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 2016  gennaio 25 Lunedì calendario

La città che ispira le smart-city del futuro si trova in India e l’ha disegnata Le Corbusier nel 1947

Il presidente francese François Hollande ha ragione d’essere orgoglioso della capitale del Punjab e dell’Haryana, la bella Chandigarh, ovvero il Forte (garh) della dea Chandi. Qui, Hollande ha iniziato ieri una visita di tre giorni in India, dov’è volato a suggellare patti commerciali, cercar di vendere 36 jet da guerra Rafale e far sfilare oggi le sue truppe assieme a quelle indiane nel Giorno della Repubblica. E per ricordare che fu un famosissimo architetto franco-svizzero a creare la città più ricca, più felice e più sviluppata del subcontinente.
Viali alberati e piazze
Chandigarh, con i suoi viali alberati, strade ampie e scorrevoli, piazze accoglienti e aperte, è infatti la città utopica pensata e disegnata interamente da Charles-Édouard Jeanneret-Gris, più noto alla storia come Le Corbusier. E non è un caso se Hollande è venuto proprio qui, 250 km a Nord di Delhi, per parlare con il primo ministro Narendra Modi anche di «città intelligenti», le 100 smart-cities che il leader indiano vuole realizzare nei prossimi 5 anni. «Le costruiremo assieme», ha promesso Hollande, anche se giapponesi, americani e britannici sono già della partita da tempo.
La capitale del proto-brutalismo architettonico è un modello che ispira il concetto di «città intelligente». E la stessa Chandigarh s’attrezzerà per diventare una smart city: una città dove nuove tecnologie e razionalità dovrebbero limitare sprechi e inquinamento per far vivere gli abitanti più felicemente.
Questo era in parte il sogno di Le Corbusier per il progetto voluto dal primo premier indiano Jawaharlal Nehru nel 1947, che doveva «simboleggiare la fede nel futuro della nostra nazione». La squadra dell’architetto europeo, coadiuvata dai suoi cugini che completarono il progetto, s’adoperò su ogni dettaglio: dalle sculture fuori del famoso tribunale in cemento grezzo a vista, fino alle maniglie negli uffici all’interno.
Con le sue linee precise, il senso dell’ordine e l’uso semplice della geometria, Le Corbusier costruì una pianta urbanistica che somiglia al corpo umano: edifici amministrativi nella testa, strutture della produzione e commercio nello stomaco, residenze e centri sportivi alla periferia, tra le braccia costruite come isole autonome dove tutto è raggiungibile a piedi.
I princìpi corbusieriani di luce naturale, spazio e verde furono rispettati, così come l’altezza dei fabbricati non oltre i due piani. Anche se la recente migrazione, che Le Corbusier non aveva preventivato, ha portato gli abitanti da 500 mila a un 1 milione e 100 mila, facendo spuntare le palazzine a sei piani.
C’è chi la vede come una città senza quell’anima tipicamente indiana, dove la vita confusionaria dei bazaar, gli odori e i rumori tengono compagnia e intrattengono, oltre che logorare e stressare. Un po’ come la Brasilia di Oscar Niemeyer, anche questa città risente di una certa freddezza. «Manca di identità», ammette il rettore della Facoltà di Architettura di Chandigarh, Pradeep Kumar Bhagat. Magari, ha detto, solo tra i negozietti del Settore 22 o le strade del settore 15 (questi gli sterili nomi dei 50 quartieri) si può trovare una traccia di quest’anima. «Ma è comunque il modello giusto per lo sviluppo. Solo che non è basato per niente su tradizione e storia indiane. Nasce da un concetto astratto. E si sente».
La candidatura all’Unesco
La città in sé, a parte il valore architettonico che la candida a diventare patrimonio dell’Unesco con forte sponsorizzazione francese, risente della «cultura dei babu», i nonni e pensionati. Buona parte degli abitanti sono infatti funzionari o pensionati statali. Non c’è vita notturna e la dimensione mitica non s’è tradotta certo in una spinta vibrante in questo «Paradiso dei Pensionati».
È un po’ il rischio che affrontano le 100 smart-cities del sogno di Modi. Come ad esempio il progetto di Lavasa, città ispirata a Portofino, a quattro ore da Mumbai. Lì sembrerebbe già tutto pronto, canali e palazzi colorati, viali alberati e promenade. Manca solo la gente. Pare che preferisca il consueto e vitale caos, all’isolamento tra le montagne di una città che non è cresciuta assieme alle generazioni dei suoi abitanti, ma è nata all’improvviso dalla mente di imprenditori e architetti.