Corriere della Sera, 25 gennaio 2016
Imbarazzo in casa Corbyn: il fratello scienziato nega il riscaldamento globale
Altro che Tony Blair e tutta quanta la squadra dei laburisti moderati. Altro che David Cameron con la schiera dei suoi conservatori. Il tormento forse più grande che Jeremy Corbyn porta con sé è quello di avere il «negazionista» in casa.
Piers, fratello maggiore di Jeremy, è uno scienziato del clima molto rispettato e anche molto controverso. Per lui il riscaldamento globale non è dovuto ai guasti provocati dal genere umano e dalla industrializzazione priva di regole ma trova spiegazione nelle attività cicliche sulla superficie solare. Non siamo noi, con i veleni che spariamo nell’aria, a scombinare il corso delle stagioni, non è l’inquinamento che produciamo a ribaltare il clima sul pianeta. Ma è la stella madre che con i suoi «borbottii», con le sue intemperanze chimiche e fisiche ci sta tirando un brutto scherzo.
Se il cognome di Piers non fosse Corbyn ci imbatteremmo in una contesa scientifica e meteorologica interessante, comunque per addetti ai lavori. Il problema è che Piers, uomo di sinistra (ci mancherebbe), una volta addirittura di estrema sinistra quando frequentava gli ambienti e i movimenti trotskisti, è un Corbyn e i Corbyn fino ad oggi hanno sposato la linea ufficiale dei laburisti. Anzi, Corbyn è la linea ufficiale dei laburisti. Che è esattamente opposta a quella del ribelle di famiglia.
Piers, in materia di riscaldamento globale, di dubbi ne aveva da tempo. Era uno scettico. Però il suo scetticismo è ora diventato negazionismo militante, data la convinzione espressa, e da lui ripetuta, di volere convincere Jeremy a riformulare le politiche del partito. Lo ha confessato alla Bbc, all’Independent e al Guardian, ultimo a occuparsi di questo fisico uscito col massimo dei voti dall’Imperial College di Londra. «Jeremy dovrebbe darmi retta e credo che sia favorevole a dibattere la questione, solo che la linea è un’altra e ora non può metterla in discussione». Di grattacapi ne ha già abbastanza. Ci mancherebbe che Jeremy se ne uscisse con una tale «rivoluzione».
Piers Corbyn è un tipo abituato ad andare controcorrente. E qualche grattacapo al fratello leader lo sta dando. Ad esempio appoggia ed è portavoce degli squatter di Camden che occupano gli uffici dei laburisti locali. Ultimo capitolo della sua eccentricità. Ma è uno scienziato coi fiocchi, un meteorologo che ha coltivato la passione sin da piccolo, poi l’ha trasformata in attività accademica e in professione avendo guidato per 20 anni WeatherAction, una società che vende rapporti sulle previsioni climatiche ai privati, specie alle aziende del settore agricolo.
Non lo si prenda per un matto. Ha studiato, ha osservato, ha scritto e, dal suo ufficio sulla riva del Tamigi nel Sud londinese, alla fine si è espresso: «Non è la CO2». Il pianeta non si surriscalda per via degli eccessi di anidride carbonica nell’atmosfera. È colpa del sole. Giusta o sbagliata che sia la sua teoria smentisce l’ambientalismo laburista. Piers, obbedendo alla sua scarsa propensione alla convenzionalità, è convinto che il «politicamente corretto» modo di interpretare il riscaldamento globale sia il prodotto di un lavaggio del cervello della pubblica opinione da parte sia di scienziati corrotti sia di media disonesti al soldo delle grandi corporation ansiose di creare nuovo business. La verità, dice, è che fra qualche anno ci troveremo a fare i conti con una nuova terribile era glaciale.
Se simili argomentazioni siano da registrare col sorriso o se siano da tenere in seria considerazione spetta ad altri decidere. Però il sessantottenne Piers, il ribelle dei Corbyn, un seguace lo ha conquistato: Boris Johnson, il sindaco conservatore di Londra. Che si inchina sul Daily Telegraph: è un guru della climatologia, ascoltiamolo. Mentre Jeremy, imbarazzato e infastidito, glissa.