la Repubblica, 25 gennaio 2016
La scritta «Family Day» sul Pirellone è un atto di arroganza. Maroni ne pagherà le conseguenze
La scritta “Family Day” sul Pirellone (uso privato di spazio pubblico? manifestazione non autorizzata?) è un atto di arroganza che costerà a Roberto Maroni ben più della marea di proteste che sta intasando il sito della Regione Lombardia. È un errore politico clamoroso, che oltre ad avere riempito e galvanizzato, per reazione, la piazza opposta, leva a lui personalmente quella (sottile) patina di moderatismo che aveva sorretto la sua astuta carriera, e schiaccia la Lega, tutta intera, in uno spazio politico molto più angusto rispetto alle ambizioni salviniane. Sommando all’intolleranza etnica l’intolleranza etica, la Lega salda definitivamente il suo destino a quello della destra più ottusa, tetragona al cambiamento, disposta a impallinare tutto quanto si muove in giro per il mondo, sia un filare di profughi sia una festa nuziale per sposi dello stesso sesso. Lo strappo con Milano, quella laica ma anche quella ambrosiana, cattolico-riformista, è irrecuperabile, e peserà sicuramente alle elezioni del nuovo sindaco. Viene da sorridere pensando a chi definì la Lega “costola della sinistra”. Parve esageratamente amara anche la profezia di Ottiero Ottieri (borghese e intellettuale, dunque il peggio del peggio nella visione populista) secondo il quale la Lega era “la forma moderna del fascismo”. Ma tra le due letture del fenomeno, purtroppo quella di Ottieri si avvicinava di più alla realtà.