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 2015  giugno 28 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

La faccenda greca sta precipitando. Tsipras è andato in televisione e ha annunciato un referendum per domenica 5 luglio: il popolo sarà chiamato a pronunciarsi sul piano offerto al Paese dai creditori, piano che lo stesso Tsipras ha definito umiliante e ricattatorio. I creditori hanno quindi considerato la mossa del premier ateniese una rottura unilaterale delle trattative. Sono convocati i 18 ministri finanziari dell’Eurogruppo, i quali hanno il compito - ed è ufficiale - di studiare il fallimento greco, in modo che sia morbido e senza conseguenze per la moneta unica.

•  Faccia il quadro della situazione, per favore.
Atene deve restituire al Fondo monetario un miliardo e seicento milioni entro martedì sera, e chiaramente non li ha. Per la dichiarazione di insolvenza, bisognerà aspettare ancora trenta giorni, ma non è un tempo che Tsipras ha veramente a sua disposizione. Permanendo la situazione attuale, le banche greche saranno chiuse la prossima settimana e i prelievi ai bancomat saranno limitati al massimo. Da martedì, la Bce non potrà più fornire liquidità. E infatti alle due della notte tra venerdì e sabato, subito dopo l’annuncio di Tsipras, la gente s’è precipitata in strada, mettendosi in fila ai bancomat per ritirare quante più banconote possibile. Si parla di un flusso in uscita di un paio di miliardi al giorno, con  questa conseguenza paradossale: che le case dei greci si sono riempite dei risparmi di una vita, cuciti dentro i materassi. Ma, nello stesso tempo, nessuno vuole spendere quei soldi, messi da parte per il prossimo periodo duro. È un comportamento generale: lo Stato non paga i fornitori e i cittadini non pagano né le tasse né le bollette. Cioè il denaro che c’è sta fermo, proprio come nel 2007, quando la paralisi riguardava le banche, diffidenti una dell’altra e restie a prestarsi soldi. Allora si potè, con gran fatica, smuoverle. Ma chi potrà indurre i greci a mettere in circolo denaro che essi temono di non rivedere mai più?  

Come finirà?
 Il fallimento, con conseguenza navigazione nell’ignoto (parole di Draghi), non è mai stato così probabile. È anche una questione di sentimenti. Il sentimento tedesco, olandese, finlandese, ma anche spagnolo o bulgaro (i bulgari hanno detto: «Noi non abbiamo pensioni alte come quelle dei greci») è perché i greci, divenuti insopportabili dopo gli infiniti giochi delle tre carte e le infinite provocazioni di questi quattro mesi, si tolgano dalle scatole e accada quel che deve accadere. Si dice che in Germania, all’eventuale annuncio dell’uscita di Atene (Grexit), si brinderà per le strade. In Grecia si vive un sentimento analogo: i creditori si sono fatti ricchi alle nostre spalle, hanno salvato le loro banche con i nostri soldi, hanno lucrato alla grande sugli interessi pagati dai nostri bond.  

L’esito del referendum sarà quindi la vittoria del “no” al piano dei creditori.
Bisogna vedere se il referendum si farà sul serio. La Costituzione greca non lo prevede e il presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, che non è di Syriza, ma di Nea Demokratia, potrebbe anche non firmarlo. L’altro giorno sono improvvisamente apparsi a Bruxelles i tre leader dei partiti d’opposizione, Samaris (Nea Demokratia), Fofi Gennimata (Pasok) e Stavros Theodorakis (To Potami). I creditori stanno pensando di buttare giù Syriza e dar vita al solito governo tecnico? È possibile. Lo hanno già fatto in passato, anche con noi.  

Le posizioni erano molto distanti?
Non così distanti. Tra quello che offrivano i creditori (15 miliardi in 5 mesi, da pagare a rate previa verifica del programma di riforme) e quello che proponevano i greci passava alla fine una differenza di mezzo miliardo. Ma i creditori non erano disposti a parlare della ristrutturazione del debito greco, non fino a quando Atene non avesse preso impegni molto precisi sulla riforma del mercato del lavoro, le pensioni, l’Iva. Tsipras e Varoufakis, invece, volevano avere garanzie proprio sul debito da ristrutturare (condonarne una parte, allungare le rate, tagliare gli interessi). Hanno poi fatto cadere sul tavolo l’ennesima provocazione.  

Quale?
Il governo ha varato un piano umanitario, nel quale si prevede di dare sostegno a 300 mila famiglie senza luce né cibo: la corrente sarà riallacciata gratis, condonando le vecchie bollette non pagate, le famiglie riceveranno sussidi a fondo perduto per andare a fare la spesa al supermercato. Costo dell’operazione: duecento milioni. (leggi)

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