venuto».
Entusiasmo travolgente, qui di solito non si vedono così tante persone.
«Si, è stata una bellissima sorpresa, c’erano moltissimi bambini, bello. Ma adesso speriamo di ripagare sul campo. Non vedo l’ora di giocare, sono venuto qui per questo».
Beh, c’è subito (stasera, ndr) un partitone: gli ultimi, voi, contro i penultimi, il Las Palmas.
«Partita da 6 punti. Lottiamo per la salvezza, le partite in casa si devono vincere sempre».
Giocherà?
«Non lo so. Io sono pronto, il ginocchio non mi preoccupa e ho una voglia enorme di dare una mano, di far uscire il Levante da questa brutta situazione. Ho visto alcune partite, siamo stati sfortunati, sono convinto che ce la faremo a salvarci».
Perché il Levante?
«È stata la prima squadra a cercarmi e la vedevo come una bella soluzione: città e campionato che conosco bene e che mi piacciono un sacco».
Quanto le è dispiaciuto lasciare la Fiorentina?
«Tantissimo, molto molto molto. La Fiorentina per me rappresenta tanto, a Firenze ho comprato casa, sto benissimo con i fiorentini e con i tifosi viola che mi hanno sempre sostenuto, l’ho già detto e lo ripeto: ho un conto in sospeso con loro. Ho tanta voglia di giocare e di far bene in questi 4 mesi con il Levante e poi si vedrà cosa sarà del mio futuro con la Viola».
A Firenze si è parlato di frizioni con Paulo Sousa.
«No, lui ha fatto delle scelte pensando alla squadra e le cose stanno andando molto bene, giusto così. Bisogna dargli merito. Poi è normale che quando uno non gioca non sia contento. Io sono un tipo al quale se togli il calcio togli tanto. Non ero felice e ho dovuto per forza cercare una soluzione».
E a quei tifosi che a Firenze hanno parlato di ingratitudine, accostando questo suo addio alla pazienza mostrata dalla Fiorentina nei suoi confronti?
«Mi dispiace che ci sia gente che possa pensare certe cose ma io dovevo ritrovare la felicità e il sorriso che mi sono mancati in questi ultimi mesi. Non potevo restare giocando poco. L’opportunità offertami dal Levante mi serviva anche a livello psicologico. Ora l’obiettivo è far bene qui e tornare a Firenze».
Si fanno paragoni col suo prestito dal Manchester United al Parma nel 2007.
«Beh, magari. Eravamo penultimi e arrivammo dodicesimi, il parallelo ci può stare, o almeno mi auguro: segnai tanto...».
Antonio Conte si è fatto vivo?
«No, ma non vuol dire nulla, le cose bisogna meritarsele, la sua chiamata compresa. Per questo non vedo l’ora di dimostrare che sono capace di giocare col Levante e con la Nazionale. Ora ci vuole solo la continuità, fisicamente e mentalmente sono pronto. Il primo obiettivo è salvare il Levante e regalare emozioni a questa gente. Il secondo è divertirsi perché giocare a calcio è la cosa più bella del mondo. Per l’Europeo vedremo».