Corriere della Sera, 25 gennaio 2016
Le esercitazioni militari sembrano Hollywood. C’è pure una società specializzata nel fare il ruolo dei cattivi
Dicembre, Golfo del Leone, Mediterraneo. La nave Scirocco, unità della Marina italiana, è impegnata nelle esercitazioni Gabian con i francesi. Dall’orizzonte sbucano due caccia a bassa quota, sono all’attacco. Il primo è un A-4 Skyhawk, il secondo un Aermacchi MB-339 CB. La «livrea» scura, non portano insegne ma solo un nome sulla carlinga: Draken. Sono il «nemico in affitto». Sì, perché i velivoli appartengono alla Draken, compagnia privata che svolge da tempo il ruolo di avversario in molte esercitazioni. Gli americani, ma anche la flotta francese, hanno deciso di servirsi della società molto nota nel settore e piuttosto abile a conquistarsi fette di mercato.
Con il quartier generale a Lakeland, Florida, e punti d’appoggio all’estero, la compagnia è la più grande aviazione militare privata in grado di offrire molto. Mette a disposizione i piloti, i tecnici e una forza robusta di decine di velivoli acquistati dall’Est all’Ovest. Ci sono i Mig-21, gli Skyhawk statunitensi ma usati dai neozelandesi, i 339 italiani, gli L-39 Albatross della Repubblica Ceca. A bordo tecnologia e apparati per permettere ai caccia di ingaggiare jet sofisticati. Lo dimostra l’impiego nel training, in agosto, degli F-35 olandesi e della Raf a Edwards.
La Draken è in espansione, sfrutta il momento inserendosi nel ricco sistema dell’outsourcing, con i servizi passati a dei civili. Negli Stati Uniti la pratica è così estesa che anche la Cia ha i suoi «contractors», gli agenti e gli specialisti privati, pagati spesso molto di più di quelli «ufficiali». Alcuni sono coinvolti nel programma dei droni impegnati nell’azione contro lo Stato Islamico e Al Qaeda. Dunque diventa quasi automatico che si aprano possibilità man mano che il Pentagono taglia o rivede i suoi dispositivi. Se c’è un buco da riempire ci pensano gli esterni. La ditta ha offerto il pacchetto anche all’Italia con la promessa – generica – di acquisire alcuni M-346 ma non se ne è fatto nulla. Più facile per lei il mercato statunitense.
L’Us Air Force ha sempre mantenuto due Squadrons nel ruolo di «aggressor», avversari, a Nellis, la gigantesca base a pochi chilometri dai casinò di Las Vegas. Da qui decollano continuamente i velivoli diretti in un esteso network di poligoni tra il Nevada e la California, dove testano armi e tattiche. Ci sono China Lake, poi la sezione speciale della famosa Area 51, deserti infiniti, alture, gole. A Fort Irwin, a metà strada sulla rotta che conduce verso il Pacifico, hanno costruito finti villaggi mediorientali dove sono schierate comparse – spesso immigrati iracheni – insieme alla truppe che dovranno essere mandate su fronti operativi. Avendo visitato l’installazione un paio di volte possiamo assicurarvi che sembra davvero di essere in regioni lontane, con moschee, vicoli e guerriglieri pronti a tendere un’imboscata o il kamikaze che si fa esplodere. I maghi degli effetti speciali di Hollywood sono stati ingaggiati per rendere tutto più «reale». Comprese esplosioni, fumo, feriti, autobombe, lancio di razzi mentre sulla testa volteggiano gli elicotteri modificati per sembrare quelli afghani.
La regione, poco popolata, è il teatro ideale per simulare incursioni, sperimentare tecniche. Una palestra dove spesso arrivano anche gli alleati europei e del Golfo Persico. Se sul terreno ci sono gli «attori» che interpretano i guerriglieri, in cielo serve qualcosa di analogo, dei caccia che facciano i «cattivi», con i colori dell’aviazione russa o una mimetizzazione desertica. Per ragioni di budget o l’esigenza di spostare personale in prima linea, il comando Usa ha deciso di sciogliere il 65esimo stormo, uno dei reparti «nemici». Il lavoro è passato allora alla Draken. Un primo contratto si è chiuso con il 2015, un altro seguirà in primavera e durerà fino all’estate in tempo per un nuovo round di missioni.
Ogni accordo diventa promozione per strapparne altri. Anche perché, con il moltiplicarsi delle crisi, le aviazioni hanno bisogno di allenarsi. Preferirebbero farlo direttamente con i propri equipaggi, ma così vanno i tempi.