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 2016  gennaio 25 Lunedì calendario

Pace fatta tra Sarri e Mancini, con scambio di sciarpa e felpa

Ore 13,31. Il pullman del Napoli arriva allo stadio di Genova. Accanto all’autista c’è Maurizio Sarri. Ovviamente ha una sigaretta in bocca. Ma non perché sia più nervoso del solito. Lui nervoso lo è sempre e fuma sempre. Ieri, in realtà, era più calmo del solito. Soltanto 31 volte nel primo tempo e 34 nel secondo si è alzato dalla panchina per pendolare lungo tutto il perimetro dell’area tecnica senza peraltro superarne mai i confini. Il numero di volte che Sarri ha guardato l’orologio, a cominciare dal 9’ quando il Napoli ha segnato il primo gol, si ottiene moltiplicando per 2,5 il numero delle alzate dalla panchina. Incalcolabile invece la quantità di volte che Sarri ha avvicinato alle labbra qualcosa che assomiglia al terminale di una sigaretta.
Insomma un tranquillo pomeriggio dopo le tensioni dei giorni scorsi. A Genova non è arrivata la coda velenosa della polemica con Roberto Mancini. Un solo striscione faceva riferimento alla vicenda. Diceva: «Mancio il Messia il resto è fesseria». E contro Sarri nessun coro. Solo una scritta con lo spray fuori dallo stadio: «Sarri buliccio» che, in lingua ligure, significa esattamente la stessa cosa che Sarri aveva detto a Mancini. Il resto è il trionfo del vogliamoci bene.
Come segno di pacificazione il mister del Napoli ha indossato – non per tutta la partita – la sciarpa che gli ha donato Mancini. È quella mitica azzurra che ovviamente s’intona benissimo con i colori della tuta blu che Sarri indossa sempre. E soprattutto è quella che, come ha raccontato Mancini, «contiene il Pater Noster in tutte le lingue del mondo. Io la indosso spesso perché sono religioso e rappresenta il senso della fratellanza».
Sarri ne ha parlato dopo la partita: «È vero, me l’hanno portata le Iene. Da parte di Mancini. L’ho messa volentieri. Ho rispettato il patto». Poi si capisce che non ama l’insistenza sul tema: «E con questo considero chiusa, ampiamente chiusa, la vicenda». Da Milano gli fa eco Mancini quando le Iene lo informano che è in arrivo per lui una felpa di Sarri («Che a me ha sempre portato fortuna», ha detto l’allenatore del Napoli): «Io non avevo niente di Sarri, però se mi vuol dare Higuain lo prendo».
Che il protagonista della giornata a Marassi fosse Sarri lo si è capito fin da quando le tv hanno piazzato le loro telecamere. Tutte hanno voluto una copertura completa sull’allenatore del Napoli: per lui sono stati 90 minuti più recupero senza che una sua espressione, un labiale, un gesto sfuggissero a una telecamera. Ma lui è stato bravissimo.
Prima della partita ha incrociato il presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero che come tutti sanno non è noto per le sue doti diplomatiche ma per la sua «schiettezza». «Presidente, oggi dovrò parlare, dimmi tu che cosa è meglio dire...».
E poi sono volate soltanto parole di pace. Buona parte del merito è delle Iene che hanno quasi «costretto» Sarri e Mancini alla stretta di mano a distanza. Naturalmente hanno buttato lì una «provocazione», altrimenti non sarebbero le Iene. Una di loro, una Iena-maschio ha tentato di baciare Sarri, ma s’è visto opporre un secco rifiuto: «Primo... Non sei particolarmente attraente. Secondo... Penso vista l’età di non farcela a diventare gay».